Il Terzo Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato martedì un progetto di risoluzione che chiede una moratoria sull’uso della pena di morte, con l’obiettivo di abolirla. La risoluzione, che sottolinea la necessità di rispettare gli standard internazionali che forniscono garanzie a tutela dei diritti di coloro che rischiano la pena di morte, è stata adottata con un voto di 131 paesi a favore, 36 contrari e 21 astensioni.
La risoluzione, co-facilitata da Italia e Argentina, è stata approvata con 6 voti in più di due anni fa. Ventuno gli astenuti, trentasei i contrari tra cui Stati Uniti, Cina, India, Arabia Saudita e Yemen. Con il testo, l’Assemblea Generale esorterà tutti gli Stati membri e gli altri Stati a istituire una moratoria sulle esecuzioni con l’obiettivo di abolire la pena di morte. Li esorterebbe inoltre a rispettare gli standard internazionali che forniscono garanzie a tutela dei diritti di coloro che rischiano la pena di morte e ad assicurare che qualsiasi processo che porti all’imposizione della pena di morte rispetti le garanzie di un giusto processo riconosciute a livello internazionale.
L’Italia, introducendo la proposta di risoluzione, ha affermato che 75 anni fa, quando venne adottata la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, solo 10 paesi avevano abolito la pena di morte. Oggi, oltre i due terzi dei paesi lo hanno fatto legalmente o praticamente. Quindi l’Italia ha sottolineato che la crescita di questa tendenza è globale, universale e “strumentale” nel sostenerla, citando questo testo come prova.
States from all regions of the world have abolished the #deathpenalty in law or in pratice. Thanks to all delegations for today’s support to the Res. on a moratorium, co-facilitated by 🇮🇹🇦🇷.
An overwhelming majority that
reflects our shared commitment to protect human rights. pic.twitter.com/2B7ZjYSoDo— Maurizio Massari (@MauMassari) November 18, 2024
Il testo non richiede la modifica della Costituzione o delle leggi nazionali. Prima del voto, il Comitato ha approvato l’emendamento 105-65-13, riaffermando il diritto sovrano di tutti i paesi a sviluppare i propri sistemi giuridici e le proprie sanzioni legali come richiesto dal diritto internazionale. L’emendamento è stato introdotto dal rappresentante di Singapore, il quale ha affermato che il paragrafo aggiunto è stato più volte votato con una maggioranza schiacciante nella risoluzione.