La rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Kosovo, Caroline Ziadeh, che è anche a capo della Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK), ha tenuto lunedì il suo briefing biennale al Consiglio di Sicurezza a New York. “Una delle principali osservazioni comuni è l’insoddisfazione per il livello di progresso raggiunto attraverso il dialogo politico e gli effetti diretti che questo ha sulla situazione della sicurezza. Il livello di sfiducia purtroppo rimane elevato e deve essere affrontato”, ha affermato.
Infatti subito dopo il suo intervento, si è assistito ad un nuovo e durissimo scontro al Palazzo di Vetro fra la leadership di Belgrado e quella di Pristina sulla crisi del Kosovo, una cui soluzione appare sempre più lontana per la distanza che divide le rispettive posizioni. Il dialogo è ritardato anche dagli avvicendamenti di personale e gli inevitabili rallentamenti negoziali legati alle ormai prossime elezioni sia europee che americane.

A rappresentare i due contendenti, attorno al tavolo a ferro di cavallo con i Quindici ambasciatori, c’erano i rispettivi presidenti, il serbo Aleksandar Vucic e la kosovara Vjosa Osmani, che come avevano già fatto in passato al Palazzo di Vetro, non si sono risparmiati in attacchi e accuse pesanti, che non lasciavano alcun spazio per i progressi precedentemente annunciati nel processo negoziale. Vucic ha denunciato apertamente la pulizia etnica che a suo dire sarebbe in corso in Kosovo, con la crescente fuga dei serbi, sottoposti a discriminazioni e condizioni di vita sempre più insostenibili a causa della politica ostile del governo di Albin Kurti. E la messa al bando del dinaro serbo, ha detto, rappresenta il culmine di tale politica motivata etnicamente, e della campagna di odio e disprezzo portata avanti dalla dirigenza di Pristina. Se due anni fa i serbi erano oltre il 7,5% della popolazione del Kosovo, ora essi sono appena tra il 3% e il 4%, ha affermato il presidente serbo. Una politica questa, ha osservato, portata avanti da coloro che sostengono che la democrazia è il loro unico obiettivo.
Vucic è tornato quindi ad accusare Pristina di non rispettare gli impegni assunti con gli accordi fin qui sottoscritti con la mediazione Ue, a cominciare dalla creazione della Comunità delle municipalità a maggioranza serba in Kosovo. Vucic ha sostenuto che invece di essere sanzionato, il “regine di Kurti” – viene continuamente premiato dalla comunità internazionale, con la liberalizzazione dei visti, l’avvicinamento alla Nato, la prospettiva di adesione al Consiglio d’Europa e ad altre organizzazioni internazionali.

Aleksandar Vučić, President of the Republic of Serbia, addresses the Security Council meeting. (UN Photo/Evan Schneider)
A Vucic ha replicato la presidente Osmani, secondo cui prima di procedere con la Comunità dei serbi, Belgrado dovrebbe rispettare alcune condizioni di grande rilevanza, a cominciare dallo scioglimento delle strutture parallele illegali che mantiene in Kosovo. Osmani ha quindi ribadito le accuse alla Serbia e alla dirigenza di Belgrado di essere responsabili di “crimini efferati”, di massacri atroci durante il conflitto armato del 1998-1999 ad opera del “regime tirannico” di Slobodan Milosevic, e di “revisionismo storico sul modello della Russia”.
Definendo il Kosovo “campione di democrazia”, Osmani è tornata sulle violenze subite da migliaia di donne kosovare durante la guerra, quattro delle quali l’hanno accompagnata alle Nazioni Unite.
“Avete portato delle persone il cui posto non è qui”, ha replicato Vucic mostrando la foto di una donna serbo-kosovara che, ha detto, non solo fu ripetutamente violentata, ma anche sgozzata. “Non è stato possibile portarla qua”, ha osservato il presidente che ha accusato Osmani di fare teatro. Davvero qualcuno crede che le donne serbe non furono stuprate durante la guerra del Kosovo? – ha aggiunto.

Precedentemente l’inviata dell’ONU Ziadeh aveva riferito delle recenti battute d’arresto che ostacolano gli sforzi volti a creare fiducia tra le comunità etniche del Kosovo attraverso il dialogo politico, sottolineando l’importanza della piena attuazione degli accordi agevolati dall’Unione europea e che le parti dovrebbero continuare a impegnarsi per un impegno costruttivo e per trovare compromessi pratici. La responsabile dell’UNMIK aveva ribadito: “La piena attuazione degli accordi agevolati dall’UE è diventata una priorità sempre più urgente, al fine di contribuire ad alleviare la continua serie di crisi che hanno colpito in Kosovo”. “Il dialogo in buona fede, la comunicazione e la comprensione reciproca segnano la strada da seguire. Il progresso nasce da azioni intraprese con la volontà di trovare compromessi”, ha affermato. L’ attenzione internazionale è stata attirata soprattutto dal grave incidente di sicurezza avvenuto nel villaggio di Banjska/Banjskë lo scorso settembre.
La Rappresentante speciale Ziadeh ha quindi sottolineato “l’importanza di accertare la responsabilità per quell’incidente estremamente grave attraverso un’indagine approfondita e basata sui fatti e una valutazione delle sue circostanze”. “Questa è sia una questione giudiziaria, sia anche una necessità politica per evitare qualsiasi ripetizione”, ha detto Ziadeh, che ha insistito che “numerosi sviluppi hanno causato difficoltà e alimentato la sfiducia tra le comunità, sviluppi che avrebbero potuto e dovuto essere previsti ed evitati con un dialogo in buona fede”.
Poi, ma come se parlasse al vento, prima che i due presidenti cominciassero a lanciarsi invettive, Ziadeh ha detto: “I rappresentanti della comunità serba del Kosovo hanno condiviso la loro sensazione di dover affrontare sfide in materia di diritti umani. Questi, così come l’uso frequente di retorica provocatoria e dispregiativa, in entrambe le direzioni, richiedono maggiore attenzione e controllo, nonché un’azione correttiva responsabile da parte di coloro che occupano posizioni di leadership”.
C’è stato pure un momento di altissima tensione tra il presidente serbo Vucic e la presidente del Consiglio di Sicurezza Vanessa Frazier, ambasciatrice di Malta (vedi video sotto), che ha dovuto richiamare il rappresentante della Serbia che aveva insinuato che la diplomatica maltese stesse mentendo quando, nel ridargli la parola, aveva ribadito che, secondo gli accordi presi, sarebbe stato un intervento di non più di tre minuti.
When you think you can behave anywhere like you are used to at home, but then there is decency, protocol, rules… Kudos to Malta.
— Aleksandra Tomanic (@AleksTomanic) April 22, 2024
L’ambasciatore della Russia Vasily Nebenzia, nel suo intervento alla riunione del Consiglio di sicurezza, ha avvertito che la situazione in Kosovo “è motivo di estrema preoccupazione per la Federazione Russa”, in quanto “continua a peggiorare e diventa sempre più difficile per l’Occidente nascondere le violenze di Pristina”. L’ambasciatore di Mosca ha puntato l’indice contro la “violenza evidentemente sistemica a sfondo etnico” da parte delle autorità di Pristina che in questo sarebbero appoggiate “dall’Occidente collettivo”. Nebenzia ha quindi avvertito che i conflitti nei Balcani potrebbero entrare in una “fase calda” se le azioni degli albanesi del Kosovo “e dei loro protettori occidentali” non verranno fermate. “Se non si fermano le azioni degli albanesi del Kosovo e dei loro protettori occidentali – ha dichiarato Nebenzia – se non li costringiamo a rispettare il diritto internazionale e a cercare compromessi con Belgrado, i conflitti che covano da decenni nei Balcani potrebbero entrare in una fase calda”.
Sotto il video della riunione con tutti gli interventi.