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Al Consiglio di Sicurezza si dibatte il fragile futuro della Siria e delle sue donne

L'Inviato Speciale dell'ONU Geir Pedersen preoccupato per la mancanza di un quadro legale per la transizione e per il rischio di abusi e pratiche discriminatorie

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Al Consiglio di Sicurezza si dibatte il fragile futuro della Siria e delle sue donne

Koussay Aldahhak, Permanent Representative of the Syrian Arab Republic, addresses the Security Council meeting on the situation in the Middle East (Syria). (UN Photo/Loey Felipe)

Time: 6 mins read

Mercoledì, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sotto la guida della presidenza cinese, si è riunito per affrontare la situazione politica e umanitaria in Siria, dopo la recente caduta del regime di Bashar al-Assad. La sessione ha incluso briefing da parte di alti funzionari delle Nazioni Unite concentrandosi sulla transizione politica in corso e sulle urgenti necessità umanitarie nel paese.

Geir O. Pedersen, Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Siria, ha sottolineato l’importanza cruciale di una transizione politica inclusiva, guidata dai siriani stessi, in linea con i principi stabiliti nella Risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di Sicurezza.

Pedersen ha evidenziato l’impegno pubblico delle autorità provvisorie nel costruire una nuova Siria rappresentativa di tutti i suoi cittadini. Il 29 gennaio, varie fazioni militari si sono riunite a Damasco, dichiarando la dissoluzione della Costituzione del 2012 e degli altri elementi rimanenti del vecchio regime. Ahmad al-Sharaa è stato nominato Presidente ad interim, con la promessa di formare un governo di transizione completo, che porterà a elezioni libere ed eque.

Nonostante questi sviluppi, Pedersen ha espresso preoccupazione per la mancanza di un chiaro quadro legale che guidi la transizione, il rischio di abusi da parte delle autorità provvisorie e segnalazioni di pratiche discriminatorie, in particolare contro le donne. Ha esortato la leadership ad interim a implementare procedure concrete per garantire l’inclusività e a sviluppare un quadro di giustizia transitoria per affrontare i torti del passato.

“Tutti i siriani che ho incontrato… mi hanno sottolineato quanto desiderino nomine istituzionali, un governo di transizione, un organo legislativo provvisorio, un processo di dialogo nazionale e qualsiasi comitato preparatorio, e questi devono essere credibili e inclusivi”, ha dichiarato Pedersen ai Quindici ambasciatori, aggiungendo che, in particolare, le donne siriane chiedono più di una semplice protezione:”Vogliono una partecipazione significativa nel processo decisionale o nelle nomine per posizioni chiave, basata sulle loro qualifiche, e la possibilità di partecipare alle istituzioni di transizione, affinché le loro prospettive siano prese in considerazione, incluse quelle relative alla condizione e ai diritti delle donne siriane”.

La fragile situazione della sicurezza continua a minacciare i progressi politici, ha avvertito Geir O. Pedersen, citando le ostilità in corso nel nord-est della Siria, con scontri quotidiani, scambi di artiglieria e attacchi aerei che colpiscono civili e infrastrutture. Una recente ondata di attentati con autobombe nelle zone residenziali ha causato numerose vittime.

Pur accogliendo con favore il primo dialogo tra le autorità provvisorie e le Forze Democratiche Siriane (SDF) a guida curda nel nord-est, Pedersen ha esortato gli Stati Uniti, la Turchia e gli attori regionali e nazionali a collaborare per trovare “compromessi reali” che possano garantire pace e stabilità. “È fondamentale che tutte le porte rimangano aperte per garantire l’inclusione di tutte le parti della Siria e di tutte le principali componenti nel processo di transizione politica”, ha aggiunto l’inviato speciale dell’ONU per la Siria.

Pedersen ha esortato gli Stati che applicano sanzioni a considerare l’allentamento delle restrizioni in settori critici come l’energia e la finanza, sottolineando che molti siriani misureranno i progressi non solo in base alle riforme politiche, ma anche al prezzo del cibo, all’accesso all’elettricità e alle opportunità di lavoro.

