C'è chi arriva a New York sospinto dal vento del cambiamento o del sogno americano o ancora da quell'idea di libertà che questo paese promette e spesso garantisce. C'è chi arriva e parte in fretta, chi non ha nemmeno il tempo di respirarla questa metropoli che è già di ritorno.
Tra le architetture mastodontiche che ti conducono verso il cielo, ci sono angoli di cielo coltivati in luoghi spiritualmente immensi in cui il viaggio diviene cammino. E seppur a volte questo viaggio ci porta fisicamente lontano da quelli che sono i luoghi in cui siamo stati "allevati", in questi posti ci si ritrova attraverso quei valori che sono la nostra casa, ovunque nel mondo.
La fede, per chi la pratica, è motore e rifugio, è casa e famiglia. Ritrovarsi a pregare in italiano nel cuore di New York non è nulla di scontato, semmai un abbraccio per l'intera comunità italiana.
Nella chiesa di Nostra Signora di Pompei di New York, guidata da Padre Walter ogni domenica la messa è servita in italiano e a breve sarà anche accompagnata da un coro che "debutta" durante la messa dell'Immacolata.
La VOCE di New York ha incontrato Alessandra Rotondi, colei che ha messo in piedi questa esperienza, la quale ci ha spiegato come e perché nasce tutto questo.
Come nasce questa idea di un piccolo coro? E cosa lo anima?
Nasce da un "egoismo" se posso usare questa parola. Sono cattolica praticante da sempre. Non ho mai vissuto momenti "bui" nella fede ed ho sempre avuto la fortuna di incontrare nel mio cammino persone splendide che mi hanno educato a coltivare la fede, facendomi una buona catechesi ed offrendomi, nelle parrocchie che ho frequentato in Italia, molto di più che un luogo di culto: era una famiglia dove condividere pezzi di vita. I miei parroci in Italia erano fantastici ed univano alla loro missione una simpatia e una coerenza che ha gettato le basi per far sì che tra di noi nascesse un'amicizia che va avanti ancora oggi.
Le nostre messe erano animate da tanti coetanei e tutti volevamo fare in modo che la messa non fosse solo un incontro di un'ora settimanale, ma un qualcosa che ci lasciasse un messaggio durante tutta la settimana. I canti e le chitarre rendevano gioioso tutto. Eravamo piccoli e abbiamo lasciato il posto ai nuovi piccoli con il passare degli anni, lasciando in eredità canti con cui siamo cresciuti, migliorandoli, aggiungendone altri, facendo campi estivi insieme, ritiri, partite di pallone.

Alessandra prova con altri componenti del coro nella chiesa di Nostra Signora di Pompei
Il venire a vivere a New York nove anni fa, nel mio caso, aveva annullato tutto questo. La fede era rimasta, ma era subentrato un individualismo tipico di questa città, per cui, da sola me ne andavo a Messa in inglese e mai mi sono inserita attivamente in nessuna comunità. Fino a che nel mese di settembre la Provvidenza mi ha portato a Nostra Signora di Pompei per cercare un conforto in italiano in un momento difficile e lì ho trovato Padre Walter Tonelotto, parroco di Nostra Signora di Pompei che mi ha aperto le porte della comunità con uno di quei benvenuti che ti scaldano il cuore e coinvolto da subito nel progetto di nascita della TV cattolica Telemater invitandomi a frequentare la messa in italiano delle 11 am. La Messa è molto bella, ma la Chiesa potrebbe essere stracolma di persone, di giovani e di diversamente giovani, di tanti di noi che… dove sono? Dove siamo? Dove sono gli italiani cattolici di New York? Sono sparsi in tante comunità…. E lì mi è nata l'idea di unirci e di farlo attraverso un passa parola, un coinvolgimento di tutti coloro che magari silenziosamente vivevano la fede, che magari conoscevo da tanti anni, ma con cui non avevo mai parlato di fede… E l'idea del coro, per trasformare la Messa in un momento ancora pià gioioso e che mi facesse sentire a casa… Ecco l'egoismo!
Chi sono le persone coinvolte in questo progetto? Come sono state reclutate, quanti anni hanno?
