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Cessate il fuoco a Gaza: il Consiglio di Sicurezza approva la risoluzione USA

Quattordici voti a favore e la sola astensione della Russia, approvano il provvedimento che riflette il piano Biden accettato da Israele

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato la bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti che sostiene il piano di cessate il fuoco a Gaza annunciato dal presidente Joe Biden, e invita Hamas ad accettarlo. Il testo – per andare incontro alle richieste di diversi paesi che volevano fosse menzionato anche Israele – esorta “entrambe le parti ad attuare pienamente i termini del piano senza indugio e senza condizioni”. La bozza è stata approvata con 14 voti a favore, unica ad astenersi la Russia.

Gli Stati Uniti con questa mossa all’ONU vogliono creare un forte consenso internazionale sul piano Biden per un cessate il fuoco a Gaza. Prima di farlo votare  dal Consiglio di Sicurezza, gli USA hanno dovuto limarlo e cambiarlo più volte per  evitare un veto di Cina o Russia e soprattutto riuscire anche ad avere la più larga maggioranza possibile (per essere approvata una risoluzione ha bisogno di 9 voti a favore e nessun veto da parte dei cinque permanenti). La proposta degli USA si sviluppa in tre fasi, come annunciato dal presidente americano e condiviso con Israele,  vuole porre fine alle ostilità a Gaza, attraverso il progressivo ritiro dell’Idf ed il rilascio di tutti gli ostaggi.

A view of the UN Security Council as members vote in favour of the draft resolution on the situation in Gaza. (UN Photo/Eskinder Debebe )

Subito dopo il voto, l’ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield ha detto agli altri Quattordici ambasciatori: “Oggi abbiamo votato per la pace”.

“I combattimenti potrebbero finire oggi se Hamas accetterà l’accordo ora approvato dal Consiglio di Sicurezza”, ha affermato l’ambasciatrice statunitense Linda Thomas-Greenfield. Hamas dovrebbe ora vedere chiaramente che la comunità internazionale è unita, “unita dietro un accordo che salverà vite umane e aiuterà i civili palestinesi a Gaza a iniziare la ricostruzione e la guarigione. Uniti dietro un accordo che riunirà gli ostaggi alle loro famiglie dopo otto mesi di prigionia”. Thomas-Greenfield ha affermato che ora c’è l’opportunità di tracciare un nuovo corso e che gli Stati Uniti contribuiranno a garantire che Israele rispetti i suoi obblighi, “supponendo che Hamas accetti l’accordo”.

Quella di oggi è la quarta risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiarisce che l’unico modo per porre fine al ciclo di violenza “è attraverso una soluzione politica”, ha aggiunto la diplomatica americana.

 

“Colleagues, today, we voted for peace”: @USAmbUN#UNSC approves a draft text on the US-led Gaza peace deal#Gaza #Israel #Hamas #Mideast #UN @POTUS pic.twitter.com/OHrTWpy5Qy

— PassBlue (@pass_blue) June 10, 2024

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, lo scorso marzo, aveva già votato una risoluzione per un cessate il fuoco immediato a Gaza, grazie alla decisiva astensione degli Stati Uniti, per la prima volta dall’inizio della guerra, che aveva provocato l’irritazione di Israele. Ma senza esiti concreti. Stavolta invece Washington ha portato al Palazzo di Vetro un progetto che, come ha spiegato Biden il 31 maggio, è stato elaborato col governo Netanyahu.

L’accordo prevede una prima tregua di sei settimane per rilascio di parte degli ostaggi in uno scambio con detenuti palestinesi e il ritiro dell’esercito dai centri abitati. Nel frattempo, una nuova trattativa per estendere in modo permanente il cessate il fuoco, ed infine l’avvio della ricostruzione della Striscia.

All’uscita del Consiglio di Sicurezza, abbiamo chiesto all’Ambasciatore Robert Wood, vice di Linda Thomas-Greenfield e delegato ancora una volta da lei per rispondere alle domande dei giornalisti, se questa risoluzione appena votata fosse “binding”, vincolante. Infatti forse ricorderete che proprio Wood, in occasione di un’altra risoluzione per il cease-fire a Gaza presentata dall’Algeria dove però gli USA si erano astenuti, aveva sostenuto che la risoluzione non fosse “binding”.

“Sì, lo è”, ha risposto Wood. Quando gli abbiamo replicato perché con questa risoluzione si aspettano che sia rispettata quando quelle precedenti invece non lo sono state affatto, Wood ha replicato dicendo che la decisione del Consiglio di Sicurezza oggi “è un messaggio potente inviato dal Consiglio di Sicurezza alla popolazione della regione quindi questa risoluzione dà possibilità alla pace. Quindi ora Hamas ha bisogno di accettarlo pienamente, di non scherzare con la lingua come ha già fatto. Ancora non hanno comunicato ufficialmente di averlo accettato e vogliamo vedere che succede, perché ogni giorno che passa senza che Hamas sia d’accordo con questa proposta significa altra morte, distruzione e disperazione per la regione. Quindi Hamas deve sottoscriverlo e farlo ora. Israele ha accettato questo accordo ed è stato chiaro, quindi adesso è il turno di Hamas. Hamas deve accettarlo”.

