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Parla l’ambasciatore siriano all’ONU Qusay al-Dahhak: ma quale Siria rappresenta?

Poniamo domande al diplomatico mentre è in attesa fuori dal Consiglio di Sicurezza, sostiene di aver ricevuto istruzioni dal nuovo governo di Damasco...

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

Mentre attendiamo lunedì l’uscita dei Quindici ambasciatori dalla riunione d’emergenza a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dedicata alla Siria, ci accorgiamo che l’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite, Qusay al-Dahhak si trova con altri diplomatici della sua missione in attesa fuori, ma non si capisce perché. E’ stato forse invitato alla riunione?  Fino a 24 ore fa al Dahhak prendeva ordini dal regime di Assad e solo la scorsa settimana era intervenuto in una riunione del Consiglio dove aveva attaccato duramente gli Stati Uniti per aver invitato a parlare il leader dei “White Helmets” (caschi bianchi).  Gli chiediamo se è stato dentro la riunione del Consiglio, mi dice di no, che non può partecipare, è a porte chiuse. Ma ci tiene subito a specificare che come missione permanente della Siria alle Nazioni Unite  “così come altre ambasciate all’estero, abbiamo ricevuto istruzioni di continuare a fare il nostro lavoro, come parte delle istituzioni e mantenere queste le istituzioni dello  stato siriano in questo momento di transizione”.

Ma chi rappresenta allora? Poi ecco che l’ambasciatore, al quale abbiamo chiesto come si sentiva in questo momento, comincia una lunga risposta:

“In questo momento storico della Siria noi siamo con il Popolo siriano  e continueremo a difenderlo e lavorare per il popolo siriano. Lo faremo continuando il nostro lavoro fino a nuovo avviso. Il popolo siriano e la Siria adesso stanno testimoniando una nuova era di cambiamento, una nuova fase storica… Una storia futura in cui i siriani sono in attesa di stabilire lo stato della libertà, dell’uguaglianza, lo stato di diritto e della democrazia. Uniremo gli sforzi per raggiungere questo obiettivo, per ricostruire il nostro Paese, per ricostruire quello che è stato distrutto e ricostruire il futuro migliore della Siria per tutti i siriani”.

Al-Dahhak continua condannando i bombardamenti israeliani: “Purtroppo ieri e oggi abbiamo assistito a diversi attacchi israeliani contro il territorio siriano. Obiettivi civili e militari, infrastrutture e ricerca. Abbiamo ricevuto istruzioni dal governo siriano di chiedere al Segretario Generale e al Consiglio di Sicurezza di condannare questo attacco israeliano chiedendo all’ONU e al Consiglio di sicurezza di farsi carico delle loro responsabilità nel mantenere la Pace e la sicurezza internazionali e a fermare gli attacchi israeliani sulla Siria per non consentire a Israele di trarre vantaggio dalla transizione (…) hanno un programma di occupazione ma bisogna costringere Israele rispettare il diritto internazionale, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Ciò di cui abbiamo bisogno è la fine delle aggressioni israeliane alla Siria. Il Consiglio di Sicurezza deve costringere Israele a far rispettare il mandato del 1974 e le relative  risoluzioni comprese 350 497, grazie”.

A questo punto la nostra collega dell’AP, Edith Lederer, chiede all’Ambasciatore siriano chi gli avesse mandato la lettera con la conferma delle istruzioni per tutte le missioni diplomatiche.

12/05/2024: Koussay Aldahhak, Permanent Representative of the Syrian Arab Republic, addresses the Security Council meeting on the situation in the Middle East (Syria). The Council heard the monthly report of the Director General of the Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (OPCW) on progress in the elimination of the Syrian chemical weapons programme.  Unique Identifier (UN Photo/Evan Schneider)

“Io e il mio team” indicando dietro di lui tre diplomatici che lo ascoltano con una certa ansia, “eccoci qui, continuiamo il nostro lavoro come parte dello Stato siriano nelle istituzioni di cui facciamo parte. Noi facciamo parte del popolo siriano, noi rappresentiamo il popolo siriano e continueremo a farlo continuando a difendere l’interesse del popolo siriano per difendere gli interessi della Siria e attuare la politica estera  della Siria. Sapete che noi non decidiamo la politica ma seguiamo le istruzioni che riceviamo dalla leadership che disegna la politica estera della Siria e ora stiamo aspettando il nuovo governo ma nel frattempo continuiamo con quello attuale e la leadership  del Primo Ministro, e la leadership del forze armate e il ministro degli Esteri” (a quanto pare, il ministro degli Esteri siriano Bassam Sabbagh – nominato da Assad – secondo l’ambasciatore al-Adahhak si trova ancora a Damasco).

Come si sente personalmente, questo è un cambiamento davvero epocale dopo 24 anni di Bashar Assad e più di 50 anni della famiglia Assad. Come vede questo per il popolo della Siria e per se stesso?

“Sì io e i miei colleghi facciamo parte del Popolo siriano, siamo dipendenti pubblici e lavoriamo per la Siria lavoriamo per aiutare il Popolo siriano. Abbiamo difeso i siriani e ne abbiamo difeso gli interessi, il nostro Paese per anni e lo faremo continueremo a farlo, noi ne facciamo parte del popolo siriano e continueremo ad esserlo sempre, e ne siamo orgogliosi e noi aiuteremo a ricostruire ciò che è stato distrutto, per migliorare la situazione umanitaria e le condizioni di vita dei siriani e facilitare il ritorno di tutti i rifugiati e sfollati nella loro patria in Siria e vogliamo vivere in stabilità e sicurezza,  i siriani hanno sofferto da molto tempo, tutti desideriamo un ambiente più luminoso”.

Sorpreso che l’avanzata dei ribelli sia avvenuta così velocemente?

“Credo che tutti lo fossero”.

Ma nel dirlo lei ne è felice quanto lo sono i siriani che festeggiano?

“Noi siamo felici quando lo sono i siriani. Soffriamo quando i siriani stanno soffrendo. Siamo a migliaia di miglia di distanza dalla Siria ma qui la difendiamo, difendiamo i siriani, non difendiamo una persona, difendiamo il Paese. Quindi quando il tuo popolo soffre, la senti anche tu la sofferenza quando c’è un dolore che provano le persone, quel dolore lo senti. Quando la tua gente è felice, sono felice”.

L’ultima domanda, ma la facciamo al siriano, non al diplomatico: pensa che le Nazioni Unite dovrebbero indagare ancora sui crimini che sono accaduti in Siria negli ultimi 10 anni?

“L’ONU gioca un ruolo importante per tutti i Siriani e ha un ruolo importante per noi. Crediamo sempre nella nostra partnership con le Nazioni Unite, continueremo a lavorare con le Nazioni Unite su tutto, come per gli aiuti umanitari e assistenza per ogni siriano, e per ripristinare la stabilità e la sicurezza e costruire un futuro migliore per la Siria, grazie, grazie mille”.

Se ne va ringraziando più volte. Ma non abbiamo ancora capito quale governo rappresenti l’ambasciatore Qusay al-Dahhak. Quando esce l’ambasciatore americano Robert Wood, vice rappresentante permanente degli USA all’ONU che in questo momento hanno la presidenza del Consiglio di Sicurezza, gli chiediamo se l’ ambasciatore siriano Qusay al-Dahhak rappresenti ancora la Siria. “La missione siriana rappresenta la Siria, ma la situazione è molto fluida, non sappiamo ancora chi sia l’ambasciatore del nuovo governo che si sta formando”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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