“Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco, ora”, ha sollecitato l’alto funzionario delle Nazioni Unite per la pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, rivolgendosi ai membri del Consiglio di Sicurezza ONU che si è riunito oggi a New York.
“La guerra a Gaza con tutta la sua tragedia umana, il serio rischio di un’escalation regionale, l’irrisolto conflitto israelo-palestinese e la continua occupazione si stanno combinando per creare una situazione infiammabile – ha proseguito Wennesland. – Negli oltre dieci mesi di guerra trascorsi dopo l’aggressione di Hamas del 7 ottobre 2023, sono stati uccisi oltre 40.000 palestinesi e circa 1.600 fra israeliani e cittadini stranieri. Ci sono tuttora 109 detenuti a Gaza, a cui sono state negate le visite umanitarie”.
Anche Danny Danon, che ha appena iniziato il suo secondo incarico come rappresentante permanente di Israele alle Nazioni Unite, ha dichiarato che occorrono interventi urgenti. Ha affermato di essere tornato a “un’ONU e a un Israele diversi”, sottolineando che “la guerra ci è stata imposta”. “Sono trascorsi ormai 320 giorni da quel feroce attacco – ha aggiunto. – Ma il Consiglio di Sicurezza è rimasto in silenzio, non c’è stata nessuna condanna di Hamas, nessun riconoscimento delle atrocità commesse”.
L’Osservatore Permanente per lo Stato di Palestina Riyad Mansour si è unito nell’appello per un cessate il fuoco immediato, in linea con i termini della risoluzione 2735 e senza ulteriori condizioni e richieste che vanno solo a vanificare gli sforzi per una pace duratura. “Accordo o non accordo, non ci sono scuse per perpetrare l’omicidio di civili palestinesi innocenti da parte di Israele.”
Il presidente della Palestina Mahmoud Abbas ha annunciato la sua intenzione di dirigersi a Gaza e ha invitato i leader di tutto il mondo a unirsi a lui e a sostenere questa iniziativa. “Il tempo dell’attesa è finito – ha osservato. – Il momento per l’attuazione della soluzione dei due Stati inizierà con un passo significativo a settembre”.
Il rappresentante permanente ad interim della Federazione Russa, Dmitry Polyansky, nel suo discorso invece si è definito rammaricato per l’inattività del Consiglio di Sicurezza che “rimane un osservatore passivo del bagno di sangue in corso”. Ha inoltre ricordato che due mesi fa la risoluzione proposta dagli Stati Uniti, alla fine, si è rivelata inefficace.