Mercoledì i colloqui della COP29 a Baku si sono concentrati alle piccole nazioni insulari che affrontano una minaccia esistenziale derivante dal riscaldamento del nostro pianeta e il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha insistito sul fatto che queste micro nazioni “meritano sostegno per affrontare una crisi che non hanno fatto quasi nulla per creare” .
“Avete tutto il diritto di essere arrabbiati, e lo sono anch’io. Siete sul punto di subire un’ingiustizia colossale. Un’ingiustizia che vede il futuro stesso delle vostre isole minacciato dall’innalzamento del livello del mare; il vostro popolo colpito da uragani record; le vostre economie distrutte”, ha detto Guterres.
Rivolgendosi al vertice COP29 degli Stati in via di sviluppo delle piccole isole, il Segretario generale ha sottolineato che l’ingiustizia che queste nazioni devono affrontare è “perpetrata da pochi”.
In effetti, i paesi del G20 rappresentano circa l’80% delle emissioni globali, ha affermato, chiedendo che questa ingiustizia finisca. “Le vostre nazioni – i Piccoli Stati insulari in via di sviluppo – stanno dimostrando quali siano le ambizioni climatiche. Siete i primi a rispondere. Il mondo deve seguirti. E deve sostenervi”, ha affermato il capo delle Nazioni Unite.
Guterres, ha chiesto che alla COP29 venga concordato un nuovo obiettivo di finanza climatica che consideri la situazione dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo e consenta la mobilitazione di trilioni di dollari di finanziamenti di cui i paesi in via di sviluppo hanno bisogno. con un aumento significativo dei fondi pubblici agevolati. “Questo obiettivo deve fornire chiarezza su come verrà mobilitato il denaro; sfruttare fonti innovative, come le tasse sull’aviazione, sulla navigazione marittima e sull’estrazione di combustibili fossili; e includere un quadro di accessibilità, trasparenza e responsabilità per creare fiducia che i fondi saranno erogati e disponibili”, ha spiegato.
Parlando direttamente ai leader delle piccole isole, il Segretario Generale ha affermato: “In questa COP e oltre, vi esorto: usate la vostra autorità morale per chiedere azione. Richiedere leadership. E chiedi la tua giustizia.
Per gli Stati Uniti, mercoledì ha parlato John Podestà, l’inviato speciale per il clima del presidente Joe Biden, che nonostante l’arrivo dell’amministrazione di Donald Trump (che aveva ritirato nella sua prima amministrazione gli USA dagli accordi di Parigi), ha assicurato che “grazie agli storici investimenti del settore privato resi possibili dell’Inflation Reduction Act, l’economia degli Stati Uniti nei prossimi anni continuerà sulla sua strada di decarbonizzazione e riduzione delle emissioni”.
Ma è sul negoziato chiave della Cop, che si concentra sul nuovo fondo di aiuti ai paesi vulnerabili al cambiamento climatico, che l’attesa e la suspence sono concentrate. La Cina con i paesi in via di sviluppo del G77 ha proposto di passare da 100 miliardi di dollari all’anno a 1.300.
Mercoledì anche Giorgia Meloni è intervenuta alla Cop29 di Baku per presentare le idee del suo governo sulle politiche climatiche. La premier conferma tutti gli impegni presi dall’Italia, ma annuncia un approccio più “pragmatico” e “non ideologico”. Poi rilancia anche sulla fusione nucleare, tecnologia che “potrebbe cambiare le carte in tavola”, e sulla quale “l’Italia è all’avanguardia”.
Meloni nel suo intervento ha detto che sul clima “l’Italia vuole continuare a fare la propria parte”. Ma per “proteggere l’ambiente” non serve “un approccio che sia troppo ideologico e non pragmatico, o saremo lontani dalla via del successo”. Per la premier “al momento non c’è alternativa ai combustibili fossili, dobbiamo avere una visione realistica. Dobbiamo usare tutte le energie a nostra disposizione, non solo le rinnovabili, anche i biocarburanti e la fusione nucleare”, secondo il principio della “neutralità tecnologica”. “L’Italia è all’avanguardia nella fusione nucleare – ha detto Meloni -. Nell’ambito della nostra presidenza del G7, abbiamo organizzato il primo incontro del World Fusion Energy Group, promosso dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Intendiamo rilanciare questa tecnologia, che potrebbe cambiare le carte in tavola”. “Lavoriamo per una nuova diplomazia energetica – ha proseguito la premier -, per moltiplicare le opportunità di cooperazione tra il Nord e il Sud del mondo”. Quindi ha concluso: “Sono una madre, e come madre niente mi dà più soddisfazione di quando lavoro per politiche che consentiranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un posto migliore”.
Intanto in Italia, le parole pronunciate a Baku da Meloni hanno subito innescato la reazione degli ambientalisti. “L’intervento sembra scritto dall’Eni”, ha commentato Greenpeace. Anche per Stefano Ciafani di Legambiente “quello che ha detto Giorgia Meloni è quello che dicono le aziende energetiche del gas”. Luciano Di Tizio del Wwf parla di “benaltrismo tecnologico” che “ci farà solo perdere tempo, vite umane, natura e attività economiche”. Per Luca Bergasmaschi del think tank Ecco, “la cosa forse più grave del suo intervento è il sostegno al gas, che fa un regalo all’industria fossile” e “mina gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Serena Giacomin di Italian Climate Network bolla la fusione nucleare come “promessa rinviata al futuro”, mentre servirebbe “implementare le tecnologie già disponibili”. “La fusione nucleare non è oggi un’opzione energetica – ha commentato il ricercatore del Cnr Nicola Armaroli – È un campo di ricerca con grande potenziale, ma che non potrà contribuire alla decarbonizzazione per i prossimi 30 anni”.
Intanto anche Papa Francesco ha inviato un messaggio alla COP29 di Baku, pronunciato dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano::’’La custodia del creato è una delle questioni più urgenti del nostro tempo, ed è strettamente legata al mantenimento della pace”. ”Lo sviluppo economico non ha ridotto le disuguaglianze – ha annotato il Papa – al contrario, ha favorito la priorità del profitto e degli interessi speciali a spese della protezione dei più deboli, e ha contribuito al progressivo peggioramento dei problemi ambientali”. Quando si discute di “’finanza climatica – tra gli obiettivi della Cop29 – per Francesco è importante comprendere che ”il debito ecologico e il debito estero sono due lati della stessa medaglia”’. Quindi l’appello alle nazioni più ricche affinché “riconoscano la gravità di tante delle loro decisioni passate e decidano a condonare i debiti di paesi che non saranno mai in grado di ripagarli. Più che una questione di generosità, è una questione di giustizia”. Il Pontefice ha evidenziato che esiste un “debito ecologico particolarmente tra il Nord e il Sud. E’ essenziale cercare una nuova architettura finanziaria internazionale basata sui principi di equità, giustizia e solidarietà in modo da ‘”assicurare a tutti i paesi, specialmente i più poveri e i più vulnerabili ai disastri climatici, di vedere rispettata la loro dignità”.
Occasioni come la Cop29 devono rilanciare nel mondo il dialogo e il multilateralismo, ha proseguito il papa nel messaggio alla Cop29 di Baku: “La Cop 29 si svolge in un contesto condizionato dalla crescente disillusione riguardo alle istituzioni multilaterali e a pericolose tendenze a costruire muri”, sottolinea Papa Francesco aggiungendo: “L’egoismo – individuale, nazionale e di gruppi potenti – nutre un clima di sfiducia e di divisione che non risponde ai bisogni di un mondo interdipendente nel quale dovremmo agire e vivere come membri di un’unica famiglia che abita lo stesso villaggio globale interconnesso”.