La vita durante il COVID19 è un labirinto: l’estenuante desiderio di perdersi, di farsi inghiottire duella contro l’ingegno di scovare una via di salvezza alternativa alla noia e alla preoccupazione, perché tra le strade percorribili che si ramificano all’infinito, quella per evadere è lì che aspetta di essere raggiunta.
Il corona-virus ha colto di sorpresa i giovani e la popolazione intera: è stato un attimo e all’improvviso ecco le ore congelate, la difficoltà di distinguere un’alba dall’altra.
“Sono già stata lontana dal mio ragazzo prima d’ora per varie motivazioni, ma mai così serie, questa le supera tutte”. Questo racconta Beatrice, studentessa ventiduenne di Salerno, della sua “storia d’amore ai tempi del COVID19”. Era abituata a vedere il suo ragazzo tutte le sere a fine giornata, come sorta di sollievo per distrarsi dagli impegni giornalieri. Adesso, i due si incontrano soltanto tramite i social e, sporadicamente, quando lui scende di casa per portare a spasso il cane.
In uno scenario un po’ shakespeariano, Beatrice lo saluta soltanto dal balcone poiché è intenzionata a rispettare le regole.
La ragazza sostiene che, al momento, non le pesa questa distanza ma teme per il futuro, portatore d’incertezza, poiché non immagina come questo distacco possa influire sul loro rapporto.
“Se mi avessero detto che a causa di una pandemia globale avrebbero annullato la gita scolastica, non ci avrei mai creduto.”
Così esordisce Alessandro, studente diciottenne di Benevento.
Era il suo ultimo anno di liceo, erano i suoi ultimi ricordi prima di accedere all’università e cominciare una nuova vita, lontano dagli affetti della propria fanciullezza.
Alessandro desiderava fortemente partire con i suoi compagni di classe; del resto, la gita dell’ultimo anno non è solo un viaggio, è un rito che scandisce le principali tappe di ricordi che porterai per sempre con te.
“Avrei voluto scattare foto, fare le ultime bravate con i miei amici, vedere alcuni di loro prendere l’aereo per la prima volta. Avrei voluto rimanere sveglio tutte le notti con la paura di essere beccato dai professori, sentire l’adrenalina pulsarmi nelle vene, a tarda ora in punta di piedi, mentre tentavo di raggiungere le camere dei miei coetanei”.
Alessandro “avrebbe voluto”, ma il COVID19 gli ha rubato un pezzo di vita.
La pandemia non cancella solo quello che sarebbe potuto essere, offusca anche l’avvenire e genera confusione e attesa nella realizzazione dei sogni.
E’ il caso di Francesco, diciottenne di Milano, aspirante candidato ai test di medicina di quest’anno.
Francesco avrebbe dovuto sostenere le prove di ammissione presso l’università dei suoi sogni a febbraio. Purtroppo, il virus è scoppiato poco prima e ha posticipato il risultato dei suoi ardui sforzi.
“Il mio sogno è stato rimandato. Oggi, in una situazione di normalità, starei già organizzando la mia vita in relazione al mio futuro. Non è facile superare i test di medicina.
E se fossi impreparato quando quel momento arriverà?”.
Le altalene dell’anima, la scelta dell’università, la gestione della scuola, l’ansia dell’esame di Stato a conclusione del quinquennio degli studi liceali. Queste componenti contribuiscono a sottoporre gli studenti sotto pressione, in un periodo in cui stanno imparando i metodi della didattica virtuale e la collaborazione attraverso le piattaforme online.
“La mattina mi alzo e non trovo nessuno in casa. I miei sono entrambi medici e stanno combattendo in prima linea questa pandemia.”
Questa è la storia di Lorenzo, giovane sedicenne di Ancona che, da un lato, vive costantemente con la paura di perdere i propri genitori e, dall’altro, tenta di farsi coraggio e gestire la solitaria quarantena chi gli è toccata.
“Quanti come loro sono i soldati di questa guerra contro un male invisibile. Vivo con l’angoscia di non rivederli più.”
Come Lorenzo, il dramma della perdita avvolge molti ragazzi.
Luca, ventiseienne di Bergamo, ha da poco perso la nonna senza poterle dire addio.
Non ha potuto nemmeno stringere la mano a quella donna che l’aveva cresciuto perché sì, i reparti erano blindati e chiusi a chiunque.
“Nonna è morta sola, con gli stessi vestiti di quando era entrata e l’esercito ha portato la sua salma in un’altra città. Nel cimitero di Bergamo non c’era posto anche per lei”, racconta Luca disperato.
Perché anche questo è COVID19: un serpentone di camion militari pieni di migliaia di bare, che nessuno ha potuto salutare e che, sfilando in uno dei più tristi cortei funebri della storia, saranno lasciate in uno dei primi cimiteri che avrà spazio per ospitarle.
Si è in uno stato di assedio. Queste testimonianze rappresentano la realtà vera che i giovani italiani stanno vivendo, poiché si avverte uno spirito contaminato dalla paura e dalla sfiducia.
Questo potrebbe rappresentare un elemento tutt’altro che positivo rispetto al futuro della nostra nazione. L’Italia che si vede sui social, quella della gente che canta e suona sui balconi, è bella e riempie di orgoglio ma , non rappresenta l’unico aspetto, è quello più superficiale.
Non bisogna dimenticare l’amara agonia delle persone infette che non trovano posti nelle rianimazioni e non possono salvarsi la vita. Speriamo che ciò contribuisca ad accrescere il buon senso e, soprattutto, determini il rispetto delle regole che eviterebbe nuovi contagi.
Tutti insieme ce la faremo.