Doveva essere la risoluzione dei “Dieci” non permanenti, invece a presentarla è stata solo la piccola Malta, ma con successo! Dopo quattro tentativi andati a vuoto, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite mercoledì ha approvato l’ appello per una pausa umanitaria urgente e prolungata e corridoi in tutta la Striscia di Gaza per un certo numero di giorni (non specificati) per consentire l’accesso agli aiuti.
Il Consiglio formato da 15 membri ha adottato questa volta la risoluzione 2712/2023, con dodici voti a favore, nessun veto e l’astensione di tre paesi membri permanenti (USA, Russia e UK); un voto che ha consentito alla risoluzione di avere più dei nove voti a favore necessari senza alcun veto da parte dei P5, (gli altri due sono Cina e Francia che hanno votato a favore).

Da quando i militanti palestinesi di Hamas hanno attaccato Israele il 7 ottobre, uccidendo 1.300 persone e prendendo in ostaggio 240 persone e Israele ha promesso di spazzare via Hamas da Gaza, bombardando senza sosta l’enclave di oltre due milioni di abitanti e lanciando un’invasione di terra, il Consiglio di Sicurezza era rimasto bloccato dai veti incrociati esercitati da USA, Russia e Cina.
#UNSC just adopted Res 2712 tabled by Malta. It calls for urgent & extended humanitarian corridors in Gaza Strip + unconditional release of hostages, esp. children. Our efforts were guided by the need to have a humanitarian Res. We’re determined to continue working towards peace. pic.twitter.com/LDg9YSCuzW
— Malta at the UN 🇲🇹🇺🇳 (@MaltaUNMission) November 15, 2023
Nel mese di ottobre, il Consiglio di Sicurezza aveva tentato quattro volte di far passare una risoluzione: la Russia per due volte non è riuscita a ottenere i voti minimi necessari, gli Stati Uniti hanno posto da soli il veto a una risoluzione preparata dal Brasile e a sua volta Russia e Cina hanno bloccato con il loro veto una risoluzione presentata dagli Stati Uniti.

Le differenze erano soprattutto sul linguaggio usato nella risoluzione sulla necessità di chiedere una pausa umanitaria o un cessate il fuoco. Una pausa è generalmente considerata meno formale e più breve di un cessate il fuoco, che deve essere concordato dalle parti in guerra.
Il progetto di risoluzione redatto da Malta, segue con pochi aggiustamenti, la risoluzione già presentata dal Brasile, in cui si chiedevano pause e corridoi umanitari urgenti ed estesi in tutta la Striscia di Gaza per un numero sufficiente di giorni tali da poter assicurare un servizio umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli.
Il testo richiede anche il rispetto del diritto internazionale, in particolare la protezione dei civili, soprattutto dei bambini e inoltre chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas e da altri gruppi. La bozza non condanna direttamente le azioni di Hamas, e questo faceva temere che gli Stati Uniti, alleato di Israele, ponesse il veto, come aveva fatto già in precedenza. Ma invece gli USA hanno deciso di astenersi per far approvare la risoluzione, anche se poi l’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield, nelle sue motivazioni di voto, ha spiegato perché gli USA non avessero appoggiato pienamente la risoluzione presentata da Malta: “Sono inorridita dal fatto che alcuni membri di questo Consiglio non riescano ancora a condannare il barbaro attacco terroristico che Hamas ha compiuto contro Israele il 7 ottobre” ha detto l’ambasciatrice USA, notando che nella risoluzione mancasse una condanna esplicita di Hamas: “Di cosa hanno paura? Cosa impedisce loro di condannare inequivocabilmente le azioni di un’organizzazione terroristica determinata a uccidere gli ebrei e che ha ucciso civili, bruciato vive famiglie e giustiziato bambini? Un gruppo che ha ucciso e preso in ostaggio bambini provenienti da oltre una dozzina di paesi, compresi gli Stati Uniti. Non ci sono scuse per non condannare questi atti di terrorismo”. Quindi Thomas-Greenfield ha aggiunto: “Cerchiamo di essere chiari: Hamas ha messo in moto questo conflitto. Perché ad Hamas interessa solo la morte e la distruzione del popolo israeliano. A loro non importa nulla della sicurezza e della protezione del popolo palestinese…. In definitiva, gli Stati Uniti non potevano votare sì a un testo che non condannasse Hamas o non riaffermasse il diritto di tutti gli Stati membri a proteggere i propri cittadini dagli attacchi terroristici”.
Quando però Linda Thomas-Greenfield si è presentata allo stake-out davanti ai giornalisti per ripetere gli stessi concetti (vedi video sopra), le è stato replicato che la risoluzione che avevano lasciato passare era praticamente identica a quella del Brasile che tre settimane prima gli USA con il veto avevano bocciato. Perché allora non approvarla prima? Non si sentivano gli USA responsabili della morte di almeno 7 mila civili palestinesi – di cui la metà bambini – che sono morti nelle ultime settimane? L’Ambasciatrice americana è sembrata scossa dalle domande, e nelle sue risposte, in cui ha cercato di giustificare l’azione dell’amministrazione Biden, è apparsa poco convincente.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, aveva adottato il 28 ottobre – con 121 voti a favore – una risoluzione redatta dalla Giordania che chiedeva una tregua umanitaria immediata e chiedeva l’accesso agli aiuti per la Striscia di Gaza e la protezione dei civili. Ma le risoluzioni dell’Assemblea Generale, composta da tutti i 193 membri dell’ONU, non sono vincolanti, mentre quelle del Consiglio di Sicurezza lo sono, ovvero sono delle “binding resolution” come si dice nel gergo dell’ONU. Ma la risoluzione preparata da Malta e approvata dai Quindici verrà rispettata da Israele? Quando all’ambasciatrice Vanessa Frazier, giustamente raggiante per il risultato ottenuto, allo stake-out (vedi video sotto) è stato chiesto dai giornalisti che nel suo intervento al Consiglio di Sicurezza Israele aveva già segnalato che non riteneva la risoluzione equilibrata e quindi non l’accettava, la diplomatica maltese ha ribadito che le risoluzioni del UNSC sono vincolanti e poi ha ricordato che già alla fine del mese, il Segretario Generale Antonio Guterres sarà chiamato a riferire proprio ai Quindici sullo stato della risoluzione appena votata. Vedremo tra un paio di settimane, che cosa accadrà se gli Guterres (di cui Israele chiede le dimissioni) riferirà al Consiglio di Sicurezza che la risoluzione umanitaria non viene rispettata.