È terminata mercoledì all’Alta Corte di Londra la seconda e conclusiva udienza sull’appello finale della difesa di Julian Assange, giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, contro la sua procedura di estradizione dal Regno Unito negli Stati Uniti, senza la pronuncia di un verdetto da parte del tribunale, previsto in un’altra data. Sarà questione di alcuni giorni, i giudici non hanno dato indicazioni precise in merito, riservandosi il tempo necessario per riflettere sulle argomentazioni contrapposte delle parti.
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— Stella Assange #FreeAssangeNOW (@Stella_Assange) February 21, 2024
Alice Edwards, esperta indipendente sulla tortura nominata dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite di Ginevra, ha ancora una volta invitato le autorità britanniche a prendere in considerazione l’appello di Assange sulla base dei timori concreti che, se estradato negli Stati Uniti, sarebbe a rischio di trattamenti equivalenti a tortura o altre forme di tortura, maltrattamenti o punizioni. (Vedi video sopra).
Mercoledì, al press briefing al Palazzo di Vetro con il portavoce del Segretario Generale del’ONU, abbiamo chiesto se Antonio Guterres ritenga che il caso di Julian Assange sia una questione sulla libertà di stampa, o se invece sia un caso di spionaggio.
Il portavoce Stephane Dujarric ha risposto (video sopra dal min. 20:03): “Il Segretario generale crede fermamente nella libertà di stampa e nel fatto che ai giornalisti sia consentito svolgere adeguatamente il proprio lavoro. C’è un caso giudiziario in corso proprio adesso, al quale non voglio dire nulla, che potrebbe avere un impatto sul caso”. Poi, riferendosi anche alle dichiarazioni di Alice Edwards, ha aggiunto: “Ma vorrei rimandarvi a ciò che hanno detto varie voci nel sistema delle Nazioni Unite, in particolare i nostri colleghi per i diritti umani, riguardo a Julian Assange e alla preoccupazione che hanno per il suo destino”.
Quando abbiamo insististo per capire se Guterres ritenesse Assange un giornalista-editore e quindi protetto dal Primo Emendamento della Costituzione degli USA – se non fosse provato che abbia partecipato alla sottrazione dei documenti segreti e li abbia solo pubblicati – il portavoce ha replicato: “Non voglio (rispondere) perché penso questo sia al centro delle discussioni in corso. Ancora una volta, in passato siamo stati molto chiari nell’esprimere la nostra preoccupazione per la sorte di Julian Assange e il modo in cui è stato trattato, e per ora lascerò perdere questo argomento”.
Intanto martedì e mercoledì anche a New York i sostenitori di Julian Assange si sono riuniti fuori dal consolato britannico, situato a Seconda Avenue e 47esima Strada (video sopra). Tra i manifestanti che chiedono giustizia per il fondatore di WikiLeaks, a Manhattan c’era anche l’attrice italo americana Susan Sarandon, da sempre impegnata nelle proteste per i diritti civili e la libertà d’espressione.