In chiusura di UNGA78 (ma gli ultimi paesi parleranno martedì tra i quali la Tunisia – che interessa all’Italia – e soprattutto l’India, il paese più popolato al mondo) un triste bilancio. Non sul tema che avrebbe dovuto essere il focus dell’Assemblea Generale, cioè gli SDG – gli obiettivi di sviluppo sostenibile vanno avanti anche se al passo di lumaca – ma sul dramma che è rimasto l’“elefante” nella stanza di tutte le riunioni bilaterali di UNGA78 – tranne forse in quelle del duo italiano Meloni-Tajani che preferivano fosse la “crisi” dei migranti.
Di questo gigantesco spettro che si aggira al Palazzo di Vetro da più di 19 mesi, la guerra tra Russia e Ucraina, i membri dell’ONU a parole temono l’allargamento ma nessuno sembra riuscire a spingere la pace tra i contendenti. Anzi, alla fine della settimana di apertura di UNGA78, la pace appare più lontana di quanto fosse alla fine di UNGA77, e i pericoli di allargamento della guerra più vicini, soprattutto quando si ufficializza anche la notizia che Biden ha promesso al presidente ucraino in visita alla Casa Bianca, i missili a lungo raggio ATACMS capaci di colpire in profondità dentro la Russia.
Già nel discorso del Presidente Joe Biden pronunciato all’ONU martedì non avevamo colto nulla di nuovo sul fronte pace. Dopo aver ascoltato Sergei Lavrov, il “portavoce” di Putin, prima al Consiglio di Sicurezza, oggi all’Assemblea Generale e subito dopo in conferenza stampa, la pace appare sempre più lontana.
Poco o nulla di quello che si sperava uscisse dal Palazzo delle Nazioni Unite in questi giorni – un atteggiamento più teso da tutti i paesi membri verso la conciliazione tra Russia e Ucraina con proposte concrete di pace – si è avverato. Anche se nell’intervento del ministro degli Esteri russo – più nella conferenza stampa che quello dal podio – ci sono stati segnali che la Russia sarebbe sempre pronta ad una seria trattativa – “Lo ripete già da tempo il Presidente Putin” – Lavrov aggiunge subito dopo che con quello che ha presentato finora Zelensky, non si può neanche iniziare: “Sarò chiaro – ha detto parlando del programma in 10 punti presentato dall’ucraino – non è possibile attuarlo. Non è realistico e tutti se ne rendono conto, ma allo stesso tempo continuano a sostenere che questa sia l’unica base per i negoziati”.
Di “compromessi” aveva anche parlato recentemente il Segretario Generale Guterres, e Lavrov lo ha ricordato lodandolo durante la conferenza stampa, per poi però attaccare il capo dell’ONU per le accuse contro la Russia rivolte durante la recente riunione del Consiglio di Sicurezza. Se ormai non si è pronti a dare sempre ragione alla Russia, si fa parte dell’“Occidente impero di menzogne”, come Lavrov ha siglato il suo discorso dal podio dell’Assemblea Generale.
Le vie della pace sono infinite, mentre quelle che portano ad una Terza Guerra Mondiale restano poche. Però quest’ultime sembrano allargarsi.
Così dopo aver visto il fallimento di UNGA78, (per chi pensa che non tocchi all’ONU un compito così difficile come la pace, le UN furono create a San Francisco nel 1945 con un obiettivo fondamentale: evitare la Terza Guerra Mondiale) per l’inerzia dei suoi 193 paesi membri a giocarsi il tutto per tutto, rimane il membro “osservatore per scelta” a combattere per la pace: lo Stato Vaticano, che alle Nazioni Unite è rappresentato dal suo “ambasciatore”, l’arcivescovo Gabriele Caccia.
Già, papa Francesco appare ormai come l’unico leader rimasto a bussare a qualsiasi porta senza arrendersi anche quando queste restassero chiuse, almeno finché le ragioni della pace siano ascoltate. A sua volta il Vaticano appare l’unico rimasto a essere percepito come interlocutore “neutrale”, indispensabile ruolo per chi cerca il compromesso della pace. Francesco, è il “capo di stato” che ben più forte degli altri 193, sta suonando da mesi l’allarme sui pericoli dell’allargamento della guerra e del pericolo dell’Armageddon nucleare. Così papa Bergoglio, infischiandosene delle probabilità di fallimento, gioca sulla pace il tutto per tutto, facendo girare da parecchi mesi come una trottola il Cardinale Matteo Maria Zuppi. Proprio oggi, intervenendo a Bologna, il Presidente della Conferenza episcopale italiana, che era stato recentemente sia in Ucraina che in Russia, come anche in Cina e negli USA, ha voluto ribadire: “La pace è possibile ed è necessaria, ma bisogna cercarla. E bisogna cercarla tanto. È un gioco di parole, ma è vero: non bisogna darsi pace, per la pace. Per sognare non bisogna dormire” perché, ha continuato l’inviato di Papa Francesco, “la guerra è un incendio e non può non preoccuparci, in assoluto, ovunque esso sia. Tanto di più nel cuore dell’Europa”.
Zuppi tornerà a Mosca tra qualche giorno. Francesco non si arrende, anche in nome di quelle Nazioni Unite che lui stesso, quando venne a New York 8 anni fa, celebrò come la più grande istituzione mai creata dall’uomo per difendere la pace.
AGGIORNAMENTO 26/09/2023 Sotto il video dell’intervento della Santa Sede all’Assemblea Generale:
Archbishop Paul Richard Gallagher, Secretary for Relations with States of the Holy See, addresses the general debate of the 78th Session of the General Assembly of the United Nations (New York, 19 – 26 September 2023).