“La radio trasmetterà la canzone che ho pensato per te e forse attraverserà l'Oceano lontano da noi…”. A riascoltarle oggi, le parole di 1950 sembrano quasi una profezia: Amedeo Minghi l'Oceano l'ha attraversato e proprio in questi giorni è qui negli Stati Uniti per un tour, insieme a una decina di artisti, tra il New Jersey, il Canada e il Connecticut durante il quale proporrà i suoi maggiori successi. Dagli anni '60 a oggi di strada ne ha fatta il Maestro Minghi e tra arrangiature, composizioni e produzioni, è attualmente uno dei cantautori più rappresentativi nel panorama della musica italiana d'autore. Artista eclettico e mai sazio, si è rivolto alla musica sempre a 360 gradi, cantando e scrivendo melodie e parole oggi apprezzate in tutto il mondo. Trenta gli album firmati in oltre 40 anni di carriera, ai quali se ne aggiunge un trentunesimo, Suoni tra ieri e domani, il disco-libro che uscirà il prossimo 14 ottobre e in cui Minghi ripropone alcune delle sue più significative canzoni, raccontandone la storia e affidandone l'esecuzione a 10 grandi interpreti della musica italiana. Proprio in occasione dell'anteprima radiofonica italiana di Io non ti lascerò mai, uno dei brani contenuti nel suo ultimo lavoro, il Maestro ha dato inizio al suo tour statunitense, lo scorso 3 ottobre.
“Diciamo che le due cose sono disgiunte”, racconta in un'intervista rilasciata a La VOCE. “Il mio tour americano è legato a un fatto puramente live. Tante volte mi è stato chiesto di fare tournée negli Stati Uniti, ma i miei impegni in Italia non me l'hanno mai consentito. Questa volta sono riuscito a farlo, ma per puro caso il tour è coinciso con l'anteprima dell'album Suoni tra ieri e domani, che uscirà tra poco. Come spesso succede, è il caso che regola la vita e che ci mette sempre di fronte a cose imprevedibili, no?”.
Dopo Atlantic City e Montreal, rispettivamente lo scorso 3 e 5 ottobre, Amedeo Minghi si sposterà a Voncouver, l'8, per proseguire il 12 al Foxwood Casinò di Ledyard, nel Connecticut, da dove rientrerà in Italia per dedicarsi alla promozione del nuovo album. Agli americani proporrà i suoi maggiori successi.
“Beh sì, qui si viene prevalentemente per quello. Il pubblico americano non è del tutto preparato su quello che facciamo in Italia, per ovvi motivi. Conosce le cose più famose e popolari ed è per questo che si tende a proporgli i brani di successo. In altri Paesi, ad esempio, come Brasile, Francia, o Repubblica Ceca, faccio concerti per intero dove propongo anche cose non famose, ma che fanno parte di un insieme che va esposto”.
Ma qual è il pubblico del Maestro Minghi qui negli Stati Uniti? Chi è che va ai suoi concerti?
“Sinceramente non lo so – confessa – perché l'unico Paese al mondo in cui non ho tenuto concerti da solo è questo. Conosco perfettamente il pubblico che ho in Brasile, in Argentina, in Francia, in Germania, in Olanda, o in Israele, ma qui negli States non sono ancora riuscito a fare un concerto tutto mio, per cui non ho idea di che tipo di pubblico potrebbe rispondere. Quando mi esibisco in Brasile, per esempio, la maggior parte del pubblico è composta da brasiliani: vengono anche gli italiani, ma prima di tutto i locali. Nel caso di questo tour, invece, è esattamente il contrario: siamo una decina di musicisti ad esibirci e il pubblico è assolutamente eterogeneo. Speriamo di colmare questa lacuna prima o poi”.

Amedeo Minghi in concerto a Montreal, lo scorso 5 ottobre.
Effettivamente Amedeo Minghi ha collezionato una lunga serie di esibizioni in vari Paesi del mondo. Dalla sua consacrazione ufficiale nel 1989, anno in cui iniziò, con La vita mia, il più lungo tour teatrale della musica leggera (3 anni, 160 repliche, 1 milione di spettatori e 500.000 copie vendute), non ha mai smesso di farsi spazio anche fuori dall'Italia, concependo la musica come l'arte di aggregazione per eccellenza. Tra le varie apparizioni estere, particolarmente significativa è stata quella in Terra Santa in occasione del Giubileo del 2000. Convocato direttamente dal Vaticano, l'artista ha confezionato ed eseguito con un cantante palestinese e a uno israeliano Gerusalemme, un brano che porta avanti un ideale di pace che da sempre sta a cuore a Minghi e che è arrivato due anni dopo Un uomo venuto da molto lontano, la canzone-video contenuta nell'album Decenni sulla vita di Papa Giovanni Paolo II, che ha fatto il giro del mondo.
“Stiamo parlando di momenti storici e partecipare a momenti storici non è facile. È stato un qualcosa di indimenticabile, un simbolo di pace fortissimo che soltanto la musica è in grado di esprimere. Peccato non ci sia stata una buona copertura mediatica, ma del resto si sa perfettamente che quando si toccano certi argomenti le cose si complicano. La musica è l'arte per eccellenza capace di aggregare più di ogni altra cosa e i politici di oggi dovrebbero puntarci molto di più. Nella testimonianza visiva, si vede un Teatro della Conciliazione con 2.000 persone dentro, tutte in piedi in standing ovation ad applaudire con, sullo sfondo, il video che ho realizzato a Gerusalemme proprio nell'anno del Giubileo”.
Tra un concerto e un altro, dischi d'oro e Telegatti, il Maestro Amedeo Minghi è pronto ora per presentare la sua ultima fatica, Suoni tra ieri e domani, sul quale ha tante aspettative.
“È un progetto diverso, particolare, al quale ho lavorato molto: si tratta di un libro-disco di 64 pagine, in cui io racconto aneddoti legati alla storia delle 10 canzoni contenute nell'album, per la prima volta non eseguite da chi l'ha scritte. È un disco-documento, dal quale mi aspetto molto e devo dire che le previsioni fin'ora sono più che positive: a una settimana dal lancio è già stato accolto benissimo sia dal pubblico che dalla stampa”.
Il tour italiano per il nuovo album inizierà il 29 novembre al Teatro Arena del Sole di Bologna, per poi proseguire il 21 dicembre al Teatro Colosseo di Torino e il 22 dicembre al Teatro Nuovo di Milano.
“A gennaio faremo altre date a Napoli, Bari e Palermo e di sicuro qualche altra data che si aggiungerà al calendario”.
Possiamo sperare di vederlo un giorno anche nella Grande Mela? Chissà…. A dire il vero tra i tanti fan club sparsi per il mondo c'è anche quello di New York, anch'esso inserito nel circuito di Primula Fan Club, l'associazione culturale voluta proprio dal cantautore per diffondere al meglio la propria attività artistica e proporre al contempo eventi e iniziative a scopo benefico.
“Esibirmi a New York? Sarebbe una cosa bellissima per me e per il mio pubblico newyorchese. Proprio a New York ho un fan club attivo da tanti anni, che sta aspettando l'occasione di poter assistere a un mio concerto. Anche un piccolo teatro andrebbe benissimo e mi piacerebbe poter aggiungere questa cosa alle altre esperienze fatte. Perché no?”