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Mentre M23 espande la sua presa nella DR Congo, il Consiglio di Sicurezza discute

In meno di tre settimane la ministra degli Esteri congolese Thérèse Kayikwamba Wagner torna a chiedere l'azione immediata dei Quindici

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Mentre M23 espande la sua presa nella DR Congo, il Consiglio di Sicurezza discute

Thérèse Kayikwamba Wagner, Minister of Foreign Affairs, International Cooperation and Francophonie of the Democratic Republic of the Congo, addresses the Security Council meeting on the situation concerning the Democratic Republic of the Congo. (UN Photo)

Time: 5 mins read

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha convocato mercoledì sera una sessione di emergenza per affrontare l’escalation del conflitto nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (DRC, RDC in italiano). L’avanzata rapida dei ribelli del Movimento del 23 marzo (M23), sostenuti dal Ruanda, ha intensificato le tensioni regionali, spingendo la comunità internazionale a una discussione urgente.

Il conflitto ha causato una grave crisi umanitaria. La presa di Goma da parte dell’M23 e delle Forze di Difesa Ruandesi ha portato allo sfollamento di quasi un milione di persone nel Nord e Sud Kivu. I civili, in particolare donne e bambine, affrontano un rischio crescente di violenze, comprese violenze sessuali. Sono emerse segnalazioni di atrocità, come lo stupro di 165 donne e casi di persone bruciate vive nella prigione di Muzenze a Goma all’inizio di questo mese. Il Consiglio di Sicurezza ha sottolineato la necessità che tutte le parti rispettino il diritto umanitario internazionale e garantiscano un accesso umanitario senza restrizioni alle popolazioni colpite.

Bintou Keita, Inviata Speciale dell’ONU per la RDC, ha sottolineato la gravità della situazione, affermando che la conquista di città chiave da parte dell’M23, tra cui Goma e Bukavu, ha significativamente aumentato il rischio di un conflitto regionale più ampio. Ha esortato il Consiglio di Sicurezza ad adottare “misure urgenti e decisive” per prevenire un’ulteriore escalation. Huang Xia, Inviato Speciale dell’ONU per la regione dei Grandi Laghi, ha ribadito queste preoccupazioni, sottolineando che la dinamica attuale rende la minaccia di una guerra regionale più imminente che mai.

L’Ambasciatore francese Nicolas De Riviere ha chiesto l’adozione immediata di una bozza di risoluzione a sostegno dell’integrità territoriale e della sovranità della RDC. La risoluzione proposta richiede la fine dell’offensiva dell’M23 e il ritiro delle truppe ruandesi dal territorio congolese. De Riviere ha sottolineato che l’intensificarsi della crisi aumenta quotidianamente il rischio di una guerra regionale

L’Ambasciatore James Kariuki, vece rappresentante del Regno Unito ha espresso profonda preoccupazione per l’avanzata continua dell’M23 e delle Forze di Difesa Ruandesi nella RDC, definendola una violazione inaccettabile della sovranità congolese e una violazione della Carta delle Nazioni Unite. Ha chiesto l’immediata cessazione delle ostilità e ha enfatizzato la necessità di un ritorno al dialogo attraverso processi di pace guidati dall’Africa. Kariuki ha inoltre evidenziato la grave crisi umanitaria derivante dal conflitto, osservando che la presa di Goma ha causato lo sfollamento di quasi un milione di persone nel Nord e Sud Kivu.

La rappresentante degli Stati Uniti, l’Ambasciatrice “incaricata d’affari” Dorothy Shea, ha espresso un forte sostegno alla Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO) e a tutto il personale dell’ONU coinvolto negli sforzi per la pace e gli aiuti umanitari nella regione. L’inviata statunitense ha dichiarato: “Gli Stati Uniti estendono il loro pieno sostegno alla MONUSCO e a tutto il personale delle Nazioni Unite impegnato nella risposta pacifica e umanitaria alla crisi.”

