La prima volta che da bambino ha messo piede nella tavola da surf ha capito che tra le onde sarebbe stato il suo destino. Voleva fare il calciatore ma ai campi di calcio ha scelto l’adrenalina e la potenza del mare. Francisco Porcella, surfer italiano, è stato il protagonista della tempesta di Nazarè in Portogallo: un muro di acqua alto oltre trenta metri che il surfista italiano ha sfidato con preparazione e coraggio.
Francisco comincia la sua carriera con il windsurf, che pratica per oltre dieci anni a livello professionale. Passione nata grazie al papà Pietro Porcella, radiocronista ai tempi del Brill basket, windsurfista della prim’ora, e da sempre condivisa con il fratello Niccoló, anche lui surfer professionista. Ma sono le grandi onde la sua vera passione e sfida. E la vita nell’Isola. Da Manhattan, dove nasce (la mamma è americana), in Sardegna dove cresce per poi trasferirsi alle Hawaii dove comincia la sua carriera da surfer. Una vita da globetrotter che condivide insieme alla comunità di amanti di questo sport di tutto il mondo.
E mentre si prepara alla XXL Big Wave Awards a fine aprile a Los Angeles, dove è l’unico italiano ad aver ricevuto ben tre nomination, continua a svolgere la sua missione di ambasciatore del mare trasmettendo alle nuove generazioni la sana passione per questo sport e il rispetto per i nostri oceani.
Francisco, sei stato il protagonista della tempesta di inizio marzo a Nazarè, in Portogallo, che ti è valsa la tripla nomination da record per il WSL Big Wave Awards nel Ride of the Year, nel Biggest Wave Award e nella Best Overall Performance. Vuoi raccontarci come è stato per te cavalcare quella che è stata considerata l’onda più alta della stagione, un muro di acqua di oltre 30 metri (v. video in fondo)?
“E’ stato un momento unico, speciale. Tre giorni prima mi trovavo a Maui, alle Hawaii e vedevo che si preparavano delle grosse mareggiate a Nazarè, in Portogallo. Così mi sono diretto a Nazaré dove i Big wave surfers di tutto il mondo si preparavano all’evento. La mattina ci siamo svegliati presto mentre pioveva e siamo entrati in mare con le moto d’acqua. Gli altri aspettavano che si ripulisse il mare che invece è rimasto in preda alla tempesta per oltre due ore. Verso le due del pomeriggio è arrivato un set di onde immense. Io e Axi Muniain, mio compagno di avventura, eravamo ancora dentro sulle moto d’acqua. A un certo punto mollo la corda e inizio a cavalcare ad una velocità estrema questo maestoso muro d’acqua. A quell’altezza le emozioni sono indescrivibili. E’ stata una discesa che non finiva mai ed io mi sentivo benissimo. Dopo ho fatto una capriola e ho preso la seconda onda in testa. Ho dovuto fare una frullata e la schiuma mi ha risucchiato e portato giù di nuovo. In quella situazione, l’unica cosa da fare è non lottare contro le onde ed aspettare che sia l’onda a rilasciarti. Un grido di gioia e un lungo abbraccio con Axi, ha concluso una giornata storica”.
Quando è stata la prima volta che hai preso una tavola da surf e hai deciso che questo sport avrebbe fatto parte della tua vita?
“Grazie a mio padre ho avuto la possibilità di fare sport come windsurf, kitesurf e altri sport sin da bambino. La prima volta su una tavola da surf da bambino è stata in Sardegna. Ho capito subito che quello sport mi dava un’emozione diversa. Per dieci anni però mi sono dedicato al windsurf in modo professionale partecipando anche alla coppa del mondo. La passione per il surf però era sempre più forte. Avevo bisogno del contatto con la tavola, le grandi onde, i tubi. Ho chiesto ai miei di trasferirci alle Hawaii, a Maui dove è cominciata la mia avventura nel mondo del surf”.
Cosa ti trasmette il surf a differenza degli altri sport?
“La libertà. Quando fai surf devi solo controllare la tua tavola con la potenza delle braccia ma tutto il tuo corpo è libero. L’energia e la potenza del mare, la sensazione indescrivibile di essere sulla cresta dell’onda; il contatto con la natura, l’essere in simbiosi con il mare, l’acqua, il vento”.
Nessuna volontà di sfidare la natura o se stessi?
“Assolutamente no. Il surf mi insegna ogni giorno ad amare e rispettare il mare a non sfidare la natura ma a convivere con essa. Essere totalmente in sintonia con il mare è una sensazione unica. Ascoltare il rumore e anche il silenzio. L’attesa delle onde, per me è come una meditazione. In acqua sono felice, stacco con il mondo esterno e mi connetto con l’ambiente marino. Uno sport che ti porta alla felicità, che ti insegna il rispetto e la bellezza della natura”.
Cosa significa fare surf a certi livelli professionali?
“Richiede molto allenamento e studio del mare, delle onde, delle correnti. Siamo degli esploratori moderni del mare, stiamo entrando nei tubi, esplorando le correnti e progredendo nella ricerca. Fare surf significa anche viaggiare molto in posti bellissimi alla ricerca delle mareggiate epiche e spettacolari, conoscere gente interessante che come te condivide l’amore e la passione per questo sport. Quella dei surfers è una comunità molto affiatata ed unita”.
Uno sport che apparentemente individuale invece sa essere molto collettivo..
“Uno sport dove la passione di una comunità , quella dei surfer, fa sì che tutti ci sentiamo parte di un’unica famiglia. I momenti più intensi insieme sono quelli vissuti prima di entrare in acqua , nell’attesa di aspettare le onde . In mare siamo tutti vigili e attenti agli altri. Perchè la sicurezza viene prima di tutto”.
Quali sono i luoghi ideali per fare surf e le onde epiche che rappresentano un traguardo importante?
“Tehaupoo a Tahiti, Cloudbreak nelle isole Fijy per la potenza e la perfezione del tubo, a Maui per l’altezza delle onde e la mareggiata perfetta. La prossima sfida è di andare a Teahupoo quando ci sono onde immense e il mare è grosso”.
Hai mai avuto paura?
“Il mare può suscitare questi due sentimenti: o ti fa paura o ti da molta felicità ed energia. Nei momenti più difficili bisogna mantenere il controllo e non farsi prendere dal panico. Bisogna controllare con la mente il corpo ed affrontare le situazioni con molta lucidità”.
Francisco se non fosse stato un surfer cosa sarebbe diventato?
“Un calciatore. Giocavo a calcio nelle giovanili del Cagliari e anche ora, tutte le volte che sono in Sardegna, gioco sempre con i miei amici. Lo sport è la mia vita”.
L’italia farà il tifo per te a Los Angeles per la cerimonia della World Surf League, gli Oscar del surf. Cosa ti aspetti?
“Il meglio. Essere entrato in tre nomination per me è già un gran bel risultato”.
Cosa farà Francisco tra 30 anni?
“Vincere la coppa del mondo del Big Wave World Tour e prepararmi per le Olimpiadi. Quando non sarò in acqua continuerò a trasmettere alle nuove generazioni la bellezza e la passione per il surf e il mare. Anche ora vado in giro per le scuole a parlare con i ragazzi dell’importanza del mare e della tutela delle nostre acque. Il surf ci insegna una vita sana e sportiva. Continuerò ad essere sempre l’ambasciatore del mare”.
Guarda il video della cavalcata che ha fatto gadagnare a Porcella le tre nomination.