Il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani che torna mercoledì mattina nel giardino delle rose accanto al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite per rispondere alle domande dei giornalisti, arriva dopo aver avuto degli incontri con i ministri degli esteri di Azerbaijan e Armenia per la crisi del Nagorno–Karabakh.
“Ho incontrato ieri i ministri degli Esteri dell’Azerbaijan e dell’Armenia e ho proposto loro una mediazione italiana con un incontro a Roma. Il modello può essere quello dell’Alto Adige. Oggi stesso invieremo un documento a entrambi i governi con una fotografia di quello che è successo e di quello che è oggi il modello di autonomia dell’Alto Adige”. Poi ha aggiunto: “È una proposta che ho illustrato a voce ai due ministri che si sono detti assolutamente interessati e disponibili a incontrarsi a Roma. Siamo gli unici insieme agli Usa che hanno parlato con entrambi i Paesi e lavoriamo a una soluzione che possa portare pace”. Si tratta, ha risposto a chi chiedeva se ci fosse stato un coordinamento con gli Usa, di una “proposta di mediazione italiana, se gli americani hanno la nostra stessa posizione siamo ben lieti di avere una azione concordata ma questa è una iniziativa italiana”.
Tajani risponde ancora a tante domande sulla crisi emigrazione, ma non ci sembra che dica di più di quello che ha detto già ieri. Così restiamo sul tema militare, e gli chiediamo delle recenti dichiarazioni del Segretario di Stato Blinken che in sostanza confermano che gli USA daranno all’Ucraina i missili finora negati e che hanno la gittata necessaria per colpire il territorio della Russia in profondità. Siccome il Cremlino aveva in passato già dichiarato che dando queste armi la NATO avrebbe oltrepassato una linea rossa, non teme l’Italia adesso l’allargamento del conflitto e il coinvolgimento della NATO?
“La NATO non partecipa a nessun evento di natura militare in Ucraina” ha replicato con la solita calma Tajani, che poi ha continuato: “Ha delle posizioni politiche, ma la Nato è fuori da quello che sta succedendo in Ucraina”.
Tajani ha voluto distinguere la posizione dell’amministrazione Biden da quella degli altri Paesi aderenti alla NATO, chiarendo che i Paesi del Patto atlantico sostengono la libertà e l’indipendenza dell’Ucraina, giudicano negativamente l’invasione dell’Ucraina, ma “ogni singolo stato si comporta come vuole”.
Cercando di chiarire la posizione italiana, ha quindi aggiunto: “Noi vogliamo che si raggiunga la pace e favoriamo tutte le iniziative di pace da quella del cardinal Zuppi, per conto di papa Francesco, a quella di Erdogan per favorire un accordo sul corridoio del mar Nero”, a quella del direttore generale dell’agenzia dell’energia atomica dell’ Onu sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia, perché “non si trasformi in un fortino militare”, proteggendola quindi da qualsiasi attacco dell’Ucraina o “dal tentativo della Russia di trasformarla in una caserma armata sovietica”.
Tajani ha anche chiarito cosa aveva detto in una intervista la mattina con Maria Bartiromo di FOX news, in cui erano state date notizie imprecise a riguardo: “Il mio partito era contrario all’adesione alla Via della seta, ma ora decideremo attraverso un’opinione del Parlamento”, ha spiegato Tajani, dicendo che proprio tra i parlamentari “una maggioranza è favorevole al ritiro”. “Abbiamo già posto il problema della Via della Seta ai cinesi. Noi non abbiamo trovato vantaggi economici nell’essere parte della Via della seta, perchè i francesi e i tedeschi hanno ottenuto migliori vantaggi dei nostri, non essendo parte della Via della seta”.. Il ministro ha aggiunto che “la Via della seta è un capitolo della partnership strategica che abbiamo con la Cina” e ha assicurato che “continueremo a collaborare e lavorare” con Pechino, specificando che l’Italia, “come parte dell’Occidente resta “un interlocutore e un competitor”.
Il ministro ha poi chiarito che sulla questione Taiwan “siamo per il mantenimento dello Status quo”. Infine, tornando alla Via della Seta ha ribadito: “Non ho dato nessun annuncio e stiamo valutando il da farsi. Le valutazioni economiche non sono positive. Comunicheremo alla Cina la nostra decisione definitiva”, ma “vogliamo continuare ad avere buoni rapporti con la Cina”, tenendo conto anche delle tante aziende italiane che vi operano.