Il segretario di Stato Cordell Hull, che non poteva sentirne pronunciare neanche il nome, si sarebbe ricreduto negli anni a venire. Nei primi anni Trenta del secolo passato Fiorello La Guardia, detto “The little Flore” fu eletto sindaco della Grande Mela in un’America isolazionista, legata alla Germania dal “Trattato d’amicizia”, da interessi finanziari, nonché da un certo fondamentalismo cristiano e antisemita.
La comunità italoamericana era in gran parte fascista. Agli occhi dei paisà trattati dapprima come i "negri", poi perseguitati come anarchici e mafiosi, Mussolini fu un riscatto. Fino al 1940 gli italiani d’America parteggiavano in gran parte per il Duce, il quotidiano L’Italia giustificò l’invasione della Cecoslovacchia definendolo un “paese senz’anima”, mentre il giornale Il Progresso Italo Americano definì l’invasione della Francia “dovuta ad una giusta causa”.
Roosevelt tremava. Aveva bisogno del sostegno degli italiani e non solo da un punto di vista elettorale. Nella stanza dei bottoni qualcuno gli aveva già detto dell’importanza strategica del Belpaese, sito nel bel mezzo del Mediterraneo; provò ad accusare Mussolini, poi corresse il tiro col conciliante discorso sull’Italia pronunciato dal caminetto della Casa Bianca.
Fiorello La Guardia invece non si fermò davanti a nulla; fin dal 1933 definì Hitler: “Quel maniaco pervertito, quel fanatico tedesco che minaccia la pace di tutto il mondo”; mentre rivolgendosi a Mussolini disse: “I have no use, non saprei che farmene”, chiedendo al contempo all’O.S.S. “l’eliminazione di tutti i fascisti possibili”.
Immediata la reazione dell’Asse: il quotidiano L’Angriff, di Goebbels definì il sindaco di New York “un supergangster che insulta Hitler”, facendo una sprezzante ironia sulle origini giudaiche di La Guardia, figlio di Irene Coen Luzzatto, un’ebrea triestina; fu pubblicata una foto di La Guardia con uno scimpanzé.
I fascisti definirono il Fiore di New York, “un bastardino”; a quel punto Cordell Hull, conservatore e liberista, andò su tutte le furie scusandosi coi tedeschi e chiedendo a viva voce l’intervento del presidente degli Stati Uniti.
Roosevelt non si scompose, lo convocò alla Casa Bianca facendogli il saluto nazista, sorridendogli gli disse: “Heil Fiorello”. La Guardia rispose: “Heil, Mister President”. Quello stesso giorno, alla radio, il sindaco di New York si scatenò contro il Duce definendolo “il cagnolino Mussolini”; le trasmissioni in italiano venivano trasmesse anche nel Belpaese, al punto che la sua popolarità andava di pari passo con quella negli States; fu determinante il suo aiuto ai servizi segreti per reclutare agenti da mandare in Italia. Grazie a lui, subito dopo la Seconda guerra mondiale, arrivarono in Italia navi cariche di grano.

Fiorello La Guardia fotografato su una montagna di slote machine da distruggere
Hitler e Mussolini pagarono a caro prezzo la loro insolenza, ma non furono gli unici a dover fare i conti con questo onesto ed efficiente amministratore. La Guardia, oltre a promuovere la ripresa economica ed estendere i servizi pubblici cittadini, combattè strenuamente il gioco d’azzardo, segnatamente le slot machine, che definì “macchinette del diavolo”, ma anche i flipper che furono dichiarati illegali da una corte del Bronx. Si fece anche fotografare con una montagna di slotemachine e un martello mentre le distruggeva. Il gioco d'azzardo era in mano alla mafia che, infatti, dovette andare a organizzare il business del gioco d'azzardo fuori…
Il primo giorno del suo insediamento disse a mezzo stampa ai corrotti: “La cuccagna è finita”. Molti tra i reporter non capirono la frase in italiano, avrebbero capito in seguito.
Fu il primo politico a denunciare e promuovere una campagna contro il fumo della marijuana. Dopo il 1929 promosse dei micro vitalizi di sopravvivenza per le classi più povere. Un collega dell’opposizione protestò denunciando come i vitalizi finissero anche nelle mani delle prostitute.
La Guardia si alzò in piedi ed urlò: “Pensavo che questo problema fosse stato risolto duemila anni fa, chi è senza peccato lanci la prima pietra”; vi fu un’ovazione, l’oppositore fu annichilito.
Disse che aderì al Partito Repubblicano solo per non aderire al Partito Democratico, che ai tempi, vedi la combinazione, era ritenuto il partito dei corrotti.
Quando Ronald Reagan nominò Rudolph Giuliani Procuratore generale del South District di New York, quest’ultimo non fece mistero di ispirarsi all’inflessibilità di Fiorello La Guardia nel combattere il crimine nella Grande mela; lo avrebbero soprannominato “Il procuratore di ferro”.
Gli fu intitolato il secondo aeroporto cittadino, quando, ancora in vita, era gravemente malato di cancro; gli mostrarono la targa con su scritto “Fiorello La Guardia Airport”, centodieci giorni dopo morì, ma il suo nome per decenni e fino ai nostri giorni sarebbe stato orgoglio e vanto di tutti gli italo americani, simbolo dell’onestà, della lealtà, della tenacia di un popolo che ha scritto pagine importanti di storia.
Ad oggi, il piccolo ‘Fiore’ di New York è considerato uno dei più grandi americani d’ogni tempo, credo che ricordarne la figura ed ergerlo ad esempio sia un dovere da parte di tutti noi.