Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU lunedì ha dedicato la riunione alla crisi umanitaria in Sudan che ha raggiunto livelli devastanti, con oltre 11,5 milioni di sfollati interni e 3,2 milioni che cercano rifugio nei paesi vicini.
Rivolgendosi al Consiglio di Sicurezza, Edem Wosornu, direttore della divisione di advocacy e operazioni presso l’ufficio di coordinamento degli aiuti delle Nazioni Unite (OCHA), ha descritto il disastro in corso come “una crisi umanitaria di proporzioni sconcertanti”. Wosornu ha spiegato che questa catastrofe “causata dall’uomo”, provocata da un conflitto implacabile, ha smantellato i sistemi alimentari e le infrastrutture critiche, lasciando milioni di persone in pericolo imminente. “Le condizioni di carestia sono ora presenti in cinque aree”, ha affermato Wosornu, evidenziando i campi per sfollati interni di Zamzam, Al Salam e Abu Shouk, nonché i Monti Nuba occidentali.
L’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha riferito che i conflitti e gli sfollamenti sono i principali fattori di insicurezza alimentare e secondo il vicedirettore generale Beth Bechdol, sono “esacerbati dall’accesso limitato agli aiuti umanitari”. L’ultima analisi della classificazione integrata delle fasi di sicurezza alimentare (IPC) sottolinea l’impatto sproporzionato sui gruppi vulnerabili, in particolare donne, bambini e anziani. L’interruzione della produzione alimentare e il collasso delle condizioni di mercato hanno aggravato la crisi.
Il Comitato IPC ha previsto che la carestia potrebbe diffondersi ad altre cinque regioni, tra cui Um Kadadah ed El Fasher, entro la metà del 2025, con altre 17 aree ad alto rischio senza un intervento urgente. Bechdol ha ricordato al Consiglio le terribili conseguenze di tali crisi: “Come abbiamo imparato da queste crisi estreme, decine di migliaia di morti si sono già verificate prima che qualsiasi carestia fosse classificata”. Recenti valutazioni indicano che oltre il 16% delle famiglie nelle zone colpite stanno attualmente vivendo una catastrofica insicurezza alimentare.
Nonostante gli sforzi continui, le barriere logistiche ostacolano la consegna degli aiuti umanitari. “Il 25 dicembre un convoglio di 28 camion è arrivato a Khartoum da Port Sudan con cibo, forniture nutrizionali e altra assistenza”, il che ha segnato un passo avanti, ha spiegato Wosornu. Tuttavia, le sfide rimangono. “Le aree chiave del Kordofan meridionale sono di fatto tagliate fuori dall’assistenza esterna”, mentre “i visti per il personale umanitario non vengono concessi abbastanza rapidamente”, ha affermato.
Anche i nuovi protocolli di ispezione al valico di Adre, cruciale per le operazioni in Darfur, hanno ulteriormente ritardato la consegna degli aiuti. Quasi il 90% delle famiglie sfollate non può attualmente permettersi il cibo.
Sia Wosornu che Bechdol hanno lanciato un appello per il sostegno internazionale durante il briefing del Consiglio di Sicurezza, esortando i governi a dare priorità ai finanziamenti, a garantire percorsi di soccorso sicuri e a fare pressione sulle parti coinvolte affinché cessino le ostilità. L’accesso umanitario “immediato e senza ostacoli” è essenziale, ha affermato Bechdol, affinché i partner siano in grado di fornire “assistenza umanitaria multisettoriale”.
Il Piano di risposta e bisogni umanitari del Sudan 2025 prevede 4,2 miliardi di dollari per sostenere 21 milioni di persone, con ulteriori 1,8 miliardi di dollari necessari per i rifugiati nei paesi vicini. Lo hanno dichiarato le Nazioni Unite lanciando una richiesta di fondi per circa 4 miliardi di euro destinata a 20,9 milioni di persone in tutto il Paese, su un totale di 30,4 milioni. La FAO ha sottolineato l’importanza di affrontare le problematiche agricole e ricostruire i sistemi alimentari insieme agli sforzi di soccorso immediati.
“Quando gli agricoltori avranno accesso alla terra e ai fattori produttivi, produrranno cibo”, ha affermato Bechdol. Secondo l’analisi dell’IPC la crisi si trova in un momento cruciale. Senza un’azione decisiva per stabilizzare la sicurezza alimentare, la situazione rischia di peggiorare. “Milioni di vite sono ancora più a rischio”, ha concluso Bechdol, “così come lo è la stabilità di molte nazioni della regione”, ha sottolineato.
L’ambasciatore Al-Harith Idriss al-Harith Mohamed, Rappresentante Permanente del Sudan presso le Nazioni Unite, parlando ai giornalisti dopo la riunione del Consiglio (video sopra), ha criticato la pubblicazione del rapporto presentato definendolo “affrettato” e ha osservato che è stato inviato ai media prima che il governo del Sudan avesse la possibilità di rispondere ai suoi risultati. Ad una domanda sulla futura amministrazione americana, il rappresentante del Sudan ha osservato: “Il presidente Trump è un negoziatore. Saremo pronti a stringere un accordo con lui: non verremo a mani vuote. Abbiamo il nostro progetto per impegnarci in ogni momento con gli Stati Uniti”.