La scomparsa di Rossella Corazzin è ancora avvolta dal mistero. Sono tante le domande che la famiglia si è posta nel corso di questi lunghi e tortuosi anni: che fine ha fatto Rossella? È stata portata via da qualcuno? La cultura degli anni ’70 non spettacolarizzava la morte, il tubo catodico non estremizzava la realtà proprio come accade oggi. C’era rispetto e garbo per la fruizione dell’informazione, si entrava nelle case degli italiani in punta di piedi e si chiedeva il permesso. L’Italia di quegli anni era ben diversa rispetto a quella di oggi: i giornali riportavano in prima pagina la notizia della morte di Alceste Campanile, attivista di Lotta Continua assassinato tra Montecchio e Sant’Ilario il 13 giugno e mostravano la sua foto per ricordarlo. Le radio trasmettevano “Piange il telefono” di Domenico Modugno o “L’importante è finire” di Mina, hit parade che rallegravano i pomeriggi al bar e nelle piazze.
Rossella Corazzin arriva con i genitori a Tai di Cadore, frazione di Piave di Cadore (Belluno), sabato 16 agosto 1975. Era ospite dagli zii e scompare misteriosamente il 21 agosto 1975. Frequentava il Liceo Classico a Pordenone, ma viveva a San Vito al Tagliamento. L’anno in cui scompare viene bocciata. In data 17 agosto, da Tai di Cadore, invia una lettera alla sua amica del cuore: “Ieri è arrivato Gianni, quel ragazzo che viene qui ogni anno. È vero che la prima volta che l’ho visto mi ha appena salutata. Ieri sera ho cercato di avvicinarlo per parlargli un po’, visto che con gli altri amici eravamo abbastanza vicini”. Aggiunge inoltre: “Lui ha fatto il primo anno di legge, i discorsi sono caduti sui soliti problemi: la società, la famiglia e la scuola. Qui c’è anche sua sorella Giuliana che ha la mia età, ma è una gran stronza. Questa mattina sono andata con lei e Gianni a fare un passeggiata nei boschi Giuliana ha fatto tante storie perché non voleva venire con noi a reggere il moccolo, ma tra noi non c’è niente. Con lui sto bene, ma siamo solo amici”. Chi è Gianni? Si tratta di pura fantasia o parlava di Gianni Guido e sono pure e semplici coincidenze?
Tante le ipotesi in merito all’identità di ‘Gianni’, la più accreditata è stata quella che la ragazza possa aver inventato tutto per sentirsi grande con l’amica. Poco distante da Tai di Cadore vivevano due fratelli di nome Gianni e Giuliana, ma non sarebbero Gianni Guido e la sorella. L’amica, però, riferisce agli inquirenti che Rossella le aveva parlato di Gianni anche due anni prima di quella lettera. Rossella amava molto passeggiare tra i boschi e ogni pomeriggio, dopo pranzo e il riposino pomeridiano, era solita percorrere con il padre il tragitto che divide il paese oltre la strada statale. Quella mattina Rossella esce da sola, venendo meno alle sue abitudini. Viene avvistata dal padre sulla strada principale, che le chiede come mai girasse da sola per il paese ma la giovane risponde che sentiva il bisogno di evadere. Rossella doveva incontrare qualcuno? È uscita per andare al noto locale “Al Forte”?
Dopo aver terminato il pranzo, chiede al padre di anticipare la passeggiata tra i boschi per evitare l’acquazzone delle 17, ma il padre declina l’invito invitandola ad andare. Lei chiede al padre di aspettarla che sarebbe passata a prenderlo. Le ore passano ma Rossella non rientra. I genitori si rivolgono agli inquirenti che avviano subito le ricerche, anche con l’ausilio di unità cinofile che individuano le ultime tracce della giovane vicino ad una panchina. Poco dopo la scomparsa, una testimone riferirà agli inquirenti di aver visto una ragazza che camminava con un libro in mano, in direzione di una panchina: era Rossella? Mesi dopo la scomparsa, una signore riferisce agli inquirenti di aver visto Rossella nel pomeriggio del 21 agosto, a bordo di una Jeep, seduta tra due uomini. La testimone è certa che la giovane fosse Rossella e la riconosce dal golf verde che portava sulle spalle, puntualizza inoltre che aveva il capo piegato, quasi come fosse addormentata. Era stata drogata e sequestrata da qualcuno? Da chi? Una testimone, che nel 1975 era impiegata in un’officina autorizzata, a Cortina, nel corso di un’intervista rilasciata a ‘Chi l’ha visto?’ dichiara di aver visto una 127 targa Roma –bedge o bianca- con tre ragazzi. La donna afferma con assoluta certezza che uno dei tre giovani era Gianni Guido, che in quegli anni aveva in una 127: autovettura che un mese dopo sarebbe stata utilizzata per occultare i corpi di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez dopo il Massacro del Circeo. Ma cosa c’entra il gruppo del Circeo con la scomparsa del Circeo? Angelo Izzo ha raccontato che nella casa di Gianni Guido, a Cortina (che dista 30km da Tai di Cadore), c’era proprio quest’ultimo insieme ad altre persone e avrebbero prelevato Rossella Corazzin, perché vergine, quindi adatta per un rituale a cui sarebbe stata sottoposta e poi uccisa. Perché mai Gianni Guido sarebbe andato a Tai di Cadore che non era certamente ricca e sfarzosa come Cortina? “Al Forte” era un noto locale di richiamo, frequentato da turisti provenienti da ogni parte d’Italia. Angelo Izzo, nel 2015, rende una confessione all’ex Procuratore di Belluno, Francesco Saverio Pavone, stilando in 67 pagine i fatti che lo avrebbero coinvolto insieme ad altre persone. Un sequestro che si sarebbe tramutato in stupro e poi in omicidio. Secondo Angelo Izzo, al rapimento e all’omicidio avrebbero partecipato due gruppi di persone, tra cui il gruppo del Circeo.
