Lunedì un gruppo di ambasciatori del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite era in missione nel Sud di Gaza, dove hanno visto le sofferenze della popolazione palestinese. Quindi i diplomatici, nel sollecitare la fine della guerra nella Striscia, hanno visitato il lato egiziano del valico di frontiera di Rafah. L’ambasciatrice degli Emirati Arabi Uniti presso le Nazioni Unite, Lana Nusseibeh, organizzatrice del viaggio, ha affermato che agli ambasciatori è stato detto che i palestinesi a Gaza ora stanno morendo di malnutrizione, per il sistema medico al collasso e per la mancanza di acqua e cibo, oltre che per il conflitto vero e proprio.
Tra i rappresentanti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (al viaggio non hanno partecipato gli ambasciatori di USA e Francia), c’era anche l’ambasciatore della Cina, Zhang Jun. Appena tornato a New York, lo abbiamo incontrato mercoledì tra i corridoi dell’ONU e gli abbiamo chiesto come è andata: ecco le impressioni del diplomatico cinese su quello che ha visto (vedi anche video sopra).
Paid a field trip to Rafah today with Security Council colleagues. A great initiative by @UAEMissionToUN. We saw the long queue of trucks waiting for passage to Gaza. We met with medical workers who were helping the Palestinians with courage and dedication. We heard the strong… pic.twitter.com/L5YHXddgot
— Zhang Jun (@ChinaAmbUN) December 12, 2023
“A Rafah siamo arrivati con altri ambasciatori del Consiglio di Sicurezza. Lì abbiamo parlato con le agenzie umanitarie e dell’ONU che sono sul campo, abbiamo scambiato idee con gli egiziani e con i lavoratori umanitari dell’UAE. Abbiamo visitato gli ospedali, e siamo andati al passaggio della frontiera di Rafah dove abbiamo visto la lunga fila di camion…”

La situazione è come l’avevate immaginata o peggio?
“Molto peggio di ciò che avrei potuto immaginare. C’è una enorme insufficienza su tutto quello che serve per poter affrontare questa catastrofe umanitaria. Da una parte c’è una grandissima domanda di aiuti da parte di Gaza, dall’altra una larga quantità di beni che aspettano di poter entrare dal passaggio di Rafah”.
Dopo questo vostro viaggio, quale è la prossima mossa che il Consiglio di Sicurezza intende fare?
“Penso che la prima cosa da fare è riuscire a unirsi per un cessate il fuoco, al più presto possibile. La risoluzione (la settimana scorsa, quella bloccata col veto USA, ndr) già la chiedeva, un immediato cessate il fuoco, che è la precondizione per poter fare qualunque altra cosa. E poi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per facilitare l’accesso umanitario a Gaza, per poter consentire il passaggio degli aiuti umanitari. Questo è quello che serve urgentemente in questo momento, avere più passaggi per poter accedere a Gaza, facilitando anche le regole per i camion per poter entrare invece che restare per giorni in coda a causa delle ispezioni, per poi soltanto un piccolo numero essere lasciato entrare. Questo sta creando troppi problemi”.
Ambasciatore, lei crede che gli USA si faranno convincere da gli altri membri del Consiglio di Sicurezza, soprattutto dopo la risoluzione sul cessate il fuoco appena approvata dall’Assemblea Generale con una così larga maggioranza?
“Non spetta a me dire quello che gli Stati Uniti dovrebbero fare. Sono sicuro che hanno sentito la forte voce sollevata dai paesi membri dell’ONU e dalla comunità internazionale. Persino i giovani volontari umanitari che stanno lavorando a Gaza, tengono tra le mani la Carta delle Nazioni Unite e dicono che ci deve essere la pace, che ci deve essere un cessate il fuoco immediato. Io spero che anche loro (gli USA) hanno sentito di questo e che si uniscano alla comunità internazionale per imporre il cessate il fuoco”.

Ma la Cina in questo momento parla anche con il governo israeliano? State cercando di convincerlo sul cessate il fuoco?
“Noi siamo stati sempre in contatto con tutte le parti per cercare di arrivare al cessate il fuoco, chiedendo la protezione dei civili e cercando di evitare la catastrofe umanitaria. Continuiamo a fare tutto quello che è possibile”.