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Catastrofe Sudan, dove i bambini muoiono violentati; ma importa a qualcuno?

Il Consiglio di Sicurezza ONU ascolta le agghiaccianti testimonianze dei leader dell'UNICEF Catherine Russell e di MSF Christopher Lockyear

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Catastrofe Sudan, dove i bambini muoiono violentati; ma importa a qualcuno?

Two children displaced by fighting in Al Jazirah state rest at a gathering point in southeastern Sudan. (Photo UNICEF/Ahmed Elfatih Mohamdeen)

Time: 4 mins read

Il Sudan è ormai l’epicentro del più spaventoso disastro umanitario del mondo, una crisi di orrore senza precedenti, ha avvertito oggi la direttrice dell’UNICEF parlando al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Dopo due anni di guerra brutale, oltre 30 milioni di persone—più della metà bambini innocenti—sono intrappolati in un inferno di massacri, fame e malattie, senza alcuna via di fuga.

“Questa non è solo una crisi—è il collasso totale dell’umanità, con ogni sistema essenziale che crolla: salute, nutrizione, acqua, istruzione e protezione,” ha dichiarato Catherine Russell, Direttrice Esecutiva dell’UNICEF, rivolgendosi ai Quindici.

Dall’inizio della guerra nell’aprile 2023 tra l’esercito sudanese (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF), insieme alle loro milizie alleate, decine di migliaia di civili sono stati massacrati. Più di 12 milioni di persone sono state costrette a fuggire, tra cui 3,5 milioni di rifugiati nei paesi vicini.

UN Security Council members meet to discuss the crisis in Sudan. (UN Photo/Manuel Elías )

Le fertili terre sudanesi sono ormai cimiteri della fame, intere comunità stanno morendo di stenti. Ospedali, scuole e infrastrutture vitali sono stati distrutti o abbandonati.

I bambini stanno subendo un orrore indescrivibile. Secondo l’UNICEF, tra giugno e dicembre 2024 sono stati documentati oltre 900 casi di violazioni gravissime dei diritti dei bambini—l’80% di questi riguardava uccisioni o mutilazioni. E il numero reale è sicuramente molto più alto.

Russell ha denunciato testimonianze raccapriccianti di stupri e schiavitù sessuale, avvertendo che 12,1 milioni di donne e ragazze—e un numero crescente di uomini e ragazzi—sono costantemente esposti al rischio di violenza sessuale. Un incremento dell’80% rispetto all’anno scorso.

#Sudan is not just a crisis, it is a poly-crisis affecting every sector, warns @unicefchief

Over 30 million people – more than half of them children – are living in the grip of mass atrocities, famine and deadly diseasehttps://t.co/c5KfH80HDH pic.twitter.com/LzstSy9t3K

— UN News (@UN_News_Centre) March 13, 2025

“Questi numeri ci danno solo una pallida idea dell’orrore che sta consumando il Sudan,” ha avvertito.

Mentre la fame devasta il paese e gli ospedali crollano, le organizzazioni umanitarie sono intrappolate in una morsa letale. La burocrazia, le linee del fronte in continuo mutamento e la minaccia costante di estorsioni, attacchi e omicidi stanno rendendo impossibile la consegna degli aiuti.

Più di 770.000 bambini soffriranno di malnutrizione acuta grave solo quest’anno. Molti di loro moriranno—lentamente e nel silenzio, in zone tagliate fuori dai soccorsi. “Se questi bambini non riceveranno aiuto immediato, moriranno,” ha denunciato Russell. Ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di imporre l’apertura di corridoi umanitari, soprattutto lungo i confini chiave.

Christopher Lockyear, Secretary General of Médecins Sans Frontières,  briefs the Security Council meeting that heard Reports of the Secretary-General on the Sudan and South Sudan. (UN Photo/Manuel Elías)

Christopher Lockyear, Segretario Generale di Médecins Sans Frontières (MSF – Medici Senza Frontiere), ha descritto una realtà agghiacciante. A Khartoum, ha assistito all’attacco delle RSF contro il mercato di Sabreen a Omdurman. L’ospedale Al-Nao, supportato da MSF—uno degli ultimi ancora funzionanti—è stato preso d’assalto da un’onda incessante di pazienti gravemente feriti. “La scena era un inferno: ondate di pazienti con ferite devastanti riempivano ogni angolo del pronto soccorso”.

Quella stessa settimana, le forze SAF hanno bombardato una fabbrica di olio di arachidi e un quartiere civile a Nyala, nel Darfur Meridionale, sopraffacendo un altro ospedale sostenuto da MSF. Questi non sono attacchi isolati. Questa guerra viene condotta con una brutalità spietata—contro i civili, contro gli ospedali, contro la vita stessa.

Lockyear ha rivolto un disperato appello al Consiglio di Sicurezza: questa catastrofe non può essere affrontata con altre dichiarazioni vuote. “Il sistema di aiuti umanitari in Sudan è soffocato—bloccato dalla burocrazia, dall’insicurezza e dall’ostruzionismo politico,” ha denunciato. Ha chiesto un “patto umanitario” per il Sudan, che garantisca protezione ai civili, accesso sicuro agli operatori umanitari, il rispetto del diritto internazionale da parte delle fazioni in guerra e meccanismi di responsabilità più rigorosi.

Ma le parole non bastano. Alle nazioni donatrici Lockyear ha chiesto che il finanziamento deve essere immediato, costante e molto più significativo. Al Segretario Generale dell’ONU, che deve essere imposta la ridistribuzione di tutte le agenzie umanitarie in Sudan, senza più ritardi. Ai leader mondiali, di bloccare immediatamente il traffico di armi verso i gruppi che stanno massacrando i civili.

Christina Markus Lassen (centre at table), Permanent Representative of Denmark to the United Nations and President of the Security Council for the month of March, chairs the Security Council meeting that heard Reports of the Secretary-General on the Sudan and South Sudan. (UN Photo/Manuel Elías)

Senza un intervento immediato, il Sudan diventerà la tomba di un’intera generazione. Milioni di bambini non solo moriranno, ma saranno cancellati dalla storia, dimenticati da un mondo che ha scelto di voltare le spalle. Se la comunità internazionale non agisce ora, il dramma sudanese non rimarrà confinato. L’intera regione verrà destabilizzata, milioni di rifugiati si riverseranno oltre i confini, e le conseguenze ricadranno su tutti.

“Questa non è solo la crisi del Sudan—è una catastrofe globale” ha ammonito Russell.

Eppure i grandi leader sono occupati con altre crisi. Il presidente Donald Trump ripete dalla Casa Bianca che vuole imporre la pace tra Ucraina e Russia così come tra palestinesi e israeliani, perché :troppe vite si sono già perse”. E del Sudan? Perché non ne parla? Le vite perse nella catastrofe del paese africano precipitato nella guerra civile non contano?

All’uscita del Consiglio di Sicurezza Lockyear si è fermato con i giornalisti e quando gli abbiamo chiesto se avesse un messaggio per il presidente Trump dato che del Sudan non parla mai, il capo di MSF ha risposto: “Penso che il messaggio sia lo stesso di quello che abbiamo ribadito oggi: abbiamo bisogno di un aumento drammatico e urgente degli aiuti umanitari. Questa guerra deve rispettare il diritto umanitario internazionale—ogni conflitto ha delle regole, e ci aspettiamo che i civili siano protetti e risparmiati dagli orrori che abbiamo visto in Sudan negli ultimi due anni”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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