Con le rivelazioni di Izzo, la vicenda assume i connotati di un film giallo, ramificato e stratificato nelle due arterie che hanno profondamente macchiato di sangue lo stivale: il massacro del Circeo e il Mostro di Firenze. Ciò che accomunerebbe queste vicende apparentemente così distanti tra loro è il rapporto che ci sarebbe stato tra alcuni personaggi. Secondo quanto dichiarato da Izzo, l’omicidio di Rossella Corazzin sarebbe avvenuto nella villa di Francesco Narducci, medico perugino morto nel 1985, inizialmente coinvolto nella vicenda del Mostro di Firenze e successivamente escluso in via definitiva dalla magistratura. Gianni Guido e Francesco Narducci si conoscevano? Secondo i racconti di Izzo, sì. Izzo, nelle sue confessioni, parla di rituali col sangue, di incontri e perversioni senza freni. Il killer del Circeo ha raccontato ai magistrati: “il Circeo se lo rilegge alla luce di quanto le ho detto si accorgerà che è esattamente la stessa storia” e aggiunge “incontrai questo Francesco Narducci e Stefano D.L., che erano più addentro a queste storie massoniche e mi dissero: ‘Se riusciamo prendiamo una vergine, sarebbe l’ideale per la cerimonia e facciamo un’ iniziazione di massa”.
Izzo riferisce che la ragazza fu portata inizialmente in un casale vicino Riccione dallo stesso gruppo del Circeo. Secondo la sua ricostruzione, quando va a trovarla era imbottita di sonniferi e non riusciva a parlare. La prigionia sarebbe durata 25 giorni, successivamente si sarebbe svolta una cerimonia in stile massonico-templare. Verità o fantasia? “Avviene all’interno di un salone di questa villa, su un grosso tavolo di legno. Serafino D.L. è il gran maestro e davanti a lui ha una specie di spada in mano. Ognuno va là e recita il giuramento dei Templari”. Si parla di riti fatti con il sangue, atti sessuali e infine l’omicidio. Izzo aggiunge: “non ho visto l’omicidio, ma sapevo che doveva essere soppressa”. Quali sono gli elementi che comproverebbero quanto dichiarato da Izzo? Quali gli elementi che dimostrano il contrario? L’8 giugno viene pubblicata la notizia secondo cui le dichiarazioni di Izzo sarebbero sovrapponibili con le informazioni riportate nelle puntate di “Chi l’ha visto?”. Si sarebbe quindi inventato tutto dopo aver consultato il sito. Ma analizziamo con ordine le sue dichiarazioni e quanto riscontrato con elementi oggettivi: è stato appurato che Gianni Guido ha una casa a Cortina, a pochi chilometri da Tai di Cadore. Izzo scrive in “The Mob” che nell’estate del 75, Guido era andato a Cortina. Ma non è tutto,una testimone ha confermato ai microfoni di “Chi l’ha visto?” di aver visto Guido proprio quell’estate, insieme ad altre persone. “The Mod” è un romanzo mai pubblicato in cui Izzo ripercorre la vita criminale di un gruppo di pariolini. Il protagonista del torbido manoscritto è lo stesso Izzo che, in modo romanzato, racconta eventi salienti della sua vita criminale come la strage del Circeo. Esterna punti di vista abbastanza crudi sullo stupro, sull’omicidio, sulle droghe e sulle esperienze che lo hanno direttamente coinvolto. Izzo parla anche di Rossella .È stato fatto un accertamento su una conoscenza oggettiva tra il gruppo romano e quello perugino? Izzo ha dimostrato all’ex Procuratore di Belluno di conoscere la villa di Narducci, indicandone lo spiazzale dell’ingresso e riconoscendo il luogo specifico. Come ha fatto ad individuarla? E’ stato in quella Villa? Aveva frequentato Narducci oppure ricordava quei luoghi dopo averlo visto nei servizi televisivi? La sovrapponibilità delle informazioni presenti nel sito di “Chi l’ha visto?”, rispetto a quanto dichiarato dallo stesso Izzo, non comproverebbero la non veridicità delle dichiarazioni.
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