Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite resta paralizzato: gli Stati Uniti mettono il veto e bocciano così la risoluzione sulla guerra tra Israele e Hamas presentata dal Brasile per proteggere i civili a Gaza, anche se non erano stati accolti gli emendamenti presentati dalla Russia. In favore hanno votato in 12 (inclusa la Cina e la Francia…), la Russia si è astenuta, come anche il Regno Unito.
Ma sono Stati gli Stati Uniti con la mano alzata dall’Ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield a condannare la risoluzione che chiedeva la sospensione dei combattimenti, chiedeva il rilascio degli ostaggi, condannava Hamas per l’attacco del 7 ottobre, ma non specificava abbastanza – almeno per gli USA – il diritto di Israele a difendersi.

“Il viaggio del presidente Joe Biden nella regione è una chiara dimostrazione che gli Usa sono impegnati al livello più alto” sul conflitto tra Israele e Hamas “per arrivare al rilascio degli ostaggi, per evitare che il conflitto si allarghi e per ribadire il bisogno di proteggere i civili”, ha detto l’ambasciatrice americana Thomas-Greenfield, nella sua dichiarazione dopo il veto posto alla bozza del Brasile che chiedeva pause umanitarie per consegnare gli aiuti a Gaza. “Siamo sul terreno portando avanti il duro lavoro della diplomazia, e mentre riconosciamo il desiderio del Brasile di votare il testo, noi crediamo che bisogna lasciare lavorare la diplomazia – ha aggiunto con voce sommessa la diplomatica degli USA – specialmente quando il segretario generale Guterres, il presidente Biden, il segretario di stato Blinken e attori regionali sono impegnati in un intenso dialogo sui temi in discussione qui oggi”.

Thomas-Greenfield ha poi ribadito che gli Stati Uniti sono “delusi dal fatto che la risoluzione non faccia menzione del diritto di autodifesa di Israele. Come ogni nazione al mondo, Israele ha il diritto intrinseco all’autodifesa, come sancito dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite” e ha quindi aggiunto: “A seguito di precedenti attacchi terroristici da parte di gruppi come Al-Qaeda e ISIS, questo Consiglio ha riaffermato tale diritto. Questo testo avrebbe dovuto fare lo stesso”. Prima del voto, due emendamenti proposti dalla Russia, che chiedevano un cessate il fuoco immediato, duraturo e totale e la fine degli attacchi contro i civili, erano stati respinti dal Consiglio di Sicurezza.

