Senza la pace non ci può essere lo sviluppo e senza la giustizia non ci può essere la pace. Potrebbe allora esistere lo sviluppo senza la giustizia? Sergio Mattarella, nel suo discorso da Presidente della Repubblica Italiana tenuto lunedì mattina nella sala del Trunsteeship Council delle Nazioni Unite (quella dove fu abbattuto il colonialismo nella metà del secolo scorso), afferma convinto di no, che non ci potrà essere alcun sviluppo senza un’organizzazione funzionante della giustizia. Almeno non potrà esserci lo sviluppo sostenibile indispensabile a salvare la vita nel pianeta.
Era questo il tema dell’incontro organizzato dalla missione permanente dell’Italia insieme a l’IDLO (International development law organization), organizzazione intergovernativa per la promozione dello Stato di diritto: lo stato di salute del 16mo degli obiettivi di sviluppo sostenibile, cioè l’attuazione di “pace, giustizia ed istituzioni per lo sviluppo sostenibile”. Inaugurati dall’Onu nel 2015, gli UNSDGs dovrebbero essere raggiunti entro il 2030, ma tutto il sistema ora si trova in grave affanno. All’incontro ha partecipato anche la vice segretaria dell’Onu, la nigeriana Amina Mohammed (si parla di lei come possibile candidata alla successione di Guterres).

Mattarella ha reso subito chiara la tesi dell’Italia: ”Il quadro giuridico entro cui si colloca la capacità di perseguire gli obiettivi” dell’Agenda 2030 “è strumento essenziale. Affidarsi esclusivamente alla buona volontà degli attori in gioco si è rivelato spesso illusorio. Ecco perché l’obiettivo 16, oggetto della riflessione di questa giornata, costituisce e comporta un passaggio ineliminabile. Come potremmo parlare, infatti, di pace, come di sviluppo, se non sostenendo i diritti delle persone e dei popoli?”. “Come potremmo -aggiunge – se non affermando la pratica, nei conflitti, dei principi delle Convenzioni di Ginevra in materia di diritto umanitario, oggi apertamente violati? Se non ponendo in campo norme e iniziative a tutela della condizione femminile, contro la violenza sui fanciulli e sulle donne, sullo sfruttamento, da parte della criminalità organizzata, sulla marginalizzazione dei disabili?
Che il presidente della Repubblica italiana nel 2024 tenga un discorso al Palazzo di Vetro incentrato sul 16mo degli obiettivi sostenibili, uno dei meno “dibattuti” almeno rispetto al numero 13 – quello sul Climate Change, il cambiamento climatico – o altri ritenuti certamente più “caldi”, non è stato affatto un caso. Infatti quando nei mesi precedenti al lancio degli UNSDGs nel 2015, entravano nello sprint finale i negoziati tra i paesi membri dell’Onu per stabilire quanti e quali sarebbero stati gli obiettivi di sviluppo, l’Italia spinse per quella connessione tra “pace=giustizia” (e viceversa) come imprescindibile obiettivo per rendere questo mondo più sostenibile.
La convinzione che la giustizia porti sempre alla pace e che a sua volta quest’ultima possa essere mantenuta con la giustizia, qualcuno la ricorderà negli slogan dei “fondamentalisti della democrazia”, quei radicali italiani che nei primi anni del XXI secolo erano ancora guidati da Marco Pannella e Emma Bonino (con quest’ultima nel 2013-14 persino alla guida della Farnesina). Furono i radicali infatti che avevano fondato già da anni anche una Ong riconosciuta dall’Onu, che portava proprio quel nome: “Non c’è pace senza giustizia”.

Quando l’ambasciatore italiano all’Onu Maurizio Massari ha dato la parola al presidente Mattarella, il tema del discorso era più che appropriato per un capo dello Stato dell’Italia. Nel 2014, come adesso, al nostro paese può essere riconosciuto un ruolo chiave per aver spinto nella lista degli obiettivi, anche quelli contenuti nel 16. “Pace, inclusione e giustizia sono capisaldi irrinunciabili per qualsiasi Paese e qualsiasi società e sono felice di sottolineare che sono principi fondamentali nell’ordinamento costituzionale italiano”, ha sottolineato Mattarella nel suo intervento di apertura. “L’esistenza di un sistema di tutele giuridiche è una precondizione al possesso dei diritti della persona e allo sviluppo umano nel senso più ampio possibile”, ha aggiunto il capo dello Stato.
Mattarella non ha ignorato il contesto in cui ci troviamo, che rende molto più difficile il già arduo raggiungimento di questi obiettivi: “All’intensificarsi degli effetti negativi del cambiamento climatico si aggiunge il proliferare di drammatici conflitti che allontanano dal dare priorità all’agenda stessa. Le conseguenze sono disastrose: allo stato attuale solo una modestissima percentuale degli obiettivi dell’Agenda 2030 sarebbe raggiungibile nei tempi dati”. Ma di certo, secondo Mattarella, c’è che “pace e sviluppo condividono un destino comune, non possono esistere l’uno senza l’altro”. “Viviamo in un’epoca con il maggior numero di conflitti dalla fine della Seconda guerra mondiale” ha continuato Mattarella, “che divorano enormi quantità di risorse per la corsa agli armamenti, sottraendole allo sviluppo. L’appello a costruire le condizioni per porre fine ai conflitti è necessario ed urgente, ora più che mai”.

