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Sessualizazzione precoce dei bambini, attenti a non esporli ai pericoli del web

Oggi la sessualizzazione esplicita dei bambini è dilagante. Ai genitori il coraggio di non cedere alle pressioni sociali

Grace Russo BullarobyGrace Russo Bullaro
Sessualizazzione precoce dei bambini, attenti a non esporli ai pericoli del web

JonBenét Ramsey, reginetta di bellezza americana nota per le circostanze legate alla sua morte.

Time: 6 mins read

Nel 1996, il ritrovamento del corpo senza vita di JonBenet Ramsey tenne il pubblico americano col fiato sospeso per giorni.  L’America guardò affascinata le foto di una bambina di 5 anni  agghindata come una soubrette d’avanspettacolo, truccata di tutto punto, con i capelli “super cotonati” mentre si pavoneggiava, ballando, cantando e sfilando sulla passerella di un concorso di bellezza per bambini.

Sfortunatamente il tragico omicidio di questa giovane vittima ha portato alla ribalta l’argomento della sessualizzazione precoce dei bambini e ha innescato una controversa discussione che è diventata sempre più di rilevante attualità con la diffusione dell’internet, dei voyeur (guardoni), degli appostatori (di coloro che fanno la posta alle donne), dei molestatori e dei pedofili.  Soggetti con disturbi, deviazioni mentali e sessuali che rappresentano un pericolo per i nostri figli.  Ma, allora, con questa dilagante tendenza, non stiamo concedendo involontariamente un lasciapassare a questi individui attraverso la sessualizzazione precoce dei bambini? The American Psychological Association ha dichiarato che “le ragazzine vengono bombardate continuamente dal messaggio di quanto sia importante apparire ‘sexy ed eccitanti’.  Lo vedono in TV e su internet, lo ascoltano nei testi delle canzoni, nei videogiochi e ricevono lo stesso messaggio anche dal tipo di abbigliamento venduto nei negozi.  E’ un messaggio forte e onnipresente). Insomma, in America (e aggiungerei,  in tutto il mondo occidentale) la sessualizzazione esplicita dei bambini è dilagante e difficile da sfuggire.  E’ ovunque,  propinataci 24 ore su 24, ed è senza dubbio alimentata anche dall’esempio che ci danno i nostri beniamini di TV e cinema che tanto ammiriamo.  Persino personaggi meno noti, ma conosciuti dal pubblico che aspirano a partecipare ai Reality Show, hanno un’influenza sproporzionata su di noi e sui nostri piccoli.   

Katie Price, ex modella britannica e donna d’affari di successo, ha pubblicato sui social una foto della figlia, Princess, di 8 anni che la ritrae pesantemente truccata e atteggiata in una posa provocante.  Quando è stata criticata per la sua decisione di aver permesso ad una bambina di 8 anni di emulare le Kardashians e di mostrarsi come “una copia di Barbie”, la signora Price ha reagito aggressivamente alle critiche e, non solo, la stessa Princess ha risposto personalmente alle accuse postando un video su Instagram nel quale dice: “E comunque sono io e solo io, che voglio truccarmi e non mia madre, non sono cavoli vostri, quindi zitti tutti!”

Gli esempi non finiscono qui: un’altra mamma ha ammesso di permettere alla figlia di 3 anni di “giocare con i trucchi”,  difende la sua posizione giustificandola con il fatto di voler rispettare le fasi di crescita della figlia e di lasciarle “testare le acque”,  a suo piacimento, per darle la possibilità di scoprire quelle che potrebbero diventare le passioni che l’accompagneranno poi tutta la vita. Certo che a tutte le bambine, e magari anche ad alcuni bambini, piace giocare con il trucco, e questo stimola in modo positivo la fantasia, ma l’idea assurda che una bambina a 3 anni possa “testare le acque” in qualsiasi modo che lei voglia mi sembra un concetto equivoco. E se poi si permette ai bambini così conciati di postare foto provocanti, allora la situazione diventa ancora più critica.

E i padri? Spesso e  al contrario, non approvano che le madri permettano alle figlie di crescere così velocemente. Un padre in particolare, in un lungo articolo, si lamenta del fatto che alla  figlia le venga permesso, anzi venga incoraggiata a comportarsi come “una piccola Lolita”, chiedendosi meravigliato dove sia il bello in tutto questo.  Continua, confessando nell’articolo come, vivendo in una famiglia costituita prevalentemente da donne, si lasci schiacciare dalle loro opinioni quando sorge una discussione sull’argomento: “le mie figlie si uniscono alla madre contro di me”.  Eppure reputa l’argomento di cruciale importanza tanto che, per una volta, ha puntato i piedi per spuntarla. 

