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Meloni in Libano tra i caschi blu italiani UNIFIL: grazie per usare testa e cuore

La premier in visita alla base ONU di Shama dove il contingente di pace cerca di contenere il conflitto tra Israele e Hezbollah

Simone d'AltavillabySimone d'Altavilla
Time: 3 mins read

I militari italiani presenti in Libano tra i caschi blu dell’ONU della missione UNIFIL “hanno un ruolo fondamentale nel mantenimento della pace, in un tempo in cui in molto parlano di pace comodamente sdraiati sui loro divani. La pace non si costruisce con buoni sentimenti e belle parole ma è soprattutto deterrenza, impegno e sacrificio”. A parlare così è la premier italiana Giorgia Meloni, che dopo esser stata ricevuta mercoledì sera dal premier uscente libanese Najib Mikati, giovedì mattina ha visitato i due contingenti militari italiani presenti in Libano: UNIFIL e Mibil.

La visita si è svolta nella base militare Onu di Shama, nel sud del Libano, dove ha sede il comando del contingente italiano di UNIFIL, missione che opera sotto le insegne delle Nazioni Unite e di cui fanno parte un migliaio di soldatesse e soldati italiani. La base di Shama si trova a pochi chilometri in linea d’aria dal fronte di guerra tra Hezbollah e Israele. L’area è stata toccata nelle ultime 24 ore da diversi scambi di fuoco tra le forze armate sciite libanesi e l’IDF.

La premier Giorgia Meloni saluta i militari italiani dell’UNIFIL (Foto Palazzo Chigi)

Nell’incontro odierno Meloni ha anche incontrato i vertici dell’altra missione militare italiana, Mibil, composta da un centinaio di militari e che è responsabile del sostegno, in vari ambiti addestrativi, delle forze armate libanesi.

“Sono giorni difficili in medio Oriente, in Europa, a livello mondiale: vari incendi sono divampati insieme e quando c’è un incendio il rischio è che le fiamme corrano velocemente di albero in albero e che non si riesca più a domarlo. Dobbiamo fare di tutto per evitare quel rischio” ha detto Meloni ai caschi blu italiani dell’UNFIL.

“Sono venuta qui oggi soprattutto a dire grazie, a nome dell’Italia per aver scelto di aver indossato una divisa. Grazie per aver capito che indossare quella divisa significa saper usare tanto la testa quanto il cuore. Grazie per aver studiato, perché sapevate anche che indossare quella divisa impone professionalità e competenza. Grazie per aver accettato di venire fino a qui in Libano, dove da decenni le nostre forze armate costituiscono un pezzo fondamentale della missione UNIFIL. Una missione che per la nostra nazione è indispensabile, in una terra che è culla di grandi civiltà, che per molto tempo è stata anche un modello nella capacità di convivenza fra diverse tradizioni, confessioni religiose”. Continuando il suo discorso nella base  ‘Millevoi di Shama, Meloni ha detto che il Libano è “una nazione a cui l’Italia è legata da una lunga storia di amicizia, che riveste un ruolo fondamentale nel mantenimento degli equilibri nel Medio Oriente. Qui – ha aggiunto Meloni – oltre al lavoro che portiamo avanti nell’ambito delle Nazioni Unite l’Italia declina il suo impegno anche a livello bilaterale con la missione Mibil, che forma e sostiene le forze di sicurezza libanesi che sono a loro volta essenziali per salvaguardare il quadro istituzionale di questa nazione. Era un lavoro importante ieri e diventa fondamentale oggi”.

Durantenla visita, dopo il discorso ufficiale e il pranzo in mensa con i militari, la premier ha giocato anche una partita a calciobalilla. La presidente del Consiglio ha ricevuto un mazzo di rose dai militari, con i quali ha posato per una serie di selfie, inclusi quelli con tre soldatesse e quello con lo staff della cucina dell’Esercito. A ridosso di Pasqua non poteva mancare un uovo di cioccolato, incartato con i colori della bandiera italiana, che Meloni ha rotto con un pugno.

La premier Giorgia Meloni alla base ‘Millevoi’ di Shama (Libano), dove sono di stanza contingenti italiani dispiegati in Libano, in occasione di un incontro con le forze impiegate nell’ambito della missione Unifil e una rappresentanza di militari della missione militare italiana bilaterale in Libano (Mibil), 28 marzo 2024./// Italian Prime Minister Giorgia Meloni at the ‘Millevoi’ base in Shama (Lebanon), where Italian contingents deployed in Lebanon are stationed, in occasion of a meeting with the forces employed as part of the Unifil mission and a representation of soldiers from the bilateral Italian military mission in Lebanon (Mibil), 28 March 2024. ANSA/ UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI/ FILIPPO ATTILI

Nell’incontro di ieri a Beirut con Mikati nel Gran Serraglio, il Palazzo del governo, Meloni aveva discusso su come evitare l’escalation al confine Sud fra i gruppi di Hezbollah e Israele. La missione della presidente del Consiglio si svolgeva durante una delle giornate più sanguinose da quando si è riacceso il conflitto: ci sono stati sei morti (con diversi feriti) nel raid israeliano di mercoledì nel sud del Libano, non lontano dalla base militare di Naqura, sede del quartiere generale di UNIFIL. A essere colpito è stato un caffè nella cittadina di Naqura, sulla costa mediterranea, a ridosso della linea del fronte tra Hezbollah e Israele. La de-escalation è stata al centro del faccia a faccia fra Meloni e Mikati. La premier ha ribadito “la volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano, in particolare in questo momento storico”. Con “messaggio chiaro – spiega Palazzo Chigi – sulla necessità di evitare ogni rischio di escalation lungo il confine con Israele”, fra i gruppi Hezbollah e l’esercito israeliano. Un fronte che è tornato caldo dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre. E anche per questo gli sforzi italiani puntano al cessate il fuoco a Gaza, per evitare conseguenze su più larga scala. L’Italia è pronta a contribuire con ulteriori attività a sostegno delle forze armate libanesi. Fra queste, ci sarebbe l’ipotesi di un aumento della presenza di militari italiani nella missione bilaterale Mibil. Come ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, “i nostri militari non sono lì solo per fare la guardia alla bandiera ma sono un braccio operativo della politica internazionale”.

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