27 anni, di Palermo, Gianluca Spaziani ha alle spalle una brillante carriera nel teatro e nel cinema e una straordinaria storia da raccontare. Nato con la sindrome di down, questa anomalia genetica non ne pregiudica l’inserimento in società e nel mondo dello spettacolo si rivela addirittura una marcia in più. Incredibili i traguardi raggiunti e i successi collezionati: maturità classica a pieni voti, laurea in lettere e menzione speciale della Fondazione Pier Paolo Pasolini, un’intensa attività teatrale che spazia dalle tragedie greche ai drammi della letteratura in spettacoli diretti da icone del calibro di Emma Dante e infine l’approdo al grande schermo con i film “Seven Days” di Rolando Colla e “Fortunata” di Sergio Castellitto del 2017, presentato al Festival di Cannes e premiato per la migliore interpretazione attribuita a Jasmine Trinca. Una pellicola, quest’ultima, che corona il sogno di una vita e sigla la maturità artistica di Spaziani, sul set paziente del medico Stefano Accorsi. Una figura non di primo piano che segna tuttavia una svolta nel percorso artistico di Gianluca e lo avvia al ruolo di protagonista in “Un giorno alla volta”, il Cortometraggio di imminente uscita di Nicola Conversa. Il suo segreto? “Mi infilo nelle battute ed entro in scena”.
Interpretazione autentica e immedesimazione nella parte, come spiega Maurizio Spicuzza, il maestro di recitazione che lo ha indirizzato al cinema. “Collaboro con Gianluca da cinque anni. È incredibile la padronanza del gesto e dei movimenti. Per lui recitare è come un gioco, con una disinvoltura che non teme il confronto con il pubblico ma anzi lo libera da ogni inibizione”. E al Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo, durante le prove pomeridiane di due spettacoli teatrali che lo vedono coinvolto, “Attentati alla vita di lei” di Crimp, diretto da Spicuzza, e “L’inquietudine del sentire” di Rosanna Mercurio, ispirato all’opera di Pessoa, Spaziani dà sfoggio delle sue capacità interpretative, calandosi con facilità estrema nei differenti personaggi. “Gianluca può interpretare qualsiasi ruolo. Ha memoria, fisica soprattutto, e un’innata capacità di improvvisazione. Sul palco si rivolge a un tu invisibile che gli consente di orientarsi e costruire le successive mosse”.
“Un coinvolgimento a 360 gradi”, spiega la madre Mariella Amore. “Gianluca è impegnato in ben tre spettacoli teatrali e prova mattina e pomeriggio. Collaborazioni consolidate e nuove, come con Emma Dante, che dopo Extra Moenia gli ha affidato una parte nello spettacolo sulla Shoah che uscirà a fine gennaio”.
Una donna energica e determinata la mamma che non si è mai persa d’animo. “Siamo intervenuti subito. A soli tre mesi Gianluca ha iniziato le prime terapie di psicomotricità e da allora in poi è stato un crescendo. Abbiamo lavorato su recupero dei limiti e strategie compensative ma soprattutto sull’acquisizione dell’autostima. Fondamentali i compagni e gli amici di una vita, che hanno accolto Gianluca come uno di loro. La preoccupazione e le ansie erano più mie. Ma poi quando vedi dei bambini giocare insieme non ti accorgi più della differenza”.
Una lenta conquista dell’autonomia e una graduale scoperta di sé e del proprio talento. “Da piccolo ci imitava e improvvisava scenette. Certo non avremmo mai immaginato che sarebbe diventato un attore”. Eppure il sogno di Gianluca cresce e si concretizza fin dai tempi del liceo. “Al teatro di Siracusa, dove andavo con la mia famiglia”- ricorda Spaziani- “mi sono innamorato delle tragedie greche”. Progetti scolastici, laboratori teatrali, approfondimento in classe, studi universitari, Gianluca vola verso la meta.
“Quando Gianluca si è laureato i media sono come impazziti. Telefonate di congratulazioni da ogni parte di Italia, articoli e interviste. Non stavo attraversando un bel periodo per via di alcuni problemi di salute di mio marito successivamente risolti. Ero come divisa. Una gioia immensa e un profondo dolore”. Mariella non racconta tutto, non si sofferma sui singoli ostacoli e le difficoltà incontrate, sui pregiudizi latenti, le incomprensioni e il freddo sistema burocratico che sorvola sulle logiche umane e rischia di vanificare i tanti e sudati progressi. “Il rinnovo del contratto della docente di sostegno del liceo, con cui avevamo condiviso un significativo percorso di crescita, non era sicuro”.
Oggi Gianluca è un ragazzo come tanti, con la passione del Teatro e del Calcio, nuota, scia, ama la pizza e il sushi, si orienta benissimo, è autonomo, esce e parte da solo e con gli amici, “le 4 G, Giancarlo, Gabriele, Gianluca e io”, come ricorda l’amico del cuore, Giorgio Genovese, più un fratello in verità. “Gianluca è parte della mia vita”. Un’amicizia cominciata in un campo di basket a sei anni e mai interrotta. “In ogni mio ricordo c’è lui. Compagni di scuola, di viaggi e avventure. Ha sempre fatto tutto con e come noi, comprese le uscite in discoteca fino a tarda notte e anche qualche bicchiere. L’anormalità è non averlo intorno, soprattutto adesso che vivo a Milano”.
Un’avvincente storia di inclusione che coinvolge anche le famiglie. “A Levanzo, set del film “Seven Days”, ci voleva qualcuno che, almeno all’inizio, lo accompagnasse. Ci alternavamo. I genitori Mariella e Armando, il fratello Claudio, io e perfino mia nonna di quasi ottant’anni”. Un sogno condiviso, un’emozione fortissima e una gara di solidarietà. “Proteggevamo la pelle delicata di Gianluca dal sole con creme, asciugamani. All’inizio delle riprese Gianluca non era abbronzato e così doveva rimanere”.
Tutto così semplice? “Gianluca ha una personalità delineata e a volte si intestardisce su alcune sue idee e poi è lento, troppo. Se gli diamo un appuntamento giochiamo di anticipo. Ma quando recita si trasforma, scandisce le parole, ascolta, è obbediente, puntualissimo”. E allora, forse, c’è un Gianluca che non viene fuori. “A volte è un po’ introverso, parla a voce bassa e affida alle note del telefono pensieri intimi e desideri nascosti”.
La sua recitazione è un dono. Le parole sofferte che finalmente scorrono fluide, la gestualità mimica precisa e coinvolgente, trascinano lo spettatore in un mondo diverso, interrompendo l’illusione scenica. Gianluca è vero e ricco di belle esperienze, di momenti felici, del tanto bene ricevuto e ricambiato. “Ogni attimo è nuovo per me” e ai tanti giovani che si scoraggiano risponde: “Non dovete! Prima o poi la porta si aprirà. Basta trovare la chiave!”. Una questione di “intelligenza, cuore e impegno”.