No alla maternità surrogata, no alla pericolosissima “ideologia gender”, confermate le aperture per gli omosessuali (che sono più figli di Dio, parrebbe, dei transgender). La dottrina di Papa Francesco si è arricchita di una minacciosa presa di posizione con il documento pubblicato l’8 aprile, Dignitas Infinita. Non perché dica qualcosa di sostanzialmente nuovo: su entrambi i temi come sull’intollerabilità dell’aborto Bergoglio si era già espresso più e più volte. Ma questo è un testo emesso dopo cinque anni di lavoro del Dicastero per la Dottrina della fede, che servirà da base ufficiale delle posizioni vaticane su ciò che consiste la dignità umana.
L’essere umano possiede una “dignità ontologica” perché è stato “creato ad immagine e somiglianza di Dio e redento in Cristo Gesù”, una dignità presente quindi anche “in un bambino non ancora nato, in una persona priva di sensi, in un anziano in agonia”.
In nome del rispetto dell’essere umano, dunque, la Chiesa dice – senza sorprese – no all’aborto, no all’eutanasia, no alla maternità surrogata; no alla povertà e alla guerra e alla violenza: sui migranti, sulle donne, femminicidi inclusi. Notoriamente, la Chiesa è sempre pronta a parlare di dignità e difesa delle donne, tranne quando si tratta di accogliere il principio di autodeterminazione – o di concedere loro fosse pure uno strapuntino nella gerarchia di una monarchia assoluta i cui dignitari sono tutti, esclusivamente, maschi.
“È contrario alla dignità umana che una persona venga discriminata solo per il fatto di essere gay, solo per il suo orientamento sessuale, cosa che accade anche legalmente in tanti Paesi del mondo”, ha detto il cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, durante la presentazione in Vaticano di Dignitas Infinita. “Io resto esterrefatto davanti a quei cattolici che benedicono le leggi contro gli omosessuali. Vorrei morire. Siamo a favore della decriminalizzazione, non c’è alcun dubbio”.
“Chi siamo noi per giudicare” ha detto più volte il Pontefice, aprendo a una possibile accoglienza degli omosessuali nella comunità dei fedeli (purché si sforzino di non peccare). Parrebbe dunque che essere attratti dallo stesso sesso, benché intrinsecamente in qualche modo sbagliato, sia una delle possibilità date da Dio all’essere umano. Cambiare sesso, invece, no.
Dignitas infinita dice infatti recisamente “no alla teoria del gender”, “pericolosissima” perché “cancella le differenze nella pretesa di rendere tutti uguali”. Il primo marzo, in Vaticano, Francesco aveva addirittura segnalato “l’ideologia gender” come “Il pericolo più brutto”. Alla radice della posizione vaticana, l’assunto che la vita umana è un dono divino: dunque, quello che arriva si tiene e si accetta, ci piaccia o no. Stai morendo molto male? Non hai diritto di porre fine alla tua vita (non è un caso che l’associazione svizzera che aiuta a morire si chiami Dignitas; il divario fra il concetto laico e quello confessionale di “dignità” è profondo). Se nasci maschio, se nasci femmina, tale sei – per dono divino, né hai diritto di cambiare le carte in tavola.
In concreto, il testo dice “di norma” no al cambio di sesso perché “il corpo partecipa alla dignità di immagine di Dio”, a meno di eccezioni particolari, come una anomalia dei genitali evidente alla nascita o allo sviluppo, nel qual caso si può ricorrere all’assistenza medica.
Questo documento non ha avuto nascita facile anzi ha travagliato il Dicastero per la Dottrina della Fede: il testo è stato più volte rielaborato dal 2019 ad oggi. Chi non è credente, o non è cattolico, potrà guardare ai distinguo vaticani come a un contorsionismo fuori dal tempo. Ma – oltre ad avere un impatto profondo sulla politica in numerosi paesi e dunque, in termini di leggi, sulla vita reale delle persone, cattoliche o meno – questo testo sulla “dignità”, che nega ogni dignità a chi abbia la pretesa di sentirsi male nel genere assegnatogli alla nascita, è un disastro per i ragazzini e le ragazzine che crescono nelle parrocchie, per chi si trova in una scuola religiosa, e per i tantissimi che la fede ce l’hanno, dalla Chiesa cattolica non riescono a staccarsi, e vivono una lacerazione insanabile fra quello che sentono di essere e quello che viene loro imposto in nome di Dio.
Negare il diritto all’aborto e alla maternità surrogata significa dettare norme al corpo delle donne, e non è una novità. Considerare “pericolosa” per la dignità umana la cosiddetta “ideologia gender” (come se fosse una teoria filosofica nefasta, invece di una faccenda di sangue e carne), però, significa annullare le persone che ci si trovano in mezzo. Non si può che augurar loro, se credenti, di migrare presso confessioni più caritatevoli.