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La Slovenia all’ONU batte un colpo per l’UE: “No al doppio standard”

Alla presentazione del mese di turno di presidenza del Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore Samuel Žbogar rivela come aiuterà la politica estera europea

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
La Slovenia all’ONU batte un colpo per l’UE: “No al doppio standard”

Samuel Žbogar, Representative to the Security Council of the Republic of Slovenia to the United Nations Security Council and President of the Security Council for the month of September, briefs reporters on the Security Council programme of work for the month of September. (UN Photo/Mark Garten)

Time: 3 mins read

Al Palazzo di Vetro la Slovenia, membro eletto non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha presentato martedì il suo programma di presidenza di turno per il mese di Settembre. L’esperto Ambasciatore Samuel Žbogar –  già ministro degli Esteri sloveno – ha elencato gli appuntamenti, che in questo mese coincideranno anche con la settimana dell’apertura dell’Assemblea Generale con l’arrivo di capi di stato, di governo (per l’Italia Giorgia Meloni) e ministri degli Esteri di 193 nazioni che compongono le Nazioni Unite. Il 25 settembre, al Consiglio di Sicurezza si apre un dibattito intitolato “Leadership for Peace”, dove al posto dei quindici ambasciatori, con il premier sloveno Robert Golob, siederanno altri leader mondiali. Tra gli interventi degli ospiti del Consiglio (ma l’ambasciatore non ha potuto confermarlo) si prevede che ci saranno quel giorno quelli del presidente ucraino Zelensky e del premier israeliano Netanyahu. Un altro importante “open debate”, sarà dedicato al futuro e al rafforzamento delle operazioni di pace dell’ONU e si terrà il 9 settembre  con alla presidenza la ministra degli Esteri slovena Tanja Fajon, e attorno al tavolo del Consiglio altri quattordici alti rappresentanti di pari livello.

Alle domande su cosa farà la presidenza slovena affinché vengano rispettate le risoluzioni approvate dal Consiglio di Sicurezza e quindi ristabilirne la credibilità, come nel caso di quella che ordina un cessate il fuoco a Gaza, Žbogar ha detto che la pazienza ormai sta finendo tra i membri del Consiglio di sicurezza e che se non si riuscirà a negoziare presto un cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, i Quindici dovranno cambiare atteggiamento: ”C’è una crescente ansia nel consiglio di muoversi in un modo o nell’altro: o arriva il cessate il fuoco o il consiglio rifletta su cos’altro possiamo fare per ottenere il cessate il fuoco”.  Zbogar, parlando ai giornalisti, ha quindi aggiunto: “Sono abbastanza sicuro che a settembre… andrà in un modo o nell’altro, non solo perché lo vogliamo noi, ma perché penso che la pazienza sia finita per tutti”.

07/12/2024 Tanja Fajon (at podium), Deputy Prime Minister and Minister of Foreign and European Affairs of Slovenia, briefs reporters on the United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA) shared commitments. With her was Philippe Lazzarini, Commissioner-General of the United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA), and other Representatives. (UN Photo/Eskinder Debebe)

All’ambasciatore sloveno, abbiamo chiesto cosa il suo paese –  che proprio venti anni fa entrava a far parte dell’Unione Europea –  intendesse fare per mostrare al mondo che esista anche una politica estera dell’UE all’ONU o… dimostrare che non esista affatto?

“Come membri dell’UE, stiamo cercando di dimostrare già da otto mesi e proveremo a farlo anche a settembre, che non abbiamo doppi standard. Che per noi tutte le crisi sono ugualmente importanti, la guerra in Ucraina come la guerra a Gaza, la guerra in Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo, in Somalia, Sahel, e ovunque ci siano conflitti noi siamo e saremo attivi nel Consiglio. Soprattutto durante la nostra presidenza vogliamo dimostrare che per noi, ovunque venga perduta, la vita umana è equamente importante. Penso che questo sia il meglio che possiamo fare per l’UE, per aiutare l’Europa a dimostrare agli altri membri dell’Assemblea Generale dell’ONU, che tutti gli stati dell’Unione Europea non hanno un doppio standard. Che non si focalizzano solo sull’Ucraina, come abbiamo sentito invece nell’Assemblea Generale da certi commenti, che noi non saremmo equamente preoccupati per gli altri conflitti. Ecco penso che questo sia il modo migliore per la presidenza della Slovenia di poter aiutare l’UE all’ONU”.

Samuel Žbogar, Representative to the Security Council of the Republic of Slovenia to the United Nations Security Council and President of the Security Council for the month of September, briefs reporters on the Security Council programme of work for the month of September. (UN Photo/Mark Garten)

Quando stavamo per rialzare la mano per un “follow up” e chiedere come agissero in pratica gli europei all’ONU per coordinarsi, l’ambasciatore sloveno ci ha preceduto, aggiungendo: “Ovviamente sui vari temi, noi paesi dell’UE comunichiamo, facciamo regolarmente dei briefing tra i paesi membri, settimanalmente a livello di ambasciatori, ad altri livelli anche, e questo coordinamento funziona molto bene per informare tutti i membri dell’UE su cosa avviene nel Consiglio di Sicurezza”. Per poi infine concludere:  “Ma dato che tu hai chiesto espressamente cosa possa fare la Slovenia per l’UE, allora ripeto quello che penso: noi possiamo aiutare l’UE  a disperdere la nozione che avremmo un doppio standard rispetto ai conflitti del mondo”.

Da giornalisti veterani dell’ONU restiamo scettici, ma questo coraggioso tentativo sloveno di mostrare al mondo che “una” politica estera europea, senza “doppi standard”, esista e verrà esplicitata proprio nel mese più importante dei lavori delle Nazioni Unite, vale sicuramente la pena seguirlo fino alla fine.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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