Il Presidente USA Donald Trump sarebbe pronto a riconoscere lo stato di Palestina (sulla scia di altri stati occidentali) avendo annunciato diversi incontri nell’area golfo che ha svolto in quest’ultimi giorni.
L’dea di Trump, interessante sul piano geopolitico ma rischiosissima sul piano della stabilità dei rapporti storici (ad esempio con Israele), sarebbe quella di favorire accordi economico-commerciali su vasta scala sia con il mondo sunnita che con quello sciita. Non a caso da diverso tempo la Casa Bianca ha attivato incontri diplomatici anche con l’Iran affinché si possa giungere presto ad una sintesi d’accordo sul tema nucleare (ma non solo).
Il laitmotiv sarebbe quello di creare una influenza geostrategica tale da portare Israele a sentirsi garantita dagli Usa, da una parte, e da rinvigorire la promozione degli accordi di Abramo, dall’altra parte.
Gli effetti economici di quanto Trump vorrebbe fare si vedranno nel tempo, ma certamente porranno gli Stati Uniti al centro di una ricerca insistente d’equilibrio nella zona del golfo.
Potremmo battezzarla come una sorta di “via della meta” (contrapposta a quella della seta) che consentirebbe a Trump di potersi spingere avanti con un endorsment mai pensato prima d’ora: riconoscere lo Stato di Palestina.
Cosa che, sul piano prettamente tecnico giuridico-politico, avrebbe un imbrigliamento critico perché un conto è riconoscerne il diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato mentre altro conto è riconoscere lo Stato (non delimitato, non strutturato, ecc. con tutti i fuochi di leadership interna che potrebbero scatenarsi ulteriormente).
È una sottile differenza, quella su evidenziata, che potrebbe creare non pochi problemi sul piano internazionale, ma anche sul piano locale.
Sul primo fronte il punto è quale organismo di trasformazione politica in struttura statuale andrebbe abilitato per ogni successiva evoluzione interna e relazione con il mondo esterno?
Sul secondo fronte, invece, occorre capire a chi spetterebbe guidare il nuovo Stato e con quale forma.
Ebbene, che la Palestina sia un soggetto internazionale, in quanto già riconosciuta dalle Nazioni Unite sin dal secondo dopoguerra, è un fatto certo.

Sul fondo di questa probabile operazione storica statunitense c’è che nel fare un atto di pubblico riconoscimento, Trump voglia giocare una partita ad un livello diverso: dire ad Israele di stare fuori dalla questione palestinese e di limitarsi a commerciare con quest’ultima nel futuro ovverosia quando sorgerà come Stato (peraltro, ad oggi, il primo mercato per i palestinesi è Israele come confermano i dati dell’Observatory of Economic Complexity al 2022).
Questo quadro di valutazione spinge a ritenere che la partita sia in questi termini: costruire lo Stato Palestinese con la regia di Washington garantendosi (ad esempio), quest’ultima, le leadership politiche di area sunnita (delegittimando Hamas), le pubbliche amministrazioni di area sciita (quindi garantendo una quota di influenza dell’Iran) e i commerci prevalentemente dettati dal rapporto USA-Israele.
Rimarrebbe un ulteriore problema da risolvere: il ruolo dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Potrebbe fungere da soggetto traghettatore per redigere una Costituzione democratica sulla scia della risoluzione 181 del 1947 delle Nazioni Unite? Non è da escludersi, ma occorrerebbe un altro grado di intensità dell’operazione statunitense ovverosia garantire che tutte le forze politiche, movimentiste o partitiche, palestinesi si riconoscano nel nuovo progetto comune (ivi compreso riconoscere l’Autorità Nazionale Palestinese come comitato costituente).
Diversamente, riconoscerne lo Stato palestinese, ora e con le criticità esistenti, sarebbe un “no sense”.
Infatti, servirebbe anche un chiarimento sul territorio del nascente Stato; elemento, quest’ultimo, che identifica la struttura necessaria ad un Paese per qualificarsi Stato tra gli Stati.
La “via della meta” così potrebbe funzionare.
Nel frattempo c’è la questione delle rivendicazioni dei luoghi sacri tra mondo ebraico e mondo islamico: un altro tassello su cui la linea di Trump potrebbe vacillare una volta riconosciuto lo Stato palestinese.