Per decenni, gli ebrei americani sono stati fedeli sostenitori del Partito Democratico. Tuttavia, i dati più recenti mostrano un progressivo allontanamento da questa tradizione. Un sondaggio del Manhattan Institute, condotto tra il 5 e l’8 ottobre, rivela che il 67% degli ebrei sostiene Kamala Harris, ma il 31% si schiera ora con Donald Trump, una cifra in crescita rispetto al passato.
Il declino della preferenza per i Democratici è evidente guardando al passato: nel 1992, Bill Clinton aveva ottenuto l’80% del voto ebraico, sceso al 71% per Hillary Clinton nel 2016 e al 68% nel 2020, mentre Trump aumentava al 30%. I Repubblicani, però, speravano in un calo più marcato per Harris dopo il massacro del 7 ottobre 2023 e la risposta ambivalente dei leader Democratici.
Biden e Harris si sono trovati a bilanciare dichiarazioni formali come “Israele ha il diritto di difendersi” con crescenti pressioni sul premier Netanyahu per un cessate il fuoco, un approccio che molti elettori ebrei trovano inadeguato. Questo mentre Israele è impegnato in una guerra esistenziale contro Hamas.
Sebbene la maggioranza degli ebrei continui a sostenere i Democratici su questioni interne, l’86% è a favore di Israele e il 62% è preoccupato per l’antisemitismo nel partito. L’etichetta di “Paese genocida”, affibbiata da alcuni esponenti della sinistra estrema, ha alimentato un senso di alienazione tra gli elettori ebrei.
La situazione diventa ancora più complessa con la crescente importanza del voto islamico, specie in Stati cruciali come il Michigan. Qui, come altrove, i due gruppi si trovano in un conflitto interno al partito Democratico che potrebbe avere un impatto decisivo nelle prossime elezioni.
Se il malcontento degli ebrei e degli islamici verso Kamala Harris continua a crescere, gli Stati “ballerini” potrebbero oscillare a favore dei Repubblicani, fornendo a Trump una base solida per ribaltare la situazione.