Oggi, cari lettori, voglio raccontarvi di un incontro con un uomo che ha fatto la storia del nostro tempo. Sto parlando di Sir Richard J. Roberts, premio Nobel per la Medicina nel 1993, con il quale ho avuto il piacere di collaborare durante i miei anni al Cold Spring Harbor Laboratory. La foto che vedete è stata scattata durante il nostro incontro a Roma, prima di una visita privata in Vaticano da parte di Sir Roberts. Riguardando quello scatto non potevo fare a meno di condividere con voi un pezzo di storia che ha segnato la mia vita e quella della Scienza.
Nel panorama scientifico, spesso considerato freddo e infallibile, la storia di Sir Richard J. Roberts emerge come esempio di creatività audace e di straordinaria apertura all’errore come motore del progresso. Il suo contributo rivoluzionario alla scoperta degli introni – che gli valse il Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1993, condiviso con Phillip Allen Sharp – non è solo un successo accademico, ma anche una dimostrazione concreta del valore del pensiero non convenzionale e della capacità di apprendere dagli insuccessi.
Nato a Derby, in Inghilterra, nel 1943, Roberts non seguì un percorso lineare verso la biologia molecolare. Dopo il dottorato in chimica organica ad Harvard, si dedicò allo studio degli enzimi di restrizione presso il Cold Spring Harbor Laboratory. Fu in questo contesto, analizzando il modo in cui tali enzimi tagliano il DNA, che il suo team si imbatté in un fenomeno sorprendente: i geni degli adenovirus, virus che colpiscono le cellule umane, non erano continui, ma interrotti da sequenze di DNA “silente”, successivamente eliminate durante la formazione dell’RNA messaggero.
Accolta inizialmente con scetticismo, questa scoperta segnò un cambio di paradigma nella genetica. L’idea che i geni eucariotici fossero “a mosaico” – con regioni codificanti (esoni) separate da sequenze non codificanti (introni) – smentiva la concezione, allora dominante, di un genoma compatto e lineare.
La vera forza di Roberts stava non solo nella capacità di cogliere l’inatteso, ma anche nella determinazione a seguire un’intuizione in apparenza contraria alla logica. In varie interviste ha sottolineato quanto sia fondamentale “amare il fallimento”: per lui, un esperimento che non conferma le aspettative non è una battuta d’arresto, ma un’opportunità per rivedere ipotesi, aprire nuove direzioni di ricerca e ampliare la comprensione.
Questo atteggiamento, che valorizza l’esplorazione libera da paure paralizzanti, è il cuore stesso della creatività scientifica. La tolleranza per l’ambiguità, la perseveranza di fronte alle difficoltà e l’attenzione ai risultati anomali sono tratti comuni agli innovatori. Senza il coraggio di Roberts di interrogare i dati insoliti e superare le resistenze iniziali, una delle scoperte chiave della biologia molecolare moderna sarebbe potuta passare inosservata.
Il Nobel riconobbe l’impatto fondamentale degli introni sulla regolazione genica e sull’evoluzione degli organismi complessi. Il loro “splicing”, ossia la rimozione durante la sintesi dell’RNA, consente di ottenere più proteine da un unico gene, aumentando enormemente la varietà funzionale. La presenza di introni ha anche implicazioni cruciali per la terapia genica e la comprensione di alcune malattie ereditarie.
Ma, oltre al premio, l’eredità di Roberts si fonda sul suo approccio alla scienza. Il suo invito ad abbracciare la creatività, la curiosità e il rischio senza temere l’errore è un messaggio potente per le nuove generazioni di ricercatori. In un’epoca dominata dalla pressione dei risultati immediati, la sua storia ricorda che le intuizioni più rivoluzionarie spesso nascono da deviazioni impreviste e da esperimenti apparentemente falliti.
La scienza, come ogni forma di indagine creativa, comporta inevitabilmente rischio e incertezza. Accettare il fallimento non significa rassegnarsi, ma riconoscere che ogni tentativo, anche quello che non produce il risultato atteso, contribuisce al progresso. Passione, curiosità, resilienza e capacità di apprendere dagli errori sono gli elementi essenziali dell’innovazione. E la vicenda di Richard Roberts, premiato per il suo coraggio intellettuale e per la sua visione aperta dell’errore, ne è una testimonianza esemplare e duratura.