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Il Consiglio di Sicurezza rinnova risoluzione contro attacchi Yemen nel Mar Rosso

Dopo il voto, l’inviato Speciale ONU Hans Grundberg ha evidenziato la tendenza all’escalation provocata dalle forze Houthi che allontana la pace

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il Consiglio di Sicurezza rinnova risoluzione contro attacchi Yemen nel Mar Rosso

Security Council adopts Resolution 2768 (2025) on the situation in Yemen and the Red Sea during the meeting on maintenance of international peace and security. The resolution was adopted with 12 votes in favour; 0 against; 3 abstentions (Algeria, China, Russian Federation). A view of Council members voting in favour of the resolution. ( UN Photo/Evan Schneider)

Time: 5 mins read

C’è un paese del Medio Oriente che a causa dei conflitti riaccesi dopo il 7 ottobre 2023 – giorno dell’attacco terroristico di Hamas contro Israele –  ha perso una grande occasione di stabilizzazione, smarrendo un processo di pace che sembrava ben avviato: lo Yemen. Dopo infatti oltre dieci anni di guerra civile, i contendenti – gli Houti ex ribelli ora al governo appoggiati dall’Iran contro le forze militari dell’ex governo ora in esilio appoggiato dall’ Arabia Saudita -sembravano avviati verso la coesistenza ed era iniziata una lenta ripresa economico e sociale di un paese straziato da anni persino da carestie portate dalla guerra. Ma ecco che lo scontro tra Israele e Hamas a Gaza e tra Israele e Hezbollah in Libano, ha risucchiato lo Yemen nel vortice di una guerra lontana diventata di colpo vicina, compromettendo il percorso di pace iniziato.

Così ad un anno dall’adozione di un testo che chiedeva agli Houthi di cessare immediatamente tutti gli attacchi contro navi mercantili e commerciali nel Mar Rosso, il Consiglio di Sicurezza ha ribadito mercoledì tale richiesta in una nuova risoluzione e ha richiesto un monitoraggio continuo della situazione, poiché questi attacchi continuano con crescente sofisticazione.

Adottando la risoluzione 2768 (2025) con un voto di 12 a favore, nessuno contrario e 3 astensioni (Algeria, Cina, Federazione Russa), il Consiglio ha esteso, fino al 15 luglio 2025, la richiesta al Segretario Generale di fornire rapporti scritti mensili sugli attacchi degli Houthi contro navi mercantili e commerciali nel Mar Rosso. Ha inoltre ribadito la richiesta che gli Houthi cessino immediatamente tali attacchi e rilascino la Galaxy Leader e il suo equipaggio.

Inoltre, l’organismo composto da 15 membri ha preso atto dell’uso di armi avanzate in questi attacchi e ha richiesto che gli Stati membri smettano di fornire armi agli Houthi. Sottolineando la necessità di affrontare le cause profonde di questi attacchi – inclusi i conflitti che contribuiscono alle tensioni regionali e alla perturbazione della sicurezza marittima – il Consiglio ha esortato alla cautela e alla moderazione per evitare un’ulteriore escalation della situazione nel Mar Rosso e nella regione più ampia.

The Old City of Sana’a in Yemen. (Photo UNESCO/Maria Gropas )

Parlando dopo il voto, la rappresentante degli Stati Uniti ha sottolineato che, sebbene gli Houthi “non abbiano rispettato” la precedente risoluzione del Consiglio su questa questione, estendere l’obbligo di reporting – includendo “informazioni sulle armi che tutti sappiamo essere fornite dall’Iran agli Houthi” – darà al Consiglio approfondimenti accurati e tempestivi per guidare le sue deliberazioni. Ha aggiunto: “Gli attacchi contro qualsiasi nave nel Mar Rosso, indipendentemente dalla provenienza o dalla proprietà, sono del tutto inaccettabili; sostenere il contrario rischia di legittimare chiare violazioni del diritto internazionale.”

“La sicurezza marittima e la libertà di navigazione nel Mar Rosso sono sotto estrema pressione,” ha osservato il rappresentante della Grecia, aggiungendo che “questi attacchi hanno un impatto diretto su tutti noi.” La sicurezza marittima è destinata a deteriorarsi ulteriormente, mentre il reindirizzamento delle rotte di navigazione continua a favorire percorsi alternativi più sicuri ma più costosi. Ha quindi sottolineato la necessità di porre fine agli attacchi degli Houthi “esaminando le origini dell’uso di armi avanzate e preservando l’applicabilità dell’embargo sulle armi.”

Tuttavia, il rappresentante della Federazione Russa, la cui delegazione si è astenuta, ha sottolineato il “quadro unilaterale” dipinto dagli autori principali del testo – Grecia e Stati Uniti. “Se si giudicasse la situazione solo usando il testo di questa risoluzione, si sarebbe portati a credere che l’unico fattore destabilizzante nella regione sia ciò che sta facendo Ansar Allah,” ha detto.  Il testo tralascia l’aspetto più importante della situazione sul campo, vale a dire la campagna militare aggressiva guidata da Stati Uniti e Regno Unito contro un paese sovrano. Pur non giustificando le azioni degli Houthi, ha dichiarato che la sua delegazione non comprende la logica degli Stati Uniti di sollecitare il Consiglio a lavorare insieme continuando al contempo a “gettare [lo Yemen] nel caos.”

Allo stesso modo, il rappresentante della Cina – evidenziando le operazioni militari in corso da un anno di Stati Uniti e Regno Unito contro lo Yemen, nonché la recente escalation tra gli Houthi e Israele – ha affermato che concentrarsi solo sugli attacchi alle navi non è sufficiente per risolvere il “dilemma” che lo Yemen sta affrontando nel Mar Rosso. “Le tensioni nel Mar Rosso sono una manifestazione significativa del conflitto di Gaza,” ha osservato, esprimendo rammarico per il fatto che la risoluzione odierna non chiarisca chiaramente questa correlazione.

Il rappresentante dell’Algeria, Presidente del Consiglio per il mese di gennaio, ha parlato a titolo nazionale per affermare che l’astensione della sua delegazione non deve essere interpretata né come una riserva rispetto al rapporto mensile del Segretario Generale sulla situazione nel Mar Rosso, né come un consenso agli attacchi degli Houthi. Piuttosto, riflette preoccupazioni sull’attuazione della risoluzione 2722 (2024) e su ciò che l’Algeria ritiene essere un “uso improprio e un’interpretazione errata del diritto alla difesa” conducendo attacchi sul territorio di paesi sovrani, ha detto.

Intanto sempre mercoledì l’inviato Speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen ha informato il Consiglio di Sicurezza, avvertendo delle gravi conseguenze che potrebbero seguire se le ostilità derivanti dal conflitto civile di lunga data – che ora si sono estese a tutta la regione – continuassero per un secondo decennio.

L’Inviato Speciale Hans Grundberg ha evidenziato la preoccupante tendenza all’escalation provocata dalle forze Houthi dello Yemen, che lo scorso anno hanno iniziato ad attaccare le spedizioni internazionali nel Mar Rosso in supporto delle operazioni di Hamas a Gaza, provocando attacchi di ritorsione da parte di diversi Stati, tra cui Stati Uniti, Regno Unito e Israele. Questi attacchi, insieme agli attacchi contro i porti yemeniti del Mar Rosso e l’aeroporto internazionale di Sana’a, hanno gravemente danneggiato le infrastrutture civili e interrotto le operazioni umanitarie negli ultimi mesi.

Tali azioni hanno ripercussioni di vasta portata, ha sottolineato anche Joyce Msuya, Coordinatrice per i Soccorsi d’Emergenza delle Nazioni Unite, notando che le infrastrutture essenziali per gli sforzi di soccorso umanitario “devono essere risparmiate” poiché il loro danneggiamento “causa difficoltà e sofferenze immense per i civili”.

L’impatto umanitario del conflitto ha lasciato quasi metà della popolazione yemenita – oltre 17 milioni di persone – incapace di soddisfare i propri bisogni alimentari di base. Ciò è dovuto in parte a un grave declino delle operazioni portuali. Gli yemeniti dipendono dalle importazioni per oltre due terzi del loro cibo – principalmente attraverso Hudaydah, sul Mar Rosso – e per il 90 per cento delle loro forniture mediche.
A causa dell’aumento dei combattimenti da quando gli Houthi (formalmente noti come Ansar Allah) sono stati coinvolti nel conflitto di Gaza, le spedizioni attraverso i porti sono scese al 30% della capacità totale. Nel frattempo, focolai di colera e malnutrizione colpiscono in modo sproporzionato donne, bambini e gruppi emarginati.

A wide view as Hans Grundberg (on screen), Special Envoy of the Secretary-General for Yemen, briefs the Security Council meeting on the situation in the Middle East (Yemen). (UN Photo/Manuel Elías)

Entrambi gli alti funzionari dell’ONU hanno sottolineato la necessità di un’azione urgente e unitaria dei Quindici.
“La stabilità regionale richiede, in parte, il raggiungimento della pace in Yemen,” ha affermato Grundberg,  sottolineando l’importanza di un cessate il fuoco a livello nazionale e di impegni concreti da parte di tutte le parti per affrontare le sfide economiche dello Yemen, tra cui l’unificazione della banca centrale e la ripresa delle esportazioni di petrolio.
Grundberg ha lanciato una serie di dialoghi politici, dando priorità alla partecipazione significativa di donne e giovani, per costruire una visione inclusiva per il futuro dello Yemen: “Questi sforzi sono fondamentali per gettare le basi di un processo politico più ampio,” e inoltre Grundberg ha chiesto il rilascio immediato di coloro che sono detenuti arbitrariamente, sottolineando le sofferenze degli individui e delle famiglie coinvolte.

La funzionaria umanitaria Msuya ha esortato il Consiglio di Sicurezza a garantire il rispetto del diritto umanitario internazionale, proteggere le infrastrutture critiche e finanziare pienamente le operazioni umanitarie,
espremendo cauto ottimismo e riportando “progressi modesti ma costanti” nel facilitare l’accesso umanitario, incluso il primo attraversamento delle linee del fronte nella città contesa di Ta’iz, nel sud, dal 2016.
“L’unità di questo Consiglio e il suo messaggio coerente alle parti sull’importanza di una soluzione negoziata saranno fondamentali nei prossimi mesi,” ha affermato Grundberg.

Una soluzione politica duratura rimane il modo più praticabile per porre fine alle sofferenze in Yemen, hanno sottolineato entrambi i funzionari delle Nazioni Unite. Mente il Consiglio di Sicurezza era riunito, è giunta la conferma dell’accordo raggiunto sul cessate il fuoco tra Hamas e Israele, un spinta fondamentale per far riprendere dall’ONU quel processo di pace perduto in Yemen.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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