Nell’attuale lotta contro gli abusi degli uomini verso le donne siamo abituati a dare la colpa agli uomini, ma non è possibile che, nel caso delle bambine precoci, non si nasconda il desiderio recondito delle mamme di rivivere e  di rendere più “glamorous” la loro infanzia attraverso quella delle figlie, spingendole oltre i limiti pericolosi? Le polemiche che emersero dall’omicidio di  JonBenet  girarono intorno alla responsabilità dei genitori, soprattutto della madre, che secondo gran parte del pubblico, aveva esposto la figlia alle attenzioni di un particolare pubblico pericoloso. Ironicamente le critiche espresse sull’argomento hanno attirato più attenzione sul mondo sfavillante dei concorsi di bellezza per bambini.  Addirittura, alcuni esperti credono che tale pubblicità abbia contribuito ad imitare e a produrre altri programmi televisivi simili: “Little Miss America” ne è un esempio. Programmi come questi non solo sfruttano i piccoli partecipanti, ma hanno cambiato il pensiero popolare, “normalizzando” un fenomeno sociale che era considerato aberrante.

I sondaggi hanno dimostrato che i soggetti intervistati sono contrari alla sessualizzazione precoce; eppure non possiamo negare che nei saloni di bellezza americani, inclusi quelli nella zona in cui vivo e sicuramente anche nella vostra, è facile trovare bambine di 3 o 4 anni che ricevono trattamenti di bellezza come le mamme; e stiamo parlando non solo di manicure e pedicure completi, ma facendosi rifare le sopracciglia e la ceretta, processi chimici tale colpi di sole ai capelli e stirature “brasiliane”, e persino trattamenti al viso. 

Allora, che fare? Volendo conoscere un’altro punto di vista, ho intervistato delle giovani donne di mia conoscenza. Una di queste, la più fervente e accanita, senza mezzi termini mi ha confermato che  non c’è niente da fare.  Secondo lei non c’è niente di male nella sessualizzazione dei bambini perché la “sessualità”, come la bellezza, e negli occhi di chi guarda. Ironicamente questo atteggiamento mette in risalto il problema principale: a prescindere dal fatto che ci siano persone con disturbi mentali, ci sono tante altre che comunque considerano una bambina di 5 anni come una preda sessuale quando viene presentata in quel modo. 

Se vivessimo in un mondo perfetto avremmo la possibilità di esprimerci liberamente senza alcun rischio.  Purtroppo non viviamo in un mondo perfetto e le conseguenze delle nostre azioni si ripercuotono per tutta la vita,  a volte anche con risvolti tragici.  E’ utopistico pensare che come donna si possa fare ciò che si vuole con il proprio corpo anche solo per principio, come pensano tante mie giovani amiche. Ma è ancora peggio pensare che si possa permettere ai bambini di oltrepassare i limiti della sessualità precoce.  The American Psychological Association ci offre dei consigli a riguardo: “Insegnate alle bambine ad accettarsi per come sono e non per come dovrebbero apparire.  Ai maschietti insegnate a considerare e valorizzare le ragazze come amiche, sorelle, e fidanzate piuttosto che come oggetti sessuali…” Personalmente questo consiglio insulso e vago non mi soddisfa.  Preferirei  pensare che i genitori accettino la responsabilità di proteggere i loro bambini di 4 o 5 anni contro i messaggi ambigui e preponderanti, e che abbiano il coraggio di non cedere alle pressioni dei compagni, dei media, delle celebrità o della pubblicità che spingono i nostri figli verso una crescita adulta precoce. In questo modo si potrebbe forse evitare di rendere i bambini le vittime involontarie di  pedofili e pervertiti.

Traduzione di Maria Fratianni-Santoro

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Grace Russo Bullaro

Grace Russo Bullaro

Grace Russo Bullaro holds a Ph.D. in Comparative Literature. After teaching for more than 25 years in the English Department at City University of New York (Lehman College) is now Emerita. Her academic interests include political, cultural and intellectual movements, specifically, the interface of politics and the arts. She has written many books and articles on subjects related to those areas.

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