Marcello Pellitteri ha trovato nella musica la chiave per elevare la materia umana a spirito, interpretare la paura e trasformarla in produttività. Palermitano, musicista jazz di livello internazionale, Marcello Pellitteri da 29 anni insegna nella prestigiosa Berklee School ed è conosciuto come batterista, pianista, educatore, compositore, arrangiatore e produttore. Dopo gli studi a Palermo, vola a Boston dove si diploma Cum Laude al prestigioso Berklee College of Music, per poi conseguire un Master’s Degree in Jazz Studies con “Distinction in Performance” al New England Conservatory of Music. Numerose e importanti le sue collaborazioni con i grandi del jazz, come Joe Henderson, Woody Shaw, Jon Hendricks, Winton Marsalis, Dave Samuels, Slide Hampton, Paquito D’Rivera, e con orchestre quali la Boston Pops, la New Jersey Symphony, la Filarmonica di Taipei e i famosissimi Gipsy Kings.
Oltre agli 80 CD all’attivo, Marcello si è fatto conoscere per le sue musiche composte per rappresentazioni teatrali, per aver suonato alla Casa Bianca ai tempi di Clinton, per il Principe Alberto di Monaco a Montecarlo e per la Principessa d’Olanda Margriet. È salito anche sul palcoscenico del Tonight Show con Jay Leno e al Late Night con Conan O’Brian della NBC.
Lo scorso anno, Marcello Pellitteri perde la figlia Veronica di 23 anni, strappata alla vita da un incidente stradale avvenuto a Milano. Enfant prodige della musica, Veronica era nata a New York, ma si era da poco trasferita in Italia dove studiava medicina all’Università la Sapienza di Roma. La musica era nelle sue corde, oltre che nel suo DNA, per questo si era diplomata con successo alla prestigiosa Fiorello LaGuardia High School of Music & Art and Performing Arts, quella di Saranno Famosi per intenderci. Pianista e cantante, Veronica era anche appassionata di animali.
A un anno della sua scomparsa, per non dimenticarla e per rendere imperituri il suo talento e la sua umanità, Marcello sta organizzando, il 4 ottobre, un memorial concert, una serata di fundraising nel famoso locale Birdland. Il ricavato della vendita dei biglietti andrà interamente al Veronica Pellitteri Memorial Fund e finanzierà una borsa di studio annuale a chi, tra i candidati, dimostrerà di avere qualità paragonabili a quelle che erano proprie di Veronica. Sul palco ci saranno canzoni scritte da e per Veronica, brani eseguiti per lei che ricorderanno la sua straordinaria voce e la sua passione. Sarà la musica la protagonista di questo evento che con il suo potere rende immortali le nostre vite. Sarà la colonna sonora della vita di Veronica.
Marcello, cosa ha rappresentato la musica per te, dopo la morte di tua figlia?
La mia salvezza, perché mi ha permesso di focalizzarmi su qualcosa di attivo e non di rimanere passivo. La musica ha trasformato in note i sentimenti che provavo in quei giorni, facendomi tirare fuori tutto quello che avevo. Ne è nato un nuovo CD che sarà pubblicato a fine anno.
Perché hai voluto fortemente questo evento?
Non solo per ricordare Veronica, la sua passione per la musica, per la vita, il suo talento musicale, ma soprattutto per rendere immortale tutto questo. Lo scopo è anche quello di finanziare una borsa di studio per uno studente talentuoso che possa perseguire i suoi studi nella stessa scuola dove si è diplomata Veronica e rendere imperitura la sua memoria e il suo talento.
Chi ci sarà con te sul palco?
Grandi musicisti, molti dei quali amici miei che hanno conosciuto Veronica e apprezzato il suo talento. Ci saranno canzoni scritte per lei, da lei, canzoni che lei amava interpretare. Ci sarà la musica e il suo potere di rendere tutto unico e grande. Sarà una colonna sonora della sua vita.
Marcello tu sei un affermato musicista jazz, da 34 anni negli Stati Uniti. Come vedi il panorama jazzistico italiano?
In Italia ci sono tantissimi talenti straordinari. Il problema è quello di rendere più fruibile, accessibile, questo tipo di musica a molti.
Come è cambiata in questi anni la musica jazz negli Stati Uniti?
È cambiata molto perché è inevitabile il cambiamento. Sicuramente prima era più popolare mentre oggi lo è meno. Anche nello stesso college dove insegno io, la percentuale di chi sceglie di studiare jazz è nettamente inferiore a chi sceglie di studiare rock o pop. Molti locali a New York hanno chiuso, segno dei tempi che cambiano.
La Grande Mela però rimane una tappa fondamentale per chi sceglie di diventare un musicista jazz…
Sì perché a New York, e qui parliamo della differenza tra jazz europeo e americano, c’è una sostanziale differenza della sessione ritmica piano, basso, batteria che caratterizza in maniera inequivocabile quel suono tipico del jazz newyorchese. C’è un certo groove che identifica subito un determinato tipo di jazz con la città di New York. Probabilmente è dovuto al fatto che i suoni, gli incontri, tutto quel background musicale, si unisce alla multiculturalità tipica di questo posto. Nasce così il suono inconfondibile del jazz a New York.
Una canzone, un brano per ricordare Veronica?
Stay di Rhianna, che ho registrato per un progetto che uscirà a fine anno e sarà anche suonato al memorial concert. E If I Ain't Got You di Alicia Keys, che registrerò nel prossimo album.