Nel coro siamo di tutte le età: da sotto i 30 agli 84 della "nostra mascotte' Francesca che era gia' corista e devota fedele di Nostra Signora di Pompei da moltissimi anni. Lei rappresenta il nostro elemento di continuità: il coro vuole integrarsi a quello già esistente e apportare un elemento di gioia in più, data forse dal contributo e delle canzoni dei Gen o quelle che abbiamo cantato nelle Giornate Mondiali della Gioventù.
Analogamente, nella TV Telemater siamo di tutte le età: c'è bisogno di tutti. Padre Walter curerà l'esegesi e catechesi interagendo con tutti. La Messa e i momenti di devozione saranno quelli di Nostra Signora di Pompei e si spera nel futuro di coinvolgere molte altre realtà parrocchiali, magari collegate con la comunità italiana. Al momento ritrasmettiamo il segnale di Telepace e TV2000 che sono gli organi mediatici del Vaticano che hanno accolto con entusiasmo la nostra iniziativa.
Perché una messa in lingua italiana? Quanto è importante per i fedeli il legame con la lingua d'origine nel momento in cui vivono un'esperienza religiosa? Come la lingua può cambiare questo tipo di esperienza?
La Messa in Italiano c'è sempre stata ed è bene che sia così: pregare è un atto in cui si è contatto con la parte più intima e immediata di noi stessi. Non c'è traduzione: è sentimento puro che si esprime. Personalmente, ma parlo per me, non riesco a ipotizzare nemmeno lontanamente di pregare in un'altra lingua che non sia la mia d'origine. E non perché non parli bene inglese, ma semplicemente perché voglio essere immediata e non avere filtro alcuno quando mi rivolgo a Dio. Come mi piace esprimere i miei sentimenti in italiano e arrabbiarmi in italiano. Ma ripeto, é una questione personale. Ritengo comunque che la messa in Italiano, per una nazione come l'Italia in cui la grande maggioranza di cittadini è stata battezzata secondo il rito cattolico, sia un ottimo, fondamentale, ulteriore modo di mantenere le tradizioni e la cultura, un elemento di aggregazione e un'identità nazionale.
A quale pubblico vi rivolgete?
Agli italiani cattolici di New York e agli amici degli italiani cattolici che vivono nella City per quanto riguarda il coro. Ma anche a tutti coloro che non coltivano la fede cattolica come ad esempio i "fratelli maggiori ebrei" perché comunque siamo parte della stessa famiglia. E a coloro che la fede non ce l'hanno perché se ci diciamo tra di noi che siamo bravi, è tutto molto semplice. Chi dichiara di avere motivi piu' che validi per non entrare in chiesa, ha il sacrosanto diritto di essere ascoltato. Dall'ascolto e poi dal dialogo, nasce sempre qualcosa di positivo. Speriamo anche in questo caso.
La TV invece si rivolge agli Italiani Cattolici d'America perché il segnale sara' visibile per tutti (per inforomazioni si puù consultare il sito Internet www.telemater.org. ) Si pensa alle famiglie, e alle singole persone che vogliono essere aggiornate sulle attività del Vaticano, dell'Italia e delle comunità cattoliche a New York e negli USA. C'è il desiderio di dare notizie su attualità e cultura. Coltivando l'uso della lingua italiana. E coltivando la fede.
Che tipo di risposta avete avuto dalla comunità? Come sta andando finora?
Siamo alla nostra seconda messa. A Natale speriamo di poter avere una messa con tanta gente. Ma sinceramemnte speriamo che la messa in Italiano, quella settimanale, quella durante tutto l'anno senza i momenti solenni delle festività, diventi un piacevole appuntamento settimanale di comunione e incontro di tutti noi Italiani a New York. E se siamo contenti di vederci, cantiamolo, ed esprimiamo la nostra gioia due volte (come diceva Sant'Agostino).
L'appuntamento si rinnova ogni domenica alle ore 11 alla chiesa Our Lady of Pompeii, al 25 di Carmine Street, per pregare insieme o anche solo per ritrovarsi.