Finalmente lo ha detto, chiaro, usando le parole “cease-fire”. Mercoledì il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres da Pechino, dove si trova per il vertice sulla via della seta, ha chiesto un cessate il fuoco umanitario immediato in Medio Oriente per alleviare “l’epica sofferenza umana” nel conflitto Israele-Gaza.
Era da giorni che i giornalisti dal Palazzo di Vetro chiedevano al portavoce dell’ONU Stephane Dujarric perché Guterres non avesse ancora chiesto il “cessate il fuoco immediato”. La risposta era stata sempre vaga, per non dire imbarazzata. Ora, a poche ore dal voto al Consiglio di Sicurezza della risoluzione presentata dal Brasile (Aggiornamento: la risoluzione è stata bocciata con il veto degli USA, nonostante gli emendamenti della Russia, come quello di usare la frase “cessate il fuoco immediato” non fossero passati), anche il capo dell’ONU si sia adeguato.

(UN China)
Parlando a Pechino e intervenendo anche sui social, Guterres ha affermato che un cessate il fuoco “fornirebbe tempo e spazio sufficienti” per realizzare due appelli essenziali lanciati all’inizio di questa settimana: ad Hamas, per il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi detenuti a Gaza, e a Israele per consentire immediatamente l’ingresso degli aiuti nell’enclave sigillata in preda a una devastante crisi umanitaria.
I call for an immediate humanitarian ceasefire in the Middle East to ease the epic human suffering.
Too many lives – and the fate of the entire region – hang in the balance.
— António Guterres (@antonioguterres) October 18, 2023
“La regione è sul precipizio”, ha avvertito Guterres. L’appello è arrivato il giorno dopo che centinaia di persone sono state uccise all’ospedale Al-Ahli di Gaza City da una esplosione, che Guterres ha condannato fermamente, sottolineando che gli ospedali e tutto il personale medico sono protetti dal diritto internazionale.
Entrambe le parti si sono incolpate a vicenda, con le autorità de facto di Gaza che hanno accusato l’esercito israeliano, che a sua volta ha ritenuto responsabili i razzi lanciati male dai militanti della Jihad islamica verso Israele.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite mercoledì mattina a New York si riunisce in una seduta d’emergenza, in cui oltre a discutere della crisi, è previsto che metta ai voti la risoluzione presentata dal Brasile, dopo che quella della Russia è stata respinta lunedì.
Intanto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è arrivato in Israele dove è stato accolto dal primo ministro Benjamin Netanyahu, mentre i camion che trasportavano aiuti salvavita sono rimasti allineati al valico di Rafah tra Gaza e l’Egitto. Mercoledì, in un post sulla piattaforma social X, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) Tedros Adhanom Ghebreyesus ha deplorato che le forniture dell’OMS siano rimaste “bloccate” al confine per quattro giorni. “Ogni secondo che aspettiamo per ricevere assistenza medica, perdiamo vite umane”, ha detto.

Gli incessanti sforzi diplomatici da parte di alti funzionari delle Nazioni Unite a favore dell’accesso umanitario sono destinati a continuare, con il capo dei soccorsi dell’organizzazione Martin Griffiths sul campo al Cairo, dove sarà raggiunto giovedì dal segretario generale Guterres che poi dovrebbe partecipare sabato ad un vertice con i maggiori leader della regione sulla crisi in Medio Oriente.
Mercoledì Griffiths ha scritto su X che fornire aiuti alla popolazione di Gaza è “una questione di vita o di morte”. “Farlo in modo “sostenuto, senza ostacoli e prevedibile” è un “imperativo umanitario”, ha aggiunto. Cibo, acqua, farmaci essenziali e forniture sanitarie si stanno esaurendo rapidamente nell’enclave, dove oltre un quarto della popolazione è sfollata dall’inizio del conflitto. Martedì l’OMS ha affermato che su 35 ospedali lì, quattro non funzionano “a causa dei gravi danni e degli attacchi”. Solo otto dei 22 centri sanitari di base gestiti dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) sono parzialmente funzionanti.