Meglio lavorare come una comune mortale che fare la principessa. Meghan Markle ha scoperto che il lavoro della principessa è durissimo perché non permette di avere un’identità propria. Non può comportarsi, vestirsi, mangiare, salutare, insomma vivere come ritiene una sua pari abbia il privilegio di fare. Perfino le sue spese sono soggette ad approvazione della famiglia reale. No, è troppo, ha pensato la poverina. Lei che aveva sognato sin da bambina di diventare una principessa per fare ed avere tutto quello che voleva. Infatti, quando aveva saputo che il principe Harry era in America, aveva chiesto ad una amica di organizzarle l’incontro che le avrebbe cambiato la vita. A differenza di Kate, però non ha mai voluto studiare per principessa, convinta che una volta arrivata all’apice le spettassero solo diritti e nessun dovere.
Oggi il grosso problema delle persone senza educazione e pertanto ignoranti, che hanno raggiunto posizioni di potere, è che detestano dimostrarsi umili, per timore di rivelare da dove vengono, perciò si ammantano di arroganza, comportandosi come credono si debba comportare un ministro, un capo di stato, un re. Sono convinte che, essendo arrivate, sono libere e possono esercitare il potere assoluto e fare quello che gli passa per la testa. Senza considerare che molte teste sono cadute e ancora cadranno proprio a causa della loro arroganza. Questo succede a tutti i livelli sociali, perché tutti noi, in un modo o nell’altro, siamo sottoposti a una gerarchia, che trova le sue basi nella stessa struttura sociale, la quale appunto è verticale. Anche quando pensi di essere libero, di non dover rispondere a nessuno, sei comunque sottoposto alle norme del potere giudiziario che regolano e preservano le comunità degli Stati. Nemmeno la regina Elisabetta può fare come le pare nei confronti del parlamento del Regno Unito né dei suoi sudditi. Anzi, essendo una tra le personalità più in vista del mondo, sa benissimo che deve ottemperare alle regole immanenti al suo stato regale.
La libertà non si identifica nel menefreghismo assoluto che può offendere e financo ledere i diritti altrui. La mia libertà finisce dove inizia il tuo diritto e diventa un dovere. Conoscere i propri limiti, conferisce equilibrio e possibilità di rimanere dove si è arrivati.
Eppure Meghan, acquisito con il matrimonio il titolo di duchessa di Sussex, si è montata la testa. Il giorno delle nozze ha teso la mano alla regina come a una socia, senza voler riconoscere la sua autorità accennando ad un inchino. Inoltre, essendo Elisabetta di due generazioni più anziana e pure il capo della Chiesa d’Inghilterra, avrebbe dovuto farle il baciamano. Non sarebbe stato un gesto anacronistico, ma di rispetto del ruolo e soprattutto di ringraziamento per essere stata ammessa come pari. Lo prescriveva l’etichetta, che è stata formulata per sopperire alla mancanza di sensibilità e buon senso. Invece no, l’arrogantella ha pensato che, se era stata impalmata da Harry, era perché era la più bella ed adorabile donna dell’universo. Anche quando ha partorito Archie sembrava fosse l’unica donna in grado di sfornare un figlio. Harry, soggiogato dalle sue doti femminili, si è bevuto tutto, dimenticando i suoi doveri verso la famiglia e il regno. Meno male che non è l’erede al trono: facilmente la famiglia Windsor perderebbe la monarchia a favore dell’introduzione della repubblica. Meghan, Sarah Ferguson e perfino Diana non hanno capito che dovevano stare al posto assegnatogli, avendo accettato di sposare un membro della Casa reale inglese. Il loro comportamento l’ha fatta traballare, perché si sono comportate come donne del popolo. Purtroppo il decoro dei componenti di una famiglia reale è quello che la mantiene in vita affinché il popolo la prende ad esempio. E se anche a Diana ha perdonato tutto, perché soffriva per amore, negli ultimi anni della sua vita la principessa del Galles non si è comportata con la dignità che richiedeva il ruolo che nel bene e nel male aveva scelto, essendo comunque la madre del futuro re.
Se queste donne volevano la libertà di andare a destra e a manca, vivendo le loro storie d’amore sui rotocalchi, potevano pensarci prima. Non erano limitate da un regime maschilista dal quale evadere: avevano scelto di fare le principesse, purtroppo senza capire che non erano nate Windsor, ma solo divenute mogli di un Windsor. Sono rimaste delle donnette.
Cosa farei se fossi la regina Elisabetta? Semplice: toglierei il titolo di duchi del Sussex a Meghan e Harry, visto che nel Sussex non ci vogliono stare e non vogliono ottemperare ai loro doveri, tra cui partecipare ad eventi pubblici che portano introiti pubblicitari per mantenere la Corona. Se uno non vuole fare l’insegnante, o qualsiasi altro lavoro, viene sollevato dall’incarico. Come non si può fare l’insegnante a metà, insegnando solo quello che piace, così non si può fare la principessa a metà.
La coppia si è dimostrata vile e non degna del ruolo che vuole ricoprire: ha organizzato la fuga in Canada, dove è andata a passare il Natale lasciandovi Archie, e poi è rientrata in Inghilterra per fare il comunicato senza avere il coraggio di parlare prima a nessun membro della famiglia. Meghan venerdì ha preso un volo e Harry vorrebbe raggiungerla. Giustamente il principe Carlo ha minacciato di non versargli più l’appannaggio reale di 2 milioni di sterline l’anno. Tanto non c’è dubbio che Meghan ed Harry troveranno lavoro, come desiderano: si manterranno mostrando la loro bella faccia in qualche comparsata in tv: sarà sufficiente per vivere nella loro “casetta in Canadà”. L’indipendenza non ha prezzo, però richiede un sacco di soldi per mantenere il medesimo tenore di vita. Ma chi non si è mai davvero guadagnato da vivere, non lo sa.