TIl Myanmar è in ginocchio dopo il devastante terremoto di magnitudo 7.7 che ha colpito la regione centrale del Paese giovedì sera. Le Nazioni Unite stanno coordinando una risposta d’emergenza mentre aumentano i timori per migliaia di morti e dispersi e per i gravi danni a infrastrutture già compromesse da anni di guerra civile.
L’epicentro del sisma è stato localizzato nei pressi di Mandalay, la seconda città del Myanmar, ma le scosse sono state avvertite fino in Thailandia, Cina e India, con danni regionali significativi e vittime anche oltreconfine.
In un comunicato diffuso venerdì mattina, il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha espresso profondo cordoglio e solidarietà verso il popolo del Myanmar e gli altri Paesi colpiti. “I miei pensieri vanno alle vittime, alle loro famiglie e a tutte le persone colpite. Le Nazioni Unite sono pronte a sostenere ogni sforzo di emergenza. Di fronte a un disastro naturale e a una crisi politica, il popolo del Myanmar non può essere abbandonato,” ha dichiarato Guterres.
Il Segretario Generale ha anche esortato la comunità internazionale e i donatori ad agire con prontezza e generosità.
Le prime notizie da Mandalay parlavano di centinaia di morti, con molti dispersi sotto le macerie. Poi le cifre sono diventate più alte. L’Ufficio del Coordinatore Residente dell’ONU in Myanmar ha confermato “danni significativi” non solo a Mandalay, ma anche a Nay Pyi Taw, Bago, Magway, Sagaing, Shan e in altre aree ancora isolate.
UNDP is deeply saddened by the reports of loss of life and damage from the earthquake in #Myanmar. We stand ready to support those impacted and are assessing how to help deal with the extensive damage to ensure a swift recovery for the most affected.
Illustration credit: GDACS pic.twitter.com/jqtMSloxEf
— UNDP in Asia and the Pacific (@UNDPasiapac) March 28, 2025
In Thailandia, secondo il vice primo ministro, sarebbero scomparsi oltre 80 operai edili, con operazioni di salvataggio in corso vicino al confine.
Marie Manrique, della Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC), ha riferito da Yangon che il sisma ha danneggiato abitazioni, edifici pubblici e infrastrutture vitali, e ha lanciato l’allarme per potenziali rotture di dighe. L’elettricità e le comunicazioni sono interrotte in ampie zone del Paese.
Tom Fletcher, coordinatore delle emergenze ONU, ha dichiarato che i team dell’ONU sono già operativi sul campo, supportati dalla rete globale, e che il Fondo centrale per le emergenze (CERF) sarà mobilitato “secondo necessità”.
Sheela Matthew, del Programma Alimentare Mondiale (WFP), ha sottolineato che il sisma è arrivato “nel peggior momento possibile”, in un Paese dove una persona su quattro già soffre di insicurezza alimentare acuta: “Il Myanmar non può sopportare un’altra catastrofe. Ma siamo pronti: abbiamo scorte di cibo d’emergenza pronte nei magazzini e possiamo intervenire rapidamente”.
La portavoce dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Margaret Harris, ha annunciato l’attivazione dell’hub logistico di Dubai, da cui partiranno forniture mediche per traumi. È in corso una valutazione urgente dei bisogni sanitari nelle aree più colpite.

Secondo Babar Baloch, portavoce dell’UNHCR, le zone centrali e nord-occidentali colpite dal terremoto ospitano la maggior parte degli sfollati interni del Myanmar—conseguenza diretta della guerra civile seguita al colpo di Stato militare del 2021. “Dei 3,5 milioni di sfollati, ben 1,6 milioni vivono proprio nelle aree colpite. Il disastro rischia di aggravare una crisi già estrema,” ha dichiarato Baloch.
Il terremoto arriva nel pieno di una guerra civile sempre più brutale. Secondo l’ONU, nel 2025 saranno 20 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria in Myanmar—un terzo della popolazione—e 15 milioni soffriranno di insicurezza alimentare acuta. L’accesso degli aiuti umanitari è già fortemente limitato dalle autorità militari, e il sisma rischia ora di bloccare del tutto i corridoi umanitari.
Nonostante tutto, la Croce Rossa del Myanmar ha avviato operazioni di emergenza e valutazioni dei bisogni. I team locali dell’ONU stanno collaborando con ONG nazionali e partner internazionali per coordinare la risposta. Le Nazioni Unite hanno ribadito il loro impegno. Ma, come avvertono i funzionari, la rapidità della risposta internazionale sarà cruciale.

“Possiamo ancora salvare vite. Ma dobbiamo agire adesso,” ha ribadito Guterres. L’Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) prevede di lanciare un appello lampo nei prossimi giorni, non appena sarà disponibile un quadro più chiaro dell’emergenza.
Intanto, il popolo del Myanmar attende—sotto le macerie, nei campi sfollati, o nelle scuole trasformate in rifugi—che il mondo risponda.