Il rappresentante russo ha sottolineato l’importanza di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della RDC e sostenuto il principio della non interferenza negli affari interni delle nazioni sovrane e ha sollecitato soluzioni regionali ai conflitti. Il rappresentante cinese ha evidenziato la necessità di una risoluzione pacifica attraverso il dialogo ed ha espresso sostegno alle iniziative regionali volte a stabilizzare la situazione, sostenendo soluzioni guidate dall’Africa per le questioni africane.

L’Ambasciatore greco Evangelos Sekeris ha ribadito l’importanza di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della RDC. Sekeris ha condannato fermamente la cattura delle città da parte dell’M23 e ha chiesto una de-escalation urgente e il rispetto dell’accordo di cessate il fuoco stabilito ad agosto. Sekeris ha espresso profonda preoccupazione per le gravi conseguenze umanitarie e di sicurezza derivanti dall’offensiva dell’M23 e ha riaffermato il pieno sostegno della Grecia alla Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO).

Durante la riunione il gruppo A3 Plus (composto da Algeria, Sierra Leone, Somalia e Guyana), ha espresso una posizione comune sulla crescente crisi nella Repubblica Democratica del Congo. Nel comunicato congiunto, il gruppo A3 Plus ha esortato “il Governo del Ruanda a ritirare le proprie truppe dai territori della RDC senza condizioni e senza ritardi, e a cessare il suo presunto sostegno all’M23.” Questa dichiarazione rappresenta una presa di posizione significativa, poiché il gruppo ha esplicitamente chiesto il ritiro delle forze ruandesi e la fine del loro sostegno ai ribelli dell’M23.

Thérèse Kayikwamba Wagner, Ministro degli Esteri della RDC, ha rivolto, per la seconda volta in meno di tre settimane,  un appello  al Consiglio di Sicurezza, chiedendo il ritiro immediato delle truppe ruandesi dal territorio congolese. Ha accusato queste forze di violare il diritto internazionale, causando morte e devastazione e compromettendo la sovranità della RDC. Le dichiarazioni di Wagner hanno sottolineato l’urgenza della situazione e la necessità di un intervento internazionale per ripristinare la pace e la stabilità nella regione.

Ernest Rwamucyo, Permanent Representative of the Republic of Rwanda to the United Nations, addresses the Security Council meeting on the situation concerning the Democratic Republic of the Congo. (UN Photo)

l’Ambasciatore del Ruanda presso l’ONU, Ernest Rwamucyo, nel suo intervento ha sottolineato che “la leadership africana deve guidare la risoluzione di questo conflitto” e ha criticato il presidente della Repubblica Democratica del Congo per aver cercato sanzioni contro il Ruanda da parte dei governi occidentali. Inoltre, Rwamucyo ha evidenziato l’importanza di soluzioni regionali, affermando che “le iniziative africane sono fondamentali per una pace duratura nella regione dei Grandi Laghi”.

Dopo la sessione del Consiglio di Sicurezza, la Ministra degli Esteri Wagner ha risposto alle domande dei giornalisti, fornendo ulteriori dettagli sulla posizione della DRC. Ha ribadito la richiesta di ritiro delle truppe straniere e ha enfatizzato l’importanza di rispettare l’integrità territoriale del suo paese. Wagner ha inoltre evidenziato la drammatica situazione umanitaria causata dal conflitto, facendo appello per un aumento dell’assistenza internazionale per affrontare le esigenze delle popolazioni sfollate e sostenere gli sforzi per raggiungere una pace sostenibile.

L’incontro di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla RDC evidenzia ancora una volta la profonda preoccupazione della comunità internazionale per l’aggravarsi del conflitto e il rischio che destabilizzi l’intera regione dei Grandi Laghi, ma concretamente non ha preso finora alcuna misura per fermare le forze militari ribelli appoggiate dal Rwanda. L’appello unanime per la cessazione delle ostilità, il ritiro delle truppe straniere e il ritorno al dialogo riflette un impegno collettivo “a parole” per evitare un ulteriore deterioramento della situazione, ma si attende una nuova risoluzione che minacci sanzioni. Man mano che la crisi si sviluppa, le prossime mosse intraprese dagli attori regionali e dalla comunità internazionale saranno cruciali nel determinare se i discorsi senza il bastone delle risoluzioni possono portare alla pace o invece provocare un’ulteriore escalation del conflitto.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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