Al Palazzo di Vetro delle Nazioni se ne discute da almeno un quarto di secolo senza essere mai approdati a nulla, ma ora che infuriano le guerre in Ucraina e Gaza, la questione della riforma del Consiglio di Sicurezza è sentita di colpo più urgente. Intervenendo al dibattito annuale dell’Assemblea che valuta il principale forum delle Nazioni Unite per la pace e la sicurezza, il Presidente dell’Assemblea Generale Dennis Francis ha affermato che senza riforme strutturali, le prestazioni e la legittimità del Consiglio continueranno inevitabilmente a soffrire. “La violenza e la guerra continuano a diffondersi nelle regioni di tutto il mondo, mentre le Nazioni Unite sembrano paralizzate in gran parte a causa delle divisioni nel Consiglio di Sicurezza”, ha affermato Francis.
Con il mondo che cambia rapidamente, il Consiglio sta “pericolosamente venendo meno” al suo mandato di custode principale per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ha affermato Francis, aggiungendo: “In assenza di riforme strutturali, le sue prestazioni e la sua legittimità continueranno inevitabilmente a risentirne – e così anche la credibilità e la rilevanza delle stesse Nazioni Unite”.
Proprio ieri il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è riuscito ad approvare una risoluzione umanitaria presentata da Malta, ma dopo 40 giorni di “congelamento” in cui ben 4 risoluzioni presentate precedentemente (2 da Russia, una dagli USA e una dal Brasile) erano state bocciate o bloccate dai veti incrociati dei membri permanenti.

UN Photo/Eskinder Debebe)
Sebbene la questione di un’equa rappresentanza sia all’ordine del giorno dell’Assemblea dal 1979, le richieste di riforma sono aumentate col passare degli anni, sopratutto dopo la fine della guerra fredda e ora in un contesto di crescenti conflitti a livello mondiale.
Nel dibattito annuale ad alto livello di settembre, la riforma del Consiglio è stata un ritornello comune dal podio, compresa l’espansione dei suoi membri, con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che ha dato il là sulla necessità di arrivare ad un accordo di riforma condivisa.
Ma le recenti crisi e l’incapacità del Consiglio di Sicurezza di concordare una posizione unitaria, come nel caso dell’invasione russa dell’Ucraina lo scorso anno, e della crisi israelo-palestinese in corso, hanno ulteriormente sottolineato che non c’è più tempo da perdere, se si vuole mantenere la credibilità del maggiore organo esecutivo dell’ONU.

Nel suo discorso, Francis ha continuato avvertendo l’Assemblea che lo stallo nel Consiglio di Sicurezza può essere altrettanto impegnativo quanto affrontare il caos. “Avverto che lo stallo può essere un nemico formidabile quanto il caos. Non possiamo perpetuare in modo utile posizioni che, pur essendo familiari, non riescono ad avvicinarci”, ha affermato Francis, sollecitando una riflessione fresca e innovativa sulle riforme.
“Uno dei modi in cui possiamo ripristinare la fiducia”, ha affermato il presidente dell’UNGA, diplomatico di Trinidad e Tobago, è rafforzare la solidarietà e la conciliazione, sottolineando l’importanza del Summit del futuro del prossimo anno. Quindi Francis ha invitato gli Stati membri a “cogliere questa opportunità” per rompere posizioni radicate e promuovere la riforma del Consiglio di Sicurezza attraverso passi pratici che sostengano l’efficacia e rappresentino l’intera diversità del mondo di oggi.
Nelle loro dichiarazioni, gli Stati membri delle Nazioni Unite hanno ribadito che la riforma è più urgente che mai. Parlando a nome del gruppo L.69 dei paesi in via di sviluppo dell’Africa, dell’Asia e del Pacifico, insieme all’America Latina e i Caraibi – la vice rappresentante permanente di Saint Vincent e Grenadine, Nedra P. Miguel, ha affermato che si tratta di una “dura realtà ” che il Consiglio “non è più adatto allo scopo”.
La sovra rappresentazione dei paesi occidentali nel Consiglio non riflette né la diversa composizione delle Nazioni Unite, né le attuali realtà geopolitiche, ha affermato Miguel, sottolineando che le riforme non sono solo urgenti, ma anche una precondizione per la pace internazionale, la stabilità, la sicurezza e un ordine multilaterale efficace.
Allo stesso modo, parlando a nome del gruppo arabo, Jamal Fares Alrowaiei, ambasciatore e rappresentante permanente del Bahrein, ha invocato l’urgente necessità di una vera riforma del Consiglio, sottolineando che l’uso del veto in modo arbitrario ne ha messo a repentaglio la credibilità. Sottolineando il ruolo del Consiglio nel mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, in particolare durante i recenti eventi a Gaza, Alrowaiei ha esortato gli Stati membri a intensificare gli sforzi per garantire che gli sforzi di prevenzione dei conflitti siano più rappresentativi, trasparenti, neutrali e credibili.
Allo stesso modo, Antje Leendertse, ambasciatrice e rappresentante permanente della Germania, parlando a nome del Gruppo dei Quattro (Brasile, Germania, India e Giappone – che aspirano tutti a diventare membri permanenti) ha affermato che l’attuale composizione del Consiglio significa che non può essere efficace quanto dovrebbe essere per affrontare le sfide contemporanee. Pertanto, non sorprende che, ancora una volta, il Consiglio di Sicurezza non sia stato in grado di essere all’altezza delle aspettative nell’affrontare alcune delle minacce più gravi alla pace e alla sicurezza internazionale in modo tempestivo ed efficace, ha affermato.