L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha affermato che “il tempo delle metafore diplomatiche è finito da tempo”. Chiunque non abbia sostenuto il progetto di risoluzione della Russia su questo tema è responsabile di ciò che accade, ha affermato. L’attuale bozza “non prevede un chiaro appello al cessate il fuoco” e “non aiuterà a fermare lo spargimento di sangue”. Nebenzia ha anche detto che gli emendamenti della Russia proponevano un appello a porre fine agli attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture a Gaza e la condanna dell’imposizione del blocco sull’enclave, aggiungendo un nuovo punto per un appello per un cessate il fuoco umanitario. “Se questi non fossero inclusi nell’attuale bozza, non sarebbe utile per affrontare la situazione umana a Gaza e polarizzerebbe le posizioni della comunità internazionale”, aveva affermato il diplomatico russo.
Dopo una breve pausa, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha continuato la riunione ascoltando via video il coordinatore speciale dell’Onu sul processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland. “Ieri sera ho osservato con orrore le notizie di vittime di massa in quello che dovrebbe essere un sito protetto. Centinaia di palestinesi sono stati uccisi quando l’ospedale al-Ahli di Gaza City è stato colpito. Le circostanze di questa catastrofe e le responsabilità rimangono oscure e dovranno essere indagate a fondo, ma il risultato è molto chiaro, è una tragedia terribile per quelli che sono stati coinvolti”, ha detto Wennesland ai Quindici ambasciatori per poi aggiungere che “questo è uno dei momenti più difficili che i popoli israeliano e palestinese hanno dovuto affrontare negli ultimi 75 anni”. Wennesland ha affermato che “abbiamo bisogno di tempo e spazio per raggiungere due obiettivi umanitari urgenti, ossia il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi da parte di Hamas, e poi l’accesso illimitato agli aiuti umanitari per i palestinesi a Gaza”. Quindi, ha precisato: “il prossimo passo deve essere un impegno collettivo per porre fine alle ostilità e prevenire qualsiasi ulteriore espansione del conflitto nella regione”.
Dopo Wennesland, è stata la volta del capo degli affari umanitari dell’Onu Martin Griffiths, che al Consiglio di Sicurezza, in collegamento via video dall’Egitto, ha detto: “Ciò che non abbiamo, e ciò di cui abbiamo disperatamente bisogno, è un accesso umanitario immediato e sicuro in tutta Gaza. Le Nazioni Unite e i partner umanitari hanno quindi urgentemente bisogno di un meccanismo concordato da tutte le parti interessate per consentire la fornitura regolare delle necessità di emergenza nella Striscia”. Inoltre, Griffiths ha aggiunto, “abbiamo bisogno urgentemente di finanziamenti aggiuntivi per agenzie Onu come Unrwa e Pam che stanno fornendo assistenza di emergenza ai palestinesi”.
Durante la pausa del Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore francese Nicolas de Rivière è uscito dalla sala per andare allo stake-out dove c’erano i giornalisti in attesa. Lì ha cercato di spiegare la posizione della Francia e del perché ha votato sì alla risoluzione brasiliana.
Quando una giornalista palestinese ha chiesto all’ambasciatore francese perché la Francia non chiedesse ad Israele un “cessate il fuoco” immediato per fermare la morte di civili a Gaza che ha già superato la cifra di 4 mila persone, il diplomatico francese ha replicato che la colpa principale del dramma che la popolazione palestinese sta vivendo “ricade su Hamas”.
Mentre la riunione del Consiglio di Sicurezza proseguiva con le repliche degli ambasciatori, dalla difficile missione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Israele arrivava la notizia che la Casa Bianca era riuscita a raggiungere un accordo con il governo israeliano per permettere di far attraversare, dal passaggio frontaliero egiziano di Rafah, gli aiuti umanitari dell’ONU per i cittadini palestinesi, con un impegno da parte degli israeliani di non bombardare i convogli.
All’uscita del Consiglio di Sicurezza pochissimi ambasciatori avevano voglia di rispondere alle domande dei giornalisti. L’ambasciatrice degli USA Linda Thomas-Greenfield, alla quale abbiamo chiesto di fermarsi per rispondere a qualche domanda, mentre si affrettava all’uscita con accanto l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan, ha risposto “quello che avevo da dire lo trovate nelle mie dichiarazioni appena fatte”.
L’ambasciatore del Brasile, Sergio Danese, che è presidente del Consiglio di Sicurezza per il mese di ottobre e il cui paese firmava la risoluzione appena respinta col veto USA, conversava in portoghese con i giornalisti brasiliani ma senza avvicinarsi ai microfoni dell’ONU. Così ci siamo avvicinati noi (vedi video sopra) per chiedergli una reazione al veto degli USA: “No, non commento il veto”, ci ha subito risposto. Ma se non da presidente del Consiglio di Sicurezza, almeno nella sua capacità nazionale, ne è rimasto sorpreso? “Speravamo che la risoluzione potesse essere approvata, ma è andata così”. La prossima mossa del Consiglio sul conflitto tra Israele e Gaza, quale sarà? “Vedremo, ci consulteremo con gli altri membri sul da farsi”. Insomma, bocca quasi cucita, anche il Brasile vuole evitare in questo momento qualunque polemica con gli Stati Uniti.
Tra i pochi ambasciatori che si sono fermati a commentare con i giornalisti il voto della risoluzione col veto americano, il rappresentante dell’Ecuador Hernán Pérez Loose e quello della Cina Zhang Jun (vedi video sotto). Il primo, se l’Ecuador fosse disponibile a preparare un’altra risoluzione, ha risposto: “Perché no, dobbiamo provarci ancora, ancora, e ancora”. Quando gli abbiamo chiesto a Perez Loose perché la risoluzione del Brasile non avesse fatto cenno al diritto di Israele di difendersi, dando così il pretesto agli USA per non votarla, l’ambasciatore ecuadoriano ha risposto: “In effetti la risoluzione prevedeva anche questo, era sottinteso nel ribadire il rispetto del diritto internazionale”.
Quando abbiamo posto la stessa domanda all’ambasciatore cinese Zhang Juan, arrivato subito dopo, lui ha replicato: “La situazione peggiora, le persone stanno morendo, vengono uccise. E’ la responsabilità del Consiglio di Sicurezza fare tutto quello che può per un cessate il fuoco. Per proteggere i civili e garantire l’accesso umanitario e prevenire un altro disastro. Come ho detto nel mio discorso, tutto si può discutere e poi integrare, ma il cessate il fuoco per proteggere i civili e prevenire il disastro umanitario è il compito imminente del Consiglio e quindi non ci sono scuse per quello che è successo”. Perché la Cina non presenta una sua risoluzione che tutti possono votare subito? La risposta di Zhang Juan, che appariva piuttosto scosso dal risultato della votazione, è stata: “Questa è una domanda difficile da poter rispondere. Se il Consiglio non riesce a trovare un accordo nemmeno su questa risoluzione, come puoi aspettarti che il Consiglio possa andare avanti con un’altra?”.