Joyce Msuya, Vice Segretario Generale per gli Affari Umanitari dell’ONU e Coordinatrice degli Aiuti d’Emergenza, ha fornito un quadro aggiornato sulle sfide umanitarie aggravate dalle ostilità in corso, soprattutto nel nord della Siria.

I conflitti recenti nelle regioni di Mennbij, Ar-Raqqa e Al-Hasakeh hanno causato sfollamenti di massa e danni alle infrastrutture. Dalla fine di novembre 2024, le Nazioni Unite e i loro partner hanno fornito aiuti a oltre 3,3 milioni di persone, inclusa assistenza alimentare e sanitaria.

Msuya ha sottolineato la necessità di operazioni transfrontaliere dalla Turchia, riferendo che solo a gennaio 94 camion con forniture essenziali hanno attraversato il confine siriano. Ha anche evidenziato l’importanza di ripristinare servizi essenziali e infrastrutture, facilitando il ritorno dei 6 milioni di rifugiati siriani che stanno considerando il rimpatrio.

Tuttavia, la carenza di fondi rappresenta una sfida significativa. Le Nazioni Unite e i loro partner hanno lanciato un appello per 1,2 miliardi di dollari per sostenere 6,7 milioni di persone fino a marzo 2025. Msuya ha sollecitato contributi finanziari più generosi e maggiore chiarezza sulle implicazioni del recente blocco dei finanziamenti da parte degli Stati Uniti, che in precedenza rappresentavano una parte significativa del piano di risposta umanitaria in Siria.

A wide view of the Security Council meeting on the situation in the Middle East (Syria). On the screen is Geir Pedersen, Special Envoy of the Secretary-General for Syria. (UN Photo/Loey Felipe)

L’ambasciatrice Barbara Woodward, Rappresentante Permanente del Regno Unito. ha riconosciuto i progressi fatti dalle autorità ad interim siriane, accogliendo con favore il loro impegno a formare un governo di transizione inclusivo. Woodward ribadito la posizione del Regno Unito secondo cui, pur essendo i siriani a dover determinare il proprio futuro, la comunità internazionale deve svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere la stabilizzazione e la ricostruzione del paese.

Woodward ha annunciato un nuovo impegno del Regno Unito di oltre 3,7 milioni di dollari per l’iniziativa “Grain from Ukraine”, destinata a ridurre la sofferenza della popolazione siriana più vulnerabile. Ha anche sottolineato l’importanza di affrontare le questioni legate alle armi chimiche siriane, accogliendo con favore la recente visita del Direttore Generale dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche a Damasco l’8 febbraio.

Dorothy Shea, Ambasciatrice ad interim degli Stati Uniti presso l’ONU, ha evidenziato i contributi significativi degli Stati Uniti nella gestione e messa in sicurezza dei campi nel nord-est della Siria, come al-Hol e Roj, dove sono ospitati individui legati all’ISIS.

Shea ha avvertito che il supporto statunitense non può continuare indefinitamente, esortando gli altri paesi a rimpatriare i propri cittadini ancora presenti nei campi. Ha inoltre espresso preoccupazioni per le ostilità in corso nel nord della Siria e ha ribadito l’impegno degli Stati Uniti per un cessate il fuoco, permettendo ai partner locali di concentrare gli sforzi sulla lotta all’ISIS e sulla sicurezza delle strutture di detenzione e dei campi profughi.

Karla Quintana (centre), head of the Independent Institution, visits Al Marjeh Square in Damascus, a focal point where families of missing persons display photos in hopes of finding their loved ones. (Photo IIMP Syria)

La Russia, storico alleata del precedente governo siriano, ha sottolineato l’importanza di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale della Siria durante la fase di transizione. Il rappresentante russo ha riconosciuto il cambiamento di leadership, sottolineando la necessità di un processo politico guidato e controllato dai siriani stessi. L’ambasciatore Vassily Nebenzia ha invitato la comunità internazionale a sostenere le autorità ad interim nel mantenere la stabilità ed evitare un vuoto di potere che potrebbe essere sfruttato da organizzazioni terroristiche. Inoltre, Mosca ha ribadito la necessità di revocare le sanzioni unilaterali che potrebbero ostacolare la ripresa economica della Siria e compromettere la distribuzione degli aiuti umanitari.