Nel suo atteso intervento, l’ambasciatrice degli USA Linda Thomas-Greenfield, ha ricordato le parole e la saggezza “di uno dei fondatori delle Nazioni Unite, Ralph Bunche. Quasi tre quarti di secolo fa, affermò che ‘il mondo e i suoi popoli sono così come sono, non esiste un approccio facile, rapido o infallibile per garantire la pace’. Lo stesso si può dire per garantire la riforma del Consiglio di Sicurezza”.
Ma ecco che poi la diplomatica degli Stati Uniti ha aggiunto che se “vogliamo che il Consiglio operi al massimo delle sue potenzialità; se vogliamo rimanere il principale forum mondiale per affrontare le minacce alla pace e alla sicurezza internazionali; se vogliamo rappresentare il mondo come potrebbe essere, come dovrebbe essere, allora l’organo del Consiglio deve rappresentare il mondo così com’è, non come era tre quarti di secolo fa. Ha bisogno di adattarsi”.
Thomas-Greenfield ha ricordato che il presidente Biden annunciò che gli Stati Uniti si erano impegnati a realizzare riforme, compresa l’espansione dei seggi permanenti e non permanenti nel Consiglio di Sicurezza, con seggi permanenti per i paesi dell’Africa e dell’America Latina e i Caraibi. Da allora, il Presidente ha riaffermato questo impegno, “perché riconosce – come molti di noi – che il Consiglio, così come è costituito oggi, non rappresenta le realtà di oggi. E sappiamo che un Consiglio non rappresentativo può essere meno credibile agli occhi di chi non si sente visto, ascoltato e compreso”.

L’ambasciatrice degli USA ha detto di aver sentito le lamentele da Stati membri “comprensibilmente preoccupati per le disfunzioni e la politicizzazione all’interno del Consiglio. Ho sentito da Stati membri che stanno affrontando gravi crisi umanitarie e da Stati membri che sono colpiti in modo sproporzionato dal cambiamento climatico, molti dei quali credono che le loro voci siano rimaste inascoltate”. Quindi la rappresentante degli USA ha affermato che tutti i 193 membri dell’ONU “debbano creare consenso in nome del progresso. Dovremo riesaminare le posizioni nazionali di lunga data, porci domande difficili e rimanere aperti al compromesso per realizzare un cambiamento duraturo”. Thomas-Greenfield ha chiuso citando ancora Ralph Bunche, che nello stesso discorso, “ha affermato che ‘è solo con uno sforzo paziente, persistente e imperterrito, attraverso tentativi ed errori, che la pace può essere conquistata”.

L’Italia, che guida invece del gruppo “Uniting for Consensus” (UFC), spinge invece per una riforma che non preveda l’aggiunta di nuovi membri permanenti ma solo l’aumento di seggi elettivi, prevedendo però anche dei seggi dalla durata più lunga degli attuali due anni, ma chi li occuperà dovrà comunque essere riconfermato da un voto dell’Assemblea Generale. Oggi anche l’ambasciatore Maurizio Massari è intervenuto a nome del gruppo UFC all’avvio della sessione inaugurale del Negoziato Intergovernativo (Ign). “Il gruppo Ufc è fortemente convinto della necessità di progressi nei negoziati. I recenti sviluppi hanno dimostrato quanto sia urgente la necessità di riforme e come non dovrebbe più essere rinviata”, ha detto Massari, sottolineando però che “non vogliamo riforme ad ogni costo e non possiamo permetterci di commettere errori”. Al contrario bisogna “puntare a una riforma globale che renda il Consiglio di Sicurezza più efficace e veramente rappresentativo, democratico, trasparente e adattabile nel tempo”. In particolare, ha proseguito l’ambasciatore, bisogna “rafforzare la voce delle regioni sottorappresentate”.
L’Italia ha assicurato che il suo gruppo continuerà a mostrare flessibilità. “La nostra proposta di seggi a lungo termine e rieleggibili nasce dalla consapevolezza che alcuni Stati membri, indipendentemente dalle loro dimensioni, desiderano legittimamente dare un maggiore contributo – ha spiegato – Allo stesso tempo aumentare il numero di seggi non permanenti con mandato biennale deriva dalla consapevolezza che un sistema di rotazione più equo è necessario”. ( Qui l’Ambasciatore Massari risponde alle nostre domande dopo l’incontro dibattito alla AG e in questa precedente intervista con La Voce di New York, il diplomatico italiano ha spiegato la posizione dell’Italia e del suo gruppo).
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