Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) ha lanciato l’allarme: in Myanmar la classe media sta “scomparendo” e ulteriori fasce di popolazione stanno precipitando nella povertà e chi lo era già povero peggiora la sua situazione in un contesto di massima insicurezza e conflitti.
Parlando ai giornalisti al Palazzo di Vetro di New York, Kanni Wignaraja, direttrice regionale dell’UNDP per l’Asia e il Pacifico, ha spiegato la terribile situazione: ”Durante la pandemia di COVID-19, la spesa per l’istruzione era scarsa (il 2-3% del reddito familiare) e ora è vicina allo zero”, ha affermato Wignaraja, aggiungendo che le famiglie stanno ritirando i bambini dalla scuola e non sono in grado di spendere sull’assistenza sanitaria e sugli altri servizi di base.
“Un’intera generazione ha un deficit di apprendimento e di salute che è spaventoso”, ha avvertito la funzionaria dell’ONU. Il rapporto ha evidenziato un quadro allarmante anche a livello provinciale. Gli stati con i tassi di reddito pro capite più bassi sono Kayah, Chin e Sagaing – regioni che registrano alti livelli di conflitto tra le forze della giunta e i gruppi opposti.
Oltre all’aumento dei livelli di povertà, le situazioni di conflitto sono state caratterizzate anche dalla distruzione di case, dall’accesso limitato ai terreni agricoli e dall’aumento degli sfollati interni – tutti fattori che hanno portato a ulteriori difficoltà. Gli sfollati interni che arrivano nei centri urbani come Yangon e Mandalay, sia per motivi di sicurezza che per servizi di base, non hanno più alcuna rete di sicurezza, ha affermato Wignaraja.
#Myanmar‘s middle class has shrunk by 50% over the past 3 years, coupled with a surge in poverty, amidst widespread insecurity & conflict, as well as a dire economic crisis.
Our new report calls on all stakeholders – inside & outside Myanmar – to act: https://t.co/zODJKHITk0 pic.twitter.com/0KffAu7k0y
— UN Development (@UNDP) April 11, 2024
La direttrice regionale dell’UNDP ha anche sottolineato le sfide poste dall’aumento vertiginoso della criminalità nella nazione del sud-est asiatico. Citando i recenti dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC) Myanmar è il più grande produttore di oppio (“ha preso il posto dell’Afghanistan”) e la massiccia proliferazione della criminalità organizzata, in particolare dei cosiddetti “centri truffa” on line. “Se queste attività economiche illegali – in cui sono coinvolti molti soldi – non vengono frenate, e non si riavviano intensi sforzi di mediazione internazionale e regionale per fermare la guerra in corso, in Myanmar la classe media scomparirà del tutto”, ha detto Wignaraja.
Achim Steiner, l’amministratore dell’UNDP, nel rapporto indica che “meno del 25% della popolazione del Myanmar riesce ad assicurarsi un reddito stabile per vivere al di sopra della soglia di povertà. Senza interventi immediati volti a garantire trasferimenti di denaro, sicurezza alimentare e accesso ai servizi di base, la vulnerabilità continuerà a crescere e gli impatti si faranno sentire attraverso le generazioni”.
Secondo le stime dell’UNDP, sono necessari 4 miliardi di dollari all’anno per affrontare la crescente povertà, attraverso trasferimenti di denaro e altri mezzi, per aiutare le famiglie a riprendersi dalla recessione “a forma di L” in un contesto di crollo dell’attività economica e pochi segnali di ripresa. Interrogando oltre 12.000 famiglie in tutto il Myanmar, il rapporto ha anche scoperto che le famiglie e i nuclei familiari sono stati costretti a ricorrere a vari meccanismi di reazione, spesso insostenibili.
Durante la conferenza stampa, abbiamo chiesto a Wignaraja se ritenesse che la situazione dei Rohingya (una popolazione musulmana minoranza nel paese, da sempre privata del diritto di cittadinanza e che in passato ha rischiato il genocidio) sia peggiorata negli ultimi mesi. “Certamente con ancora oltre un milione di persone sfollate la loro situazione resta critica. In più abbiamo avuto notizie che sia l’esercito della giunta militare che i ribelli, cerchino di schierarli nelle loro forze armate, spesso con metodi sbrigativi. Così molti dei giovani Rohingya si ritrovano arruolati con l’inganno, in prima linea a combattere senza nemmeno avere avuto un addestramento”.