Il fragile equilibrio umanitario nello Yemen è stato spezzato ancora una volta. Dopo l’arresto di altri sette operatori delle Nazioni Unite da parte dei ribelli sciiti Houthi, l’ONU ha annunciato una misura drastica: la sospensione immediata di tutti i viaggi nelle aree sotto il controllo delle autorità de facto. Una decisione che mette in evidenza non solo l’aumento delle tensioni tra le parti in conflitto, ma anche le gravi ripercussioni sulla popolazione, ormai intrappolata in una delle peggiori crisi umanitarie della storia.
Il comunicato ufficiale dell’ONU, rilasciato nelle ultime ore, denuncia con forza la “detenzione arbitraria” dei suoi operatori umanitari, avvenuta il 23 gennaio scorso. Secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, tali azioni sono “inaccettabili” e ostacolano gravemente la capacità dell’Organizzazione di fornire aiuti essenziali a milioni di persone che lottano quotidianamente contro fame, malattie e precarietà.
Prima di questo recente episodio, erano già 16 i dipendenti del “Palazzo di Vetro” trattenuti dai miliziani, oltre a decine di membri di ONG internazionali e diplomatici, alcuni dei quali in detenzione arbitraria dal 2021.
“La continua presa di mira del nostro personale e dei nostri partner umanitari “, ha sottolineato Guterres, “ha un impatto devastante sulla nostra capacità di raggiungere chi ne ha più bisogno”. La situazione, già critica, potrebbe ulteriormente peggiorare a causa dell’interruzione delle operazioni, che garantiscono cibo, medicine e supporto vitale in un Paese dove l’80% della popolazione dipende dagli aiuti internazionali.
Questa scelta rappresenta un colpo significativo agli aiuti al Paese, dove l’accesso alle aree controllate dagli Houthi è fondamentale per raggiungere coloro che vivono in condizioni disperate. Nonostante ciò, l’ONU continuerà a dialogare con i leader dei miliziani per garantire il rilascio immediato e incondizionato dei propri collaboratori.
Dal 2014, i ribelli yemeniti, sostenuti dall’Iran, controllano gran parte del nord dello Paese, inclusa la capitale Sana’a. La guerra civile che li oppone al governo riconosciuto a livello internazionale, supportato da una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, si è trasformata in una lotta con implicazioni drammatiche.
Il conflitto, che dura ormai da oltre un decennio, ha devastato il territorio. La mancanza di accesso agli aiuti, unita alla distruzione delle infrastrutture, ha portato la popolazione sull’orlo della carestia.
Un segnale di possibile distensione era arrivato nei giorni scorsi, quando il Movimento aveva rilasciato l’equipaggio di una nave mercantile trattenuta per oltre un anno. Questo gesto, sebbene isolato, aveva alimentato le speranze di una liberazione imminente anche per il personale Onu e delle altre organizzazioni internazionali.