L’attenzione del mondo è tutta concentrata sulla guerra in corso tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, ma il Consiglio di Sicurezza deve continuare ad occuparsi delle altre crisi mondiali, tra le quali la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina e che dura già da un anno e mezzo. Martedì Ramesh Rajasingham, direttore della divisione di coordinamento presso l’agenzia di soccorso delle Nazioni Unite OCHA, ha esortato il Consiglio di Sicurezza a non trascurare la crisi “brutale e di vasta portata” in Ucraina che non accenna ad attenuarsi.
Rajasingham, si è rivolto ai Quindici ambasciatori, sottolineando l’urgente necessità di sostegno umanitario con l’avvicinarsi del gelo invernale e l’accesso ai servizi essenziali, una sfida che risulta sempre più difficile. Rajasingham ha sottolineato gli sforzi degli operatori umanitari per fornire sostegno alle comunità in prima linea e nelle aree difficili da raggiungere, inclusa la garanzia di forniture sufficienti di acqua e calore. “L’obiettivo è garantire che ogni civile abbia accesso a un luogo sicuro e caldo durante l’inverno a venire”, ha affermato il funzionario dell’ONU.
Tuttavia, la mancanza di accesso umanitario alle parti delle regioni di Donetsk, Kherson, Luhansk e Zaporizhzhia sotto il temporaneo controllo militare russo sono tra le sfide “più significative”. “Le conseguenze della mancata fornitura di assistenza ai circa quattro milioni di persone bisognose in queste aree sono disastrose, in particolare con i mesi invernali alle porte”, ha affermato il funzionario dell’OCHA, sottolineando l’obbligo legale di tutte le parti di consentire e facilitare interventi rapidi e senza ostacoli: ”È fondamentale essere in grado di alleviare la sofferenza umana causata da questa guerra, indipendentemente da dove si trovi in Ucraina”.
Rajasingham ha inoltre affermato che le ultime informazioni verificate suggeriscono che più di 9.900 civili sono stati uccisi dall’inizio dell’invasione nel febbraio dello scorso anno (A Gaza, secondo le stime controllate da Hamas, sarebbero morti circa 8000 palestinesi in tre settimane, ndr). Poiché queste sono solo le cifre che l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha finora verificato formalmente, “il bilancio reale è certamente più alto”, ha affermato Rajasingham.
Ha citato “danni significativi” alle infrastrutture civili critiche, comprese le strutture elettriche, di riscaldamento, idriche e di telecomunicazione, nonché attacchi contro strutture e personale sanitario. Le organizzazioni umanitarie non sono state risparmiate, ha aggiunto, sottolineando che finora nel 2023 sono stati uccisi 14 operatori umanitari.
La nota del direttore dell’OCHA ha anche analizzato i colpi subiti dalle infrastrutture portuali sul Mar Nero e sul Danubio. L’Ucraina ha tuttavia segnalato un numero crescente di navi in entrata e in partenza dai suoi porti del Mar Nero attraverso un corridoio temporaneo annunciato ad agosto, in seguito al ritiro della Russia dall’Iniziativa del Mar Nero mediata dalle Nazioni Unite, ha affermato.
“Come abbiamo detto molte volte in quest’Aula, in un momento di livelli sconcertanti di fame in tutto il mondo, è imperativo che tutte le fonti di approvvigionamento alimentare siano collegate in modo sicuro e sostenibile alle catene di approvvigionamento globali”, ha sottolineato Rajasingham.