Sono tante le Sicilie diceva Gesualdo Bufalino, “non finiremo mai di contarle” .
Tante Sicilie e tanti siciliani. A raccontare il carattere, gli umori, gli abitanti di quest’isola nel cuore del Mediterraneo ci ha provato il regista Francesco Lama, nel suo documentario, I Siciliani, presentato lo scorso anno al festival del cinema di Taormina.
Tutto inizia in un piccolo paesino nel cuore della Sicilia, dove Ignazio Bonaventura (Antonio Emanuele), stanco della sua condizione di vita, decide di scrivere un libro sul popolo siciliano. Inizia così una grande avventura che lo porta ad intervistare il popolo siciliano attraverso i tanti volti noti (da Maria Grazia Cucinotta, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, Pietrangelo Buttafuoco e Ninni Bruschetta). Durante il suo viaggio incontra diversi personaggi, dal mafioso (Tony Sperandeo) all’ onorevole (Filippo Glorioso) e tanti altri che rappresentano in qualche modo I Siciliani. Ignazio è convinto di poter trovare delle risposte ai tanti misteri del pensiero di questo complicato popolo per poter capire anche se stesso.

Un lungo viaggio che diventa individuale e corale. Che racconta della Sicilia, dei suoi paesaggi e delle sue diverse anime. E lo fa con uno spirito di disincanto, lo stesso di chi va alla ricerca di se stesso esplorando il mondo. Paesaggi, domande, risposte, mistero, ironia, disincanto. Un affresco dell’Isola e del suo popolo che vuole anche essere un’omaggio a questa terra cosi complessa e affascinante. Un modo per cercare di scoprirla provando a raccontarla.
“Ho da sempre avuto la voglia di raccontare I siciliani per come sono, per come appaiono a me -dice il regista-Il film documentario nasce dall’idea di raccontare un popolo in modo diverso lontano dai soliti racconti, luoghi diversi, quelli veri, perché la Sicilia non è solo quella famosa quella conosciuta, esiste una Sicilia diversa quella vera di tutti i giorni. Naturalmente non sono riuscito a girare e scoprire tutta l’isola, perché è immensa di luoghi, di persone, di fatti e di misteri. Questo è il film documentario pieno di tutto e di tutti, cioè rappresenta I Siciliani e la Sicilia in modo veritiero, reale e senza nulla di inventato o artefatto”.
Come nasce questo film?
“Dalla voglia di raccontare il mio popolo per come lo vedo e lo vivo io”.
Hai detto che ad ispirarti sono state le letture di Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia e Luigi Pirandello.
“Sono loro il mio punto di riferimento. Leggendo le Cento Sicilie di Bufalino non ho potuto che riflettere sulla complessità dei siciliani, su quanto siamo diversi gli uni dagli altri, pur vivendo nella stessa isola. Io non sono riuscito a raccontare tutte le diverse anime siciliane ma ci ho provato”.
Perché hai scelto di raccontarlo attraverso volti e protagonisti noti?
“Ho raccontato I siciliani attraverso la gente comune, cioè quelle persone che la vivono tutti i giorni tra gioie e dolori, i volti noti rappresentano i siciliani che lasciando la Sicilia sono diventati famosi, in questo caso nel cinema, ero curioso di sapere come vedono loro la Sicilia da personaggi famosi e cosa provano quando ci tornano”.

Come li hai scelti ?
“Non c’è stata una scelta ben precisa dettata da una sceneggiatura ma ognuno di loro rappresenta il cinema e la Sicilia con sfaccettature diverse”.
Raccontare un siciliano non è facile, pensi che tu ci sia riuscito?
“Non è facile naturalmente raccontare un siciliano. Non sono partito dall’ idea di saperlo raccontare o di riuscire a capire il carattere di un popolo, ho provato a raccontarlo per com’è senza nascondere nulla e senza modificare i fatti o i personaggi per farli piacere al pubblico. Ho lasciato andare la macchina da presa libera raccontando ciò che vedeva”.
La difficoltà nel raccontare un popolo, un’ isola come la Sicilia?
“Non ho avuto difficoltà, ho solo avuto un momento di sconforto quando ho scritto e girato la scena della politica siciliana. Prima di scriverla ho studiato molto e mi sono reso conto che alla fine da 50 anni la storia politica della Sicilia si ripete sempre la stessa. Da sempre tutti i “politicanti” chiedono l’autonomia e l’indipendenza che non arriva mai, è solo un cavallo di battaglia”.
Cosa hai scoperto dei siciliani che prima non sapevi e cosa hai scoperto di te?
“Non ho scoperto nulla di nuovo, ma ho approfondito delle situazioni e alcuni modi di fare dei Siciliani, ho rafforzato le mie idee. Noi siamo un popolo completo da certi punti di vista, siamo diversi dagli altri popoli perché ci siamo convinti di esserlo. Il siciliano nei tanti difetti ha dei pregi importantissimi, sa rialzarsi se cade e prende tutto con una certa filosofia, quasi ironica, difficilmente un siciliano si deprime, al massimo “ s’incazza”. Per quanto riguarda me ho scoperto che sono un vero siciliano”.
Che siciliano?
“Di scoglio ma mite. Un siciliano che ama alla follia la propria terra e che non riesce mai a staccarsi. Lo dimostra la mia vita professionale e privata. Nel primo caso, la Sicilia è sempre presente nei miei lavori, nel secondo caso, da vent’anni faccio la spola tra Roma e Naso, il paese dove vivo, che si affaccia sulle Isole Eolie in provincia di Messina. Il distacco dalla Sicilia è fondamentale ma non riesco a stare senza la mia isola”.
Se dovessi spiegare agli americani i siciliani in alcuni aggettivi, quali useresti?
“Gli americani hanno della Sicilia due visioni, una è quella mafiosa, conosciuta naturalmente attraverso il cinema e fatti di cronaca, l’altra è quella della Sicilia bella, fascinosa, selvaggia, ospitale e di cuore. I siciliani per me sono sospettosi, rilassati nelle decisioni, creativi, gioiosi, a volte in uno stato di perenne attesa, e sempre speranzosi”.
Sicilia e America, un ponte indispensabile. Dove andrà questo film e come parlerai della tua terra oltreoceano?
“Per ogni siciliano sia di oggi che di ieri l’America rappresenta sempre “il sogno”. Il legame tra America e Sicilia è stato sempre forte e di reciproco rispetto. Tanti Siciliani hanno fatto fortuna “’A merica” ma anche l’America ha avuto la fortuna di incontrare dei Siciliani che hanno contribuito a far crescere la nazione, perché deve sapere che il siciliano che esce dalla sua terra riesce a dare il meglio di sé i tutti i campi, come diciamo noi “cu nesci arrinesci”. Oltreoceano, in America, parlerò della Sicilia sinceramente nel bene e nel male, perché la Sicilia è come una donna, se la ami, la ami con pregi e difetti. Spero che il mio film verrà apprezzato negli Stati Uniti e aiuterà a comprendere meglio la complessità di quest’isola e del suo popolo”.
Che siciliani sono venuti fuori da questo film?
“I siciliani per come sono. Un popolo che si lamenta per abitudine e vocazione ma che sente il legame in maniera viscerale. Una condanna, quella di noi siciliani. L’insularità ci spinge a lasciare la terra ma è quella stessa condizione che ci porta a ritornare. E’ un amore tormentato quello che noi nutriamo nei confronti della Sicilia. Uno dei quegli amori folli che sai non puoi vivere quotidianamente ma di cui non puoi farne a meno”.
Guarda il trailer di I siciliani: