Gli Emirati Arabi Uniti presiederanno il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il mese di giugno e l’ambasciatrice Lana Nusseibeh ha tenuto giovedì un’ affollata conferenza stampa al Palazzo di Vetro dell’ONU per presentare il suo programma.
Nusseibeh ha affermato che gli Emirati Arabi Uniti stanno assumendo la presidenza del UNSC in un momento di “profonda divisione e polarizzazione”. Gli UAE (EