Il Consiglio di Sicurezza ha espresso “forti preoccupazioni” per gli “incidenti” di cui sono rimasti coinvolti caschi blu di Unifil nel Libano Meridionale. “Sullo sfondo delle ostilità lungo la Linea Blu, i membri del Consiglio di Sicurezza esprimono forti preoccupazioni dopo che postazioni Unifil sono finite sotto tiro negli ultimi giorni”, ha detto la presidente di turno del Consiglio, la Rappresentante permanente della Svizzera, Pascale Baeriswyl.
Il Consiglio di Sicurezza era stato aggiornato per la seconda volta in pochi giorni sulla situazione nel Libano meridionale dal Sottosegretario al peacekeeping Jean Pierre Lacroix. Nella dichiarazione alla stampa la Baeriswyl non ha esplicitamente menzionato il ruolo delle forze di difesa di Israele negli incidenti in cui cinque caschi blu sono rimasti feriti e strutture Onu hanno subito danni. All’unanimità i Quindici hanno tuttavia chiesto a “tutte le parti di rispettare la sicurezza e l’incolumità del personale Unifil e delle sue basi” ricordando che “i caschi blu Onu e le strutture dell’Onu non devono mai essere bersaglio di un attacco”.
Baeriswyl ha aggiunto che i 15 membri del Consiglio di Sicurezza “riconoscono la necessità di ulteriori misure pratiche per attuare la risoluzione 1701 che stabilisce il mandato di Unifil”.
Prima della presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, era apparso davanti ai giornalisti Jena-Pierre Lacroix, il capo del peacekeeping delle Nazioni Unite, che ha ribadito che i caschi blu delle Nazioni Unite manterranno tutte le posizioni in Libano nonostante le richieste israeliane di spostarsi visto l’intensificarsi dei combattimenti tra Israele e Hezbollah e cinque caschi blu feriti.”È stata presa la decisione che l’Unifil rimarrà attualmente in tutte le sue posizioni nonostante le richieste delle Forze di difesa israeliane di abbandonare le posizioni che si trovano nelle vicinanze della Blue Line”, ha detto Lacroix. Lacroix ha detto che “la sicurezza dei nostri caschi blu è una priorità, ma abbiamo determinato che possiamo e dobbiamo rimanere nella nostra posizione, nel sud del Libano”.
In una intervista concessa all’ANSA, Lacroix, nel sottolineare che gli attacchi alle forze di pace “sono contro le leggi umanitarie” ha detto che l’ONU apprezza “moltissimo il supporto del governo italiano, l’Italia è uno dei contribuenti più importanti delle truppe della missione in Libano e il servizio dei caschi blu italiani è stato eccezionale”. “Questa è l’occasione di rendere omaggio alle donne e uomini italiani che servono in Unifil, e al sostegno del governo” della premier Giorgia Meloni “soprattutto in questi tempi difficili” ha detto Lacroix.
The role of @UNIFIL_ right now more crucial than ever, says Mission spokesperson
“We are staying … we are in south of Lebanon under a Security Council mandate. So it’s important to keep an international presence and to keep the UN flag in the area”https://t.co/z1TU7uud2v pic.twitter.com/KR03G1vwWb
— UN News (@UN_News_Centre) October 14, 2024
Intanto il primo ministro Benjamin Netanyahu nega fermamente che le forze dell’IDF abbiano deliberatamente preso di mira le forze di peacekeeping dell’ONU in Libano. “L’accusa secondo cui Israele avrebbe deliberatamente attaccato il personale UNIFIL è completamente falsa”, afferma il premier israeliano in un video in lingua inglese. “E’ esattamente l’opposto. Israele ha ripetutamente chiesto all’UNIFIL di togliersi dai guai. Ha ripetutamente chiesto loro di lasciare temporaneamente la zona di combattimento, che è proprio accanto al confine di Israele con il Libano”.
UNIFIL – get out of harm’s way! pic.twitter.com/vCnw7XLWCo
— Benjamin Netanyahu – בנימין נתניהו (@netanyahu) October 14, 2024
“Il giorno in cui Israele ha iniziato la sua operazione di terra vicino al nostro confine con il Libano, abbiamo chiesto loro specificatamente: ‘Per favore, lasciate questa zona cosi’ non sarete feriti'”, ha continuato Netanyahu. Netanyahu ha accusato Hezbollah di usare le postazioni UNIFIL come copertura mentre lancia i suoi missili contro Israele. “Questi attacchi hanno causato la morte di molti israeliani, incluso quello di ieri”, sostiene il premio, riferendosi a un attacco con drone che ha ucciso quattro soldati dell’IDF e ne ha feriti decine. “Israele ha tutto il diritto di difendersi da Hezbollah e continuerà a farlo”, insiste Netanyahu, aggiungendo che Israele sta facendo tutto il possibile per impedire che i soldati dell’UNIFIL subiscano danni. “Ma il modo migliore per garantire la sicurezza del personale UNIFIL è che l’UNIFIL ascolti la richiesta di Israele e si allontani temporaneamente dal pericolo”.
Ma, come abbiamo visto dopo la riunione del Consiglio di Sicurezza a porte chiuse, UNIFIL non ha nessuna intenzione (ancora?) di ritirarsi. Eppure c’è chi rilancia su come dovrebbero i caschi blu affrontare il pericolo in questo caso rappresentato dall’IDF. Il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, per esempio, ha criticato le Nazioni Unite per non aver impedito a Israele di sparare contro le proprie forze di pace nel sud del Libano. “L’immagine dell’ONU che non è in grado di proteggere il proprio personale è vergognosa e preoccupante”, ha dichiarato Erdogan in un discorso televisivo. “Francamente, ci chiediamo cosa stia aspettando il Consiglio di Sicurezza a fermare Israele. Riuscite a crederci? I carri armati israeliani penetrano nella zona UNIFIL, attaccano i soldati” che operano per il mantenimento della pace, “ferendone anche alcuni, ma il Consiglio di Sicurezza dell’ONU decide di limitarsi a guardare… Questa si chiama impotenza”.
Quando all’uscita del Consiglio di Sicurezza, abbiamo chiesto all’ambasciatore degli Stati Uniti Robert Wood (vedi video sopra), cosa ne pensasse delle dichiarazioni di Erdogan che in pratica sostiene che i caschi blu dovrebbero rispondere al fuoco degli israeliani, il diplomatico Americano è rimasto molto prudente: “Non posso cercare di interpretare quello che ha detto il presidente Erdogan. Dovete chiedere direttamente a lui su quello che volesse dire”. Ma sarebbe legale per i caschi blu sparare all’IDF in questo caso? “Dipende sempre dalle regole d’ingaggio per ogni operazione di peacekeeping. Dovete chiedere a lui cosa volesse dire con questa dichiarazione”.
Sulle regole d’ingaggio dei caschi blu dell’UNIFIL in Libano avevamo fatto la stessa domanda al portavoce del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres durante il briefing giornaliero di lunedì, ricordando cosa il presidente turco Erdogan avesse appena affermato, e cioè che “l’immagine dell’ONU che non riesce nemmeno a difendere le proprie forze è motivo di vergogna e preoccupazione per il sistema internazionale”. Cioè, il presidente turco implica che le forze di pace delle Nazioni Unite avrebbero dovuto agire e rispondere quando si sono verificati gli “incidenti” con l’IDF. Ma a questo punto, aggiungiamo, non solo con gli israeliani, ad esempio, cosa farebbero quei peacekeepers se vedessero gli Hezbollah, a 100 metri da loro, sparare contro Israele? Quali sono le loro regole di ingaggio? Possono intervenire o no?
Il portavoce Stephane Dujarric ha risposto: “Dovresti guardare le regole di ingaggio. Le forze di pace non sono lì per impegnarsi militarmente con le parti. Possono ovviamente difendersi. E posso dirvi che le azioni delle forze di pace, soprattutto negli ultimi giorni, non sono motivo di vergogna per le Nazioni Unite. Sono motivo di orgoglio”.