La Cina, come Presidente del Consiglio di Sicurezza per il mese di febbraio 2025, con il suo ambasciatore Fu Cong ha svolto un ruolo chiave nel facilitare le discussioni. Il rappresentante cinese ha ribadito il principio di non ingerenza, sottolineando che il futuro della Siria deve essere deciso dal popolo siriano senza imposizioni esterne. Cong ha accolto con favore l’impegno delle autorità ad interim nel formare un governo inclusivo e ha chiesto un aumento dell’assistenza umanitaria per rispondere ai bisogni urgenti della popolazione siriana. Pechino ha inoltre sottolineato la necessità di ricostruire le infrastrutture e rilanciare l’economia siriana, incoraggiando la comunità internazionale a fornire supporto in questi settori.

La Francia, pur esprimendo un cauto ottimismo sugli sviluppi recenti in Siria, ha sottolineato l’importanza di garantire giustizia e responsabilità per i crimini del passato. Il rappresentante francese ha chiesto l’istituzione di meccanismi di indagine e processi per i crimini di guerra commessi durante il conflitto. Ha inoltre evidenziato la necessità di proteggere i diritti umani, in particolare quelli delle minoranze e dei gruppi vulnerabili, durante la fase di transizione. La Francia ha promesso il suo sostegno agli sforzi umanitari, sottolineando l’importanza di un coordinamento efficace nella distribuzione degli aiuti, affinché raggiungano le persone più bisognose.

Amir Saeid Iravani, Permanent Representative of the Islamic Republic of Iran, addresses the Security Council meeting on the situation in the Middle East (Syria). (UN Photo/Eskinder Debebe)

Alla riunione, oltre ai Quindici membri del Consiglio, sono intervenuti altri paesi membri che rischiano molto dalle sorti future della Siria.  L’Ambasciatore dell’Iran presso l’ONU, Saeid Iravani (Tehran, come Mosca, ha protetto per anni il regime di Assad) ha ribadito l’impegno del suo paese a favore della sovranità, dell’indipendenza, dell’unità e dell’integrità territoriale della Siria. Iravani ha sottolineato che il futuro della Siria deve essere deciso esclusivamente dal popolo siriano, senza interferenze esterne. Iravani ha espresso sostegno alla formazione di un governo inclusivo, attraverso elezioni libere e un dialogo nazionale ampio, garantendo una rappresentanza equa per tutti i siriani. Il diplomatico iraniano ha inoltre chiesto la revoca delle sanzioni unilaterali, evidenziando il loro impatto negativo sulla ricostruzione della Siria e sul benessere dei suoi cittadini.

Alla riunione del Consiglio di Sicurezza, Koussay Aldahhak, Rappresentante Permanente della Siria, ha rilasciato una dichiarazione sottolineando l’impegno del Paese a favore di relazioni amichevoli basate sul rispetto reciproco e sugli interessi comuni. Il diplomatico siriano che era già arrivato al Palazzo di Vetro come inviato del regime di Assad ma non è stato mai cambiato dal nuovo governo di Damasco, ha assicurato al Consiglio che la nuova Siria non diventerà un rifugio per il terrorismo né rappresenterà una minaccia per nessuna nazione. Aldahhak ha inoltre evidenziato l’impegno delle autorità ad interim nella formazione di un governo inclusivo, nell’unificazione di tutti i territori siriani e nella ripresa economica della nazione. Il diplomatico siriano ha ribadito la determinazione della Siria a costruire uno Stato fondato sulla libertà, l’uguaglianza, lo stato di diritto e la democrazia, esprimendo la volontà collettiva di ricostruire il Paese e garantire un futuro migliore ai suoi cittadini.

Le discussioni del Consiglio di Sicurezza hanno messo in luce le sfide complesse che la Siria dovrà affrontare durante questa fase di transizione.  Il sostegno continuo della comunità internazionale sarà cruciale mentre la Siria affronta una transizione complessa verso la pace e la stabilità.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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