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Giù le mani dal Canale! Davanti al Consiglio di Sicurezza Onu, Panama avverte Trump

Alla cerimonia della bandiera, l'ambasciatore panamense Eloy Alfaro de Alba invece del solito discorso di circostanza, ribadisce la sovranità del suo paese

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Doveva essere una normale cerimonia di installazione della bandiera, rito che dal 2018 (quando il Kazakistan, allora presidente di turno del Consiglio, volle inaugurarla) si tiene al Palazzo di Vetro allo stake-out  del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per accogliere i nuovi cinque membri eletti dall’Assemblea Generale. Ma questa volta, per l’intervento dell’ambasciatore di Panama Eloy Alfaro de Alba, la cerimonia si è trasformata in un chiaro avvertimento  diretto alla nuova amministrazione degli Stati Uniti guidata da Donald Trump a non toccare la sovranità del Canale di Panama.

Dunque, giovedì 2 gennaio c’era una gran folla di diplomatici e giornalisti fuori dal Consiglio di Sicurezza per festeggiare oltre a Panama, anche Danimarca, Grecia, Pakistan e Somalia come membri non permanenti neoeletti per il mandato 2025-2026.

Mentre questi cinque paesi membri hanno ufficialmente iniziato giovedì il mandato di due anni, altri cinque hanno lasciato l’organo delle Nazioni Unite dedicato alla pace e alla sicurezza. I membri uscenti sono Ecuador, Giappone, Malta, Mozambico e Svizzera. Infatti in tutto sono 10 i membri eletti nel Consiglio che si seggono intorno al tavolo dei Quindici insieme ai cinque membri permanenti (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti). I cinque paesi neoeletti si uniranno ad Algeria, Guyana, Repubblica di Corea, Sierra Leone e Slovenia come membri non permanenti del Consiglio che rimarranno per ancora un anno.

Quindi ecco le bandiere dei paesi che presteranno servizio nel 2025 e nel 2026 alzate dai rispettivi diplomatici per essere installate durante una cerimonia speciale fuori dal Consiglio di Sicurezza. Ma tutto sembrava filar liscio, con discorsi di circostanza, fino a quando non è intervenuto l’ambasciatore di Panama, che il diplomatico Eloy Alfaro de Alba dopo aver ricordato che “il Consiglio di Sicurezza ha svolto un ruolo cruciale nella nostra storia nazionale quando ha tenuto un incontro formale per la seconda volta fuori dalla sua sede nella città di Panama nel 1973,” , è andato diretto alla questione che da qualche giorno fa discutere le cancellerie mondiali. Senza citare mai il nome del presidente eletto americano Trump che pochi giorni fa ha espresso pubblicamente l’opinione che “per gli interessi nazionali degli USA”, il canale di Panama dovrebbe tornare ad essere amministrato dagli Stati Uniti (Trump ha anche ribadito l’opinione che la Groenlandia, che per ora è un territorio autonomo sotto la sovranità della Danimarca, dovrebbe essere controllata dagli USA),  Alfaro de Alba ha pronunciato un discorso tutto incentrato sull’orgoglio nazionalistico di Panama quando riacquistò il secolo scorso la sovranità del Canale. Fu durante quell’incontro del Consiglio di Sicurezza nei primi anni Settanta a Panama City, “che il mondo riconobbe la nostra legittima pretesa di ottenere il controllo e l’amministrazione del Canale di Panama. Un percorso che abbiamo noi panamensi successivamente ampliato per servire meglio i bisogni commerciali del mondo intero e accogliere il transito delle navi di tutte le nazionalità, questo è quello che è stato fatto grazie alla storica collaborazione di lunga data tra Panama e gli Stati Uniti d’America che ha portato anche alla soluzione del persistente conflitto diplomatico”.

An installation ceremony of the national flags of the countries of the newly elected non-permanent members to serve on the United Nations Security Council for the term 2025-2026 is held today at UN Headquarters. The five new non-permanent members are Denmark, Greece, Pakistan, Panama, Somalia.
Eloy Alfaro De Alba (centre right), Permanent Representative of Republic of Panama to the United Nations, stands next to the flag of his country. (UN Photo/Loey Felipe)

Quindi Alfaro de Alba, ha ricordato come toccò allora “presidente Jimmy Carter, con un gesto visionario e dignitoso illuminato da equità che nobilitano gli Stati Uniti, di concludere con successo i trattati nel 1977 che posero fine a un colonialismo che aveva diviso a metà il Paese e che  stava minacciando di diventare una questione incendiaria che, se fosse continuata avrebbe minacciato la pace e la sicurezza dell’intera regione…” Il diplomatico panamense ha continuato il suo discorso affermando che nel XX secolo “Panama assunse il controllo del suo canale e da allora ha servito la Comunità internazionale con successo e l’amministrazione negli ultimi 25 anni senza alcuna interferenza da parte di nessun altro paese o potenza mondiale, come soggetto a regime di neutralità che è stato rispettato scrupolosamente da tutti”. Ricordando quanto sia il Canale parte del sentire nazionalista dei panamensi, l’ambasciatore Alfaro de Alba ha ribadito “il ruolo del nostro Paese come promotore dialogo mediazione e conciliazione negli affari internazionali di cui siamo consapevoli che saremo giudicati severamente se lo facciamo non stando dalla parte giusta della Storia per difenderne gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite”.

Un discorso quello dell’ambasciatore panamense che può essere interpretato come un appello di Panama alle Nazioni Unite contro le mire della Casa Bianca di Trump, in cui si ribadisce che il paese centroamericano non ha alcuna intenzione di cedere di un millimetro sulla sovranità del Canale.

Prima dell’intervento del diplomatico panamense, c’era stato quello del presidente del Consiglio di Sicurezza per il mese di gennaio, l’ambasciatore algerino Amar Bendjama, che dopo aver ringraziato i membri uscenti e ha accolto calorosamente i nuovi arrivati, descrivendo come un “immenso privilegio” servire così come “un’enorme responsabilità”. “Il mondo sta affrontando molte sfide che minacciano la pace e la sicurezza internazionale. La situazione in Medio Oriente è molto preoccupante”, ha affermato  Bendjama, che poi in una successiva conferenza stampa ha annunciato una riunione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza dedicata alla situazione a Gaza per venerdì mattina. Il diplomatico algerino ha esortato tutti i membri del Consiglio a lavorare instancabilmente ed efficacemente “e a sostenere i valori del multilateralismo”.

Il segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite Khaled Khiari del dipartimento per gli affari politici e di costruzione della pace delle Nazioni Unite ha affermato che l’appartenenza al Consiglio è una “responsabilità solenne” che riflette la fiducia riposta su di loro dai membri e dall’organizzazione più ampia.

Christina Markus Lassen, Permanent Representative of Denmark to the United Nations, installs the flag of her country. (UN Photo/Loey Felipe)

Alla cerimonia di installazione della bandiera, c’era pure l’ambasciatrice danese Christina Markus Lassen, che però a differenza dell’ambasciatore panamense, non ha toccato l’argomento di Greenland, che come il Canale di Panama, sembrerebbe essere diventata un obiettivo delle mire espansioniste di Trump. Markus Lassen si è limitata a sottolineare le sfide urgenti del mondo di oggi indicando i conflitti in corso, i disastri climatici e le crisi umanitarie come prova della profonda incertezza globale e ribadendo che per la Danimarca è essenziale il rispetto della carta delle Nazioni Unite. “La strada da percorrere è impegnativa”, ha osservato, “ma il nostro costante impegno è fondamentale per affrontare queste sfide in modo efficace”.

L’ambasciatore greco Evangelos Sekeris ha affermato che il suo Paese “non vede l’ora di agire come fattore stabilizzante, fungendo da ponte tra il nord del sud, l’est e l’ovest, contribuendo al tempo stesso a ripristinare il vero significato del principio della risoluzione pacifica delle controversie”.

Evangelos C. Sekeris, Permanent Representative of Greece to the United Nations, stands next to the flag of his country. (UN Photo/Loey Felipe)

L’ambasciatore pakistano Asim Iftikhar Ahmad ha affermato che “il multilateralismo cooperativo, con al centro le Nazioni Unite, è il modo migliore per affrontare le molteplici sfide di oggi” e ha sottolineato che “dobbiamo affrontare seriamente le cause profonde dei conflitti nuovi e di lunga data, dando priorità al dialogo e alla diplomazia e sostenere il rafforzamento della fiducia a livello regionale e globale per ridurre le tensioni, invertire la corsa agli armamenti e creare un ambiente favorevole alla pace, alla stabilità e allo sviluppo”.

L’ambasciatore della Somalia Abukar Dahir Osman, da parte sua, ha affermato: “come fiero Stato membro dell’Unione Africana, della Lega Araba e dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, siamo profondamente consapevoli della sacra fiducia riposta nella nostra nazione e del peso della responsabilità che accompagna questo mandato ”.

Quando al briefing giornaliero con il portavoce del Segretario Generale dell’ONU, abbiamo chiesto se Antonio Guterres fosse preoccupato dopo aver ascoltato il discorso dell’ambasciatore di Panama di risposta alle dichiarazioni di Trump, il vice portavoce Farhan Haq ha provato a gettare acqua sul fuoco rispondendo: il Segretario Generale “non avrebbe alcuna risposta a nessuno dei commenti fatti. Ovviamente Panama è uno Stato membro con gli stessi diritti di integrità territoriale e sovranità degli altri Stati membri”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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