Il presidente nel suo discorso ha anche voluto sottolineare l’orgoglio italiano per aver proposto e ottenuto “l’assenso dell’Assemblea Generale, poco più di un mese fa, su una Risoluzione che, a 24 anni dalla Convenzione di Palermo, ricorda la figura di Giovanni Falcone, il 15 novembre di ogni anno ‘Giornata internazionale per la prevenzione e la lotta contro tutte le forme di criminalità organizzata transnazionale'”.
Mattarella ha anche messo in chiaro, che la libertà di stampa e il diritto all’informazione, come la libertà d’espressione sono diritti che rientrano tutti nel 16mo degli UNSDG: “Ci troviamo di fronte a un altro pericolo che mina la fiducia tra le istituzioni e tra i Paesi, vale a dire la disinformazione. La Giornata mondiale della libertà di stampa di venerdì scorso sottolinea ogni anno quanto sia preziosa la libertà di informazione per il mantenimento della democrazia. Questioni come l’accesso all’informazione, la libertà di espressione e la tutela della privacy appartengono di diritto all’obiettivo di sviluppo sostenibile 16”.
Mattarella ha così anche anticipato il tema al centro del discorso che terrà martedì in Assemblea Generale: “Dobbiamo lavorare all’interno e al fianco delle Nazioni Unite per ricostruire la fiducia tra le nazioni, per favorire la cooperazione internazionale e per tessere nuove reti di dialogo e collaborazione: questo è l’approccio su cui si basa l’azione dell’Italia, con la ferma determinazione di sostenere un dialogo basato sul principio del multilateralismo che è così drammaticamente messo alla prova dall’aggressione russa contro l’Ucraina e dalle conseguenze del conflitto irrisolto israelo-palestinese. Non possiamo più continuare a basare le relazioni tra Paesi su visioni ed eredità risalenti al 1800 o guidate dal potere: questo è ciò che è ci viene chiesto con tanta forza dai nostri cittadini, giovani e donne, che vedono un futuro ispirato agli obiettivi delineati dall’Agenda 2030”.
Domani Mattarella chiuderà il cerchio sulla strategia politica dell’Italia affinché l’Onu resti il bastione principale in difesa della pace, quando all’Assemblea generale, dopo aver ascoltato il Segretario Generale Antonio Guterres e il presidente di UNGA78 Dennis Francis, il presidente della Repubblica ribadirà la fiducia italiana per il rilancio del multilateralismo.
“Voglio testimoniare come l’Italia sia a sostegno del multilateralismo e del ruolo dell’Onu, tanto più in un momento di grande difficoltà, di grandi incomprensioni e tensioni internazionali ed emerge l’indispensabilità di questa sede per trovare strade di mediazione e di dialogo ma anche di prospettive future positive per la vita internazionale”, ha anticipato Mattarella, parlando ai diplomatici italiani mentre visitava la missione dell’Italia alle Nazioni Unite (vedi video sopra). Domani capiremo meglio come il capo dello Stato indicherà agli altri 192 paesi membri delle Nazioni Unite come si possa tornare sul solco della pace con quel multilateralismo inventato nel 1945 a San Francisco. Certo, dirà che l’Onu ha bisogno di essere riformata, soprattutto in quel suo Consiglio di Sicurezza per renderlo più rappresentativo (ma l’India in cerca di seggio permanente sta dando sempre più filo da torcere all’Italia e al suo gruppo Uniting for Consensus). Siamo convinti che anche domani, quando Mattarella salirà sul podio della più grande sala di New York per parlare di riforme ONU, multilateralismo e sviluppo sostenibile, nel suo discorso questa assoluta verità resterà al centro: non c’è la pace senza la giustizia.