Dai dati forniti martedì dall’agenzia per la migrazione delle Nazioni Unite (IOM), l’aumento della violenza delle gang ad Haiti ha triplicato il numero di persone sfollate nel corso di un anno. L’IOM ha quindi lanciato un appello per “un’assistenza umanitaria sostenuta, necessaria per salvare e proteggere vite umane”.
Secondo i dati più recenti più di un milione di persone sono state sfollate in tutta Haiti fino ad oggi, rispetto alle 315.000 registrate il 20 dicembre 2023.
“I dati più concreti indicano che circa 1.041.000 persone vivono attualmente in condizioni di sfollamento ad Haiti. La maggior parte di queste persone è stata sfollata più volte,” ha dichiarato il portavoce dell’IOM, Kennedy Okoth Omondi.
La maggioranza di coloro che sono stati costretti a fuggire ha abbandonato la capitale, Port-au-Prince, dove la violenza delle gang armate è “implacabile” e i servizi essenziali, in particolare la sanità, sono crollati. La situazione è aggravata dall’insicurezza alimentare crescente.
Anche le province vicine sono state colpite dalla violenza e da un afflusso di haitiani in fuga dall’instabilità. “Molti cercano rifugio nelle province, sovraccaricando le comunità ospitanti e mettendo a dura prova risorse già limitate,” ha aggiunto Omondi. Nel dipartimento di Artibonite, ad esempio, il numero di sfollati è triplicato nel 2024, raggiungendo oltre 84.000 persone, dimostrando come la violenza si sia diffusa oltre la capitale haitiana.
Secondo l’Ufficio per i Diritti Umani dell’ONU (OHCHR), l’ondata di violenza delle gang ha causato più di 5.600 morti nel 2024. In episodi recenti, le gang sono state ritenute responsabili di massacri in cui centinaia di persone sono state uccise. In un caso, alcune vittime sono state smembrate, accusate di utilizzare presunte pratiche voodoo per causare la morte del leader di una gang, con parti dei loro corpi gettate in mare.
L’OHCHR ha anche documentato 315 linciaggi di membri delle gang o di persone presumibilmente associate a loro, alcuni dei quali facilitati da agenti di polizia haitiani. Il 24 dicembre, uomini armati hanno aperto il fuoco su giornalisti durante una conferenza stampa per annunciare la riapertura del più grande ospedale pubblico del paese, uccidendo tre persone.
La deportazione di circa 200.000 haitiani, principalmente dalla Repubblica Dominicana, ha ulteriormente sovraccaricato i servizi sociali già al collasso del paese.
“Le comunità stanno già lottando per sopravvivere,” ha sottolineato Omondi.

La crescente violenza ha reso sempre più difficile per le agenzie umanitarie raggiungere in sicurezza le persone più vulnerabili nei siti di sfollamento, concentrati principalmente nella capitale. Il numero di questi siti è passato da 73 a 108 in un anno, caratterizzati da grave sovraffollamento e carenza di cibo, acqua pulita, servizi igienico-sanitari ed educazione. “Le condizioni in questi siti sono in peggioramento, con famiglie che lottano per sopravvivere in rifugi di fortuna, affrontando crescenti rischi per la salute e la protezione,” ha detto Omondi.
Il piano di risposta umanitaria delle Nazioni Unite per Haiti, del valore di 674 milioni di dollari, è finanziato solo al 42%, lasciando un deficit di 388 milioni di dollari.
Il 23 dicembre, il Consiglio di Sicurezza ha sottolineato la necessità di intensificare il sostegno alla polizia nazionale haitiana e rafforzare la missione internazionale di supporto alla sicurezza guidata dal Kenya, composta da 2.500 unità. Ad oggi, circa 750 operatori di sicurezza sono stati dispiegati da Belize, El Salvador, Guatemala, Giamaica e Kenya, che ha inoltre annunciato l’intenzione di inviare altri 600 agenti di polizia.
Durante il briefing giornaliero al Palazzo di Vetro, è stato chiesto al portavoce del Segretario Generale dell’ONU se, considerando la situazione in deterioramento e il fatto che la MSS (Missione di Supporto alla Sicurezza Multinazionale) non è stata ancora completamente dispiegata e sembra non fare una differenza significativa, ecco se Antonio Guterres ritenesse ora che la missione debba essere trasformata in una Operazione di Mantenimento della Pace dell’ONU? Il portavoce Stephane Dujarric ha risposto: “Alla fine sarà una decisione del Consiglio di Sicurezza. Penso che abbiamo già una struttura in atto. Abbiamo personale sul campo. Sosteniamo ciò che esiste già. Espandiamo ciò che esiste già per cercare di assistere il popolo haitiano. E, ovviamente, la soluzione ai problemi di Haiti passa attraverso i leader politici haitiani, che devono concentrarsi sul miglior modo possibile per riportare la stabilità nel loro Paese”.