Giovedì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che chiede alle forze paramilitari di sicurezza rapida (RSF) in Sudan di fermare l’assedio di El Fasher, capitale dello stato del Nord Darfur.
La risoluzione, avanzata dal Regno Unito, ha ottenuto 14 voti a favore, nessuno contrario ( Russia astenuta), esprime profonda preoccupazione per lo scoppio dei combattimenti in città e per il rischio di un’ulteriore escalation.
La RSF e l’esercito sudanese si combattono da più di un anno e negli ultimi mesi i combattimenti a El Fasher si sono intensificati. L’ambasciatrice britannica Barbara Woodward ha affermato che la risoluzione invia un messaggio chiaro, aggiungendo che un attacco sarebbe “catastrofico” per 1,5 milioni di persone che si rifugiano in città.
“Abbiamo presentato questa risoluzione per contribuire a garantire un cessate il fuoco localizzato attorno a El Fasher e creare condizioni più ampie per sostenere la riduzione della tensione in tutto il paese e, in definitiva, salvare vite umane”, ha affermato la diplomatica del Regno Unito. La risoluzione richiede inoltre che gli eserciti rivali garantiscano la protezione dei civili, il che include il permesso alle persone di spostarsi dentro e fuori El Fasher se lo desiderano.
Alle parti in guerra è stato inoltre chiesto di “consentire e facilitare il passaggio rapido, sicuro, senza ostacoli e duraturo degli aiuti umanitari per i civili bisognosi, anche rimuovendo ostacoli burocratici e di altro tipo”.
Woodward ha descritto la situazione in Sudan come disperata, sottolineando che i bisogni umanitari sono gravi, affermando che la risoluzione chiede alle autorità sudanesi di aumentare la cooperazione con le agenzie delle Nazioni Unite e di riaprire urgentemente il confine di Adre con il Ciad nel tentativo di aumentare l’assistenza umanitaria.
“A questo proposito, la risoluzione esorta la comunità internazionale ad aumentare il proprio sostegno e a mantenere gli impegni assunti”, ha aggiunto Woodward.
“Questo Consiglio ha inviato oggi un segnale forte alle parti in conflitto”, ha affermato la Woodward. “Questo conflitto brutale e ingiusto deve finire. La risoluzione odierna dimostra che il Consiglio resta impegnato a sostenere gli sforzi per la pace in Sudan”.

La risoluzione richiede inoltre che il Segretario generale delle Nazioni Unite formuli ulteriori raccomandazioni per la protezione dei civili in Sudan e incoraggia l’impegno coordinato del suo inviato personale per il paese, Ramtane Lamamra; l’Unione Africana, la Lega degli Stati Arabi e altri attori regionali, che mirano a promuovere la pace.
Gli operatori umanitari delle Nazioni Unite continuano a rispondere alla crisi in Sudan, dove la guerra ha provocato migliaia di morti, distrutto infrastrutture critiche e sfollato più di 10 milioni di persone, sia all’interno del paese che oltre confine. Inoltre, circa 18 milioni di sudanesi soffrono la fame, di cui cinque milioni sono sull’orlo della carestia.