Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito oggi per discutere il rapporto sugli abusi dei diritti umani in Corea del Nord, come minaccia alla pace e sicurezza internazionali. Per la prima volta dal 2017, i 52 Stati membri, comprese Italia e Unione Europea, hanno partecipato e presa visione di un documento che registra ed elenca tutte le violenze subite dalla popolazione nordcoreana negli ultimi anni. Assenti Russia e Cina.
L’ambasciatrice statunitense all’Onu Linda Thomas-Greenfield, che per il mese di agosto è anche presidente del Consiglio di Sicurezza, ha illustrato il rapporto ricostruito dagli esperti delle Nazioni Unite che dimostra come “più di 80 mila persone sono detenute nei campi nordcoreani di prigionia soggette a esecuzioni, torture, fame, violenza di genere e lavori forzati”.
E gli abusi continuano anche fuori dai campi di prigionia con uccisioni arbitrarie, punizioni e condanne che si riflettono anche sui membri delle famiglie dei carcerati. Senza contare le restrizioni e la censura sulla libertà di stampa.
“La popolazione nordcoreana non è l’unica vittima”, sostiene l’amabsciatrice Thomas-Greenfield. Negli ultimi anni si sono moltiplicati casi di omicidi, rapimenti, intimidazioni e rimpatri forzati riconducibili alla Corea del Nord anche in Giappone e nella Corea del Sud.
“Nelle società aperte, le persone possono protestare – conclude Thomas-Greenfield. – In Corea del Nord, tutto è avvolto dal segreto. Chi parla può essere messo in prigione o, peggio, giustiziato. Dobbiamo dare voce a chi non ha voce”.