Lunedì prossimo, a Baku, capitale dell’Azerbaijan, prenderà il via la 29esima Conferenza delle Parti (COP29), l’annuale incontro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Questa edizione si svolge in un contesto particolarmente complesso: l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, noto per il suo scetticismo sul riscaldamento globale, e la conferma di un 2024 probabilmente destinato a essere l’anno più caldo mai registrato.
La COP, è un evento annuale che riunisce i rappresentanti dei 197 paesi firmatari della Convenzione quadro dell’ONU del 1992 sulle modificazione atmosferiche. La scelta della sede, in una nazione produttrice di petrolio e gas naturale, è stata condizionata dal veto russo contro l’Unione Europea, sostenitrice dell’Ucraina nel conflitto in corso.
Il tema dominante del convegno sarà il finanziamento delle misure necessarie per creare sistemi di energia pulita e rendere le città maggiormente preparate agli eventi atmosferici estremi.
Le risorse finanziarie sono attualmente insufficienti e inaccessibili, soprattutto per i paesi più poveri. A Baku, i negoziatori cercheranno di individuare nuove modalità di sovvenzione a tassi agevolati per favorire energie alternative e nuove misure di adattamento.
Nel corso della conferenza, i paesi presenteranno inoltre i loro piani aggiornati per ridurre le emissioni con l’obiettivo di giungere a un nuovo accordo che includa impegni concreti per affrontare la crisi.
Saranno presenti oltre 100 capi di stato, e i leader di Finlandia, Kenya, Spagna e Turchia mentre fra gli assenti figurano sia il Presidente americano Joe Biden che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
L’elezione di Donald Trump potrebbe avere profonde ripercussioni sugli sforzi globali messi in atto per contrastare il surriscaldamento terrestre. Il tycoon ha già annunciato l’intenzione di ridurre il sostegno per l’energia pulita, incrementare la produzione di combustibili fossili e ritirarsi nuovamente dall’Accordo di Parigi. Queste decisioni potrebbero scoraggiare altri paesi dal diminuire rapidamente le loro emissioni e offrire alla Cina l’opportunità di assumere un ruolo guida nelle iniziative internazionali.
Oltre alle sfide climatiche, l’attuale scenario geopolitico, segnato dai conflitti in Medio Oriente e in Ucraina, rischia di complicare la cooperazione sfidata a trovare soluzioni finanziarie e operative che consentano di affrontare la questione e bilanciare gli interessi economici.