Quando un giornalista ha fatto notare a Wood che anche gli israeliani non sembrano chiari sull’accettazione di questa risoluzione, come aveva appena fatto vedere la rappresentante insraeliana nel suo intervento in consiglio, il diplomatico americano ha replicato: “Israele lo ha fatto, ha accettato questo accordo”.

Intanto il presidente Biden aveva descritto l’accordo come “non solo un cessate il fuoco che sarebbe inevitabilmente fragile e temporaneo”, ma che fornirebbe “una fine duratura alla guerra”. Aggiungendo che i termini dell’accordo sono stati trasmessi dal Qatar alla leadership di Hamas.

La mozione quindi prevede un approccio in tre fasi per garantire una fine duratura ai combattimenti.  La prima fase prevede un “cessate il fuoco immediato, pieno e completo con il rilascio di ostaggi, tra cui donne, anziani e feriti, la restituzione dei resti di alcuni ostaggi che sono stati uccisi e lo scambio di prigionieri palestinesi”.

Chiede il ritiro delle forze israeliane dalle “aree popolate” di Gaza, il ritorno dei palestinesi nelle loro case e nei quartieri in tutta l’enclave, compreso il nord, nonché la distribuzione sicura ed efficace dell’assistenza umanitaria su larga scala.

La fase due vedrebbe la fine permanente delle ostilità “in cambio del rilascio di tutti gli altri ostaggi ancora a Gaza e del completo ritiro delle forze israeliane da Gaza”.

Nella fase tre verrebbe avviato “un importante piano di ricostruzione pluriennale per Gaza” e i resti di tutti gli ostaggi deceduti ancora nella Striscia verrebbero restituiti a Israele.   Il Consiglio ha inoltre sottolineato la disposizione della proposta secondo cui se i negoziati richiederanno più di sei settimane per la fase uno, il cessate il fuoco continuerà finché proseguiranno i negoziati.

Nella risoluzione, il Consiglio di Sicurezza respinge qualsiasi tentativo di cambiamento demografico o territoriale nella Striscia di Gaza, comprese qualsiasi azioni che riducano il territorio dell’enclave.

Il testo ribadisce inoltre il “costante impegno” del Consiglio nei confronti della visione della soluzione a due Stati in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco in pace all’interno di confini sicuri e riconosciuti, coerenti con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.

“A questo proposito sottolinea l’importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese”, aggiunge la risoluzione.

L’ambasciatore palestinese all’ONU Riyad Mansour ha parlato fuori dal Consiglio di Sicurezza (vedi video sopra) con i giornalisti facendo capire di essere speranzoso che la risoluzione sia attuata e rispettata. Quando gli abbiamo chiesto come reagirebbe il suo governo se invece Hamas – che l’Autorità palestinese non controlla – non rispettasse la risoluzione né quindi il cessate il fuoco, il diplomatico palestinese ha replicato: “La tua domanda ha che fare con problemi ipotetici. Io rappresento tutto il popolo palestinese alle Nazioni Unite, non ho sentito nessun Palestinese che dice qualcos’altro, tutti accolgono favorevolmente questa risoluzione e c’è la disponibilità e volontà di impegnarsi nel processo della sua attuazione. Quindi la base della tua domanda non guarda a coloro che potenzialmente non onoreranno o rispetteranno questa risoluzione, cioè la parte israeliana”. Poi l’ambasciatore Mansour ha continuato nel suo ragionamento: “Quindi osserviamo attentamente se da noi si vedrà l’inizio del processo per una seria attuazione della risoluzione, altrimenti vedremo che una delle parti cercherà di trovare qualsiasi scusa per non rispettare l’impegno che questa risoluzione richiede da Israele. Inoltre voglio portare alla vostra attenzione il rappresentante di Israele che mi sembra di capire presto non sarà più il rappresentante di Israele. Ha maledetto tutti nell’Assemblea generale e al Consiglio di sicurezza, ribellandosi alla Carta delle Nazioni Unite, ribellandosi al Consiglio di Sicurezza. Ribellandosi alle risoluzioni e alle decisioni dell’ICJ di adottare subito misure per fermare l’uccisione dei palestinesi. Quindi le persone giudicatele da quello che dicono e da quello che non fanno”. Infine l’ambasciatore palestinese ha concluso, nella lunga risposta alla nostra domanda: “Prova a cercare altri che stanno violando il diritto internazionale e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza. In ogni caso, i pochi giorni a venire saranno giorni importanti da guardare per tutti noi”.

In alto il video con il voto e tutti gli interventi alla riunione del Consiglio di Sicurezza

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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