Come è potuto succedere? Nelle parole su Instagram di Madonna (alias Veronica Ciccone), “come è possibile che un criminale condannato, stupratore, paleolitico sia stato scelto alla guida del nostro paese perché farà bene all’economia?”
Se davvero il repubblicano “farà bene all’economia” cioè per le tasche dei consumatori statunitensi è tutto da vedere (ha fatto campagna elettorale mano nella mano con Elon Musk, iperconservatore uomo più ricco d’America…) però è quello che ha fatto credere agli elettori. It’s the economy, stupid: lo slogan famoso nella prima campagna di Bill Clinton sarebbe ancora valido, l’economia è stata citata come la principale preoccupazione degli americani alle urne. Se gli indicatori macroeconomici vanno bene (pil, disoccupazione), il prezzo dell’inflazione pesantissima degli ultimi tre anni si sente ancora soprattutto sul cibo (+ 22%, con punte fino all’87% per le uova, +47% per l’assicurazione auto, + 18% per la benzina al momento del voto, affitti quasi insostenibili, in aumento quelli che non pagano il conto delle carte di credito o il mutuo).
Kamala Harris, come vicepresidente di Biden, avrebbe perso perché identificata come responsabile. Ma, cifre alla mano, contro di lei e il partito democratico si dice molto altro. Harris “non ha carisma”, “non è stata convincente”, i democratici che ora si leccano le ferite hanno sbagliato candidata e strategia: avrebbero dovuto obbligare Joe Biden a rinunciare prima, avrebbero dovuto tenere una primaria aperta, hanno deluso il loro elettorato. Per non parlare dell’appoggio a Israele, che ha spinto una certa percentuale soprattutto di giovani a votare per l’ecologista Jill Stein (che però si è presa solo lo 0,5% complessivo, con punte nelle comunità arabo americane).
Le cifre certamente sono impietose, comparando il 2020 (quando Biden sconfisse Trump) con il 2024. Trump ha sì vinto nei sette Stati incerti che potevano cambiare il risultato, 4 dei quali sono passati da democratici a repubblicani: ma i repubblicani sono avanzati in tutti gli Stati, anche il progressista New York (che votò al 61% per Biden e ora ha scelto Harris solo al 56%), anche la California (lo Stato di Harris, dove il 4,5% dei voti ha cambiato colore). Ovvero una fetta dell’elettorato democratico o è rimasto a casa, o ha votato direttamente per il candidato repubblicano.
Quella che non c’è stata, invece, è l’onda delle donne che sarebbero dovute andare in massa alle urne per bocciare l’uomo responsabile di aver affossato la tutela federale dell’interruzione della gravidanza. L’uomo accusato di molestie o di stupro in almeno 26 casi. L’uomo che il 6 gennaio 2021 sostenne l’assalto al Congresso. Che nelle ultime deliranti settimane di campagna elettorale ha proferito insulti, annunciato deportazioni di massa, martellato coi suoi messaggi violenti e semplicisti.
È vero che il gender gap nel voto si vede. Secondo un exit poll per la NBC, il 53% delle donne ha votato Harris contro il 42% degli uomini (che al 55% hanno scelto Trump). Il dato però cambia molto a seconda dell’etnia, con le donne nere schierate tutte con Harris (al 91%, contro il 77% degli uomini neri), mentre fra le ispaniche il 38% ha votato Trump (contro il 55% degli uomini latinos). Tragedia fra i bianchi, che sono ancora la maggioranza dell’elettorato; vota Trump il 60% degli uomini e il 53% delle donne per un 57% complessivo.
Un altro gap significativo è quello dell’istruzione, secondo un exit poll Reuters: vota Trump il 56% dei non laureati contro il 42% dei laureati.
Questa valanga di cifre serve a dimostrare che quasi tutte le categorie (donne, minoranze, istruiti o meno) hanno votato Trump più di quanto ci si aspettasse alla vigilia e più di quanto dicessero i sondaggi (molti elettori trumpiani hanno mentito).
In gioco c’è proprio il tipo di paese che gli elettori vogliono. Trump ha sventolato diverse minacce in campagna elettorale: l’ideologia ‘woke’, il presunto terribile pericolo transgender, il rischio esistenziale dell’immigrazione.
Cos’è cambiato allora dal 2020 al 2024, a parte che adesso a opporsi a Trump era una donna, e nera? Il repubblicano è uomo e bianco, quindi a quanto pare più autorevole per default, qualunque cosa sia o abbia fatto.
La filosofia democratica diceva agli elettori: dovete cambiare (essere più solidali, guardare al futuro, dare spazio a minoranze di ogni tipo). La filosofia di Trump diceva: andate bene esattamente come siete. Volete avere armi, cacciare i migranti, inveire contro i progressisti? Avete ragione. Non c’è alcun bisogno di pensare al bene collettivo invece che ai vostri vantaggi individuali. In Italia, Silvio Berlusconi con una piattaforma di questo tipo è andato al governo ed è rimasto nelle alte sfere del potere vent’anni.
Donald Trump insomma non ha vinto nonostante tutto. Ha vinto esattamente per quello che è, perché trasmette un’immagine di potenza e perché alla gente piace identificarsi con lui. “È bravo a negoziare, magari porterà la pace” ha detto un desolato palestinese di Gaza fra le macerie di un palazzo a Nuseirat alla agenzia France Presse. Il Guardian è andato a Scranton in Pennsylvania, dove Biden ha passato i primi 10 anni della sua vita. Qui nel 2012 Obama vinse con uno scarto del 30%, Biden con + 8% nel 2020, Harris l’ha spuntata appena per l’1%. “Trump è un uomo d’affari, non ascolterà tutti questi politici” ha detto da Scranton Rick Elliott, democratico. “Con Trump stavo meglio” dice l’ex infermiera Julie Zabrowski. “Io sono abortista ma quello è solo un tema, enorme ma non è tutto. La gente voleva un cambiamento”. È arrivato, e i conti li faremo tutti, non solo negli Stati Uniti.