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Guterres: “Il caos climatico e l’aumento dei conflitti acuiscono la fame”

Al Consiglio di Sicurezza, su clima e crisi alimentari, il Segretario Generale indica Gaza come il luogo con più affamati al mondo

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

La riunione del Consiglio di Sicurezza martedì 13 febbraio è stata dedicata agli effetti che il cambiamento climatico e l’espansione dei conflitti hanno sulla crisi alimentare nel mondo.  Al dibattito, convocato dalla Guyana, presidente di turno per il mese di febbraio, hanno partecipato i rappresentanti di 90 Paesi. Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha esordito con “il caos climatico e le crisi alimentari sono minacce gravi e crescenti per la pace e la sicurezza globali. È giusto che se ne occupi questo Consiglio”.

Guterres ha ricordato agli ambasciatori che i disastri climatici e i conflitti infiammano le disuguaglianze, mettono in pericolo i mezzi di sussistenza e costringono le persone ad abbandonare le proprie case. Sono anche due delle principali cause della crisi alimentare globale, con quasi 174 milioni di persone colpite in tutto il mondo nel 2022.

Mohamed Irfaan Ali, President of Guyana, speaks at the Security Council meeting on climate change and food insecurity. At left is UN Secretary-General António Guterres. (UN Photo/Loey Felipe)

Il capo delle Nazioni Unite è rimasto costernato dal fatto che il mondo sia pieno di esempi della devastante relazione tra fame e conflitti. Uno di questi è Gaza, dove “nessuno ha abbastanza da mangiare”, ha detto Guterres. “Delle 700mila persone a rischio carestia al mondo, quattro su cinque abitano quella piccola striscia di terra”.

Inoltre, in molti luoghi, i disastri climatici aggiungono un’altra dimensione alla sofferenza. Su quattordici Paesi più a rischio a causa del cambiamento climatico, tutti si ritrovano coinvolti ad affrontare anche un conflitto e tredici una crisi umanitaria.

Le nazioni colpite includono Haiti, dove gli uragani si combinano con la violenza delle bande e l’illegalità. E l’Etiopia, dove si stima che quasi 16 milioni di persone necessitino di assistenza alimentare a causa di una guerra seguita dalla siccità, ancor più aggravata dall’afflusso di rifugiati che scappano dal conflitto nel vicino Sudan.

“Nel frattempo, a livello globale, rischiamo una recrudescenza dell’inflazione alimentare mentre la siccità indebolisce il Canale di Panama e la violenza colpisce il Mar Rosso, gettando nel caos le catene di approvvigionamento”, ha aggiunto Guterres.

Con la crisi climatica destinata ad aggravarsi, le emissioni in costante crescita e la povertà sempre più diffusa, il Segretario Generale ha esortato tutte le parti coinvolte in un conflitto a rispettare il diritto umanitario internazionale. Allo stesso tempo, i Paesi membri devono continuare a finanziare le operazioni umanitarie “per evitare che disastri e conflitti alimentino la fame”, sottolineando che l’anno scorso sono state supportate per meno del 40%.

“Dobbiamo creare le condizioni per risolvere i conflitti e preservare la pace – all’interno dei Paesi e tra i Paesi”, ha affermato Guterres. “La risposta è l’accelerazione dei progressi verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG), fra cui quello Fame Zero”, riproponendo un piano di stimoli annuali da 500 miliardi di dollari. Il Segretario Generale  ha inoltre chiesto “massicci investimenti” per creare sistemi alimentari sani, equi e sostenibili che “nutrino il pianeta senza distruggerlo”. Altre misure includono la creazione e il finanziamento di sistemi di protezione sociale, nonché il rafforzamento e il rinnovamento dei quadri globali di pace e sicurezza.

I Paesi “devono tenere sotto controllo la crisi climatica per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius”, ha aggiunto, ribadendo il suo appello alle nazioni più ricche affinché aprano la strada all’eliminazione graduale dell’uso di combustibili fossili.

La comunità internazionale deve anche “fare sul serio” riguardo all’adattamento climatico, anche garantendo che tutte le persone in tutto il mondo siano protette da sistemi di allerta precoce dei terremoti entro il 2027.

 

Quando è stato il turno di Simon Stiell, capo del segretariato delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), ha suggerito che il Consiglio di Sicurezza dovrebbe richiedere aggiornamenti regolari sui rischi per la sicurezza climatica. Stiell ha aggiunto che ogni Paese deve attuare un Piano nazionale d’azione per proteggere le persone, i mezzi di sussistenza e l’ambiente naturale.

“Investire nella resilienza e nell’adattamento ai cambiamenti climatici, compreso rinnovare le pratiche agricole verso una produzione alimentare rigenerativa, lavorando al contempo per coltivare e conservare la natura, non solo attenuerebbe i danni derivanti da fenomeni atmosferici estremi, ma potrebbe anche garantire le future esigenze di sicurezza alimentare in modo sostenibile e universale, senza lasciare indietro nessuno”, ha detto Stiell. Anche i Paesi hanno bisogno di finanziamenti per la transizione, in particolare quelli in via di sviluppo che sono vulnerabili agli shock climatici. Tuttavia, attualmente necessitano di 2,4 trilioni di dollari all’anno per costruire economie basate sull’energia pulita e adattarsi agli impatti climatici, e permangono lacune di finanziamento.

Anche Beth Bechdol, vicedirettrice generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), ha informato il Consiglio sulle 258 milioni di persone in 58 Paesi che si trovano ad affrontare livelli elevati di insicurezza alimentare acuta. Oltre due terzi degli Stati subiscono anche le conseguenze di fenomeni atmosferici senza controllo e conflitti. Anche se la crisi climatica non risparmia nessuno, “non colpisce tutti allo stesso modo”, ha detto Bechdol agli ambasciatori. Poi ha consluso: “Sappiamo che le popolazioni più a rischio sono quelle che dipendono dall’agricoltura e dalle risorse naturali. Vivono in zone rurali e sono essi stessi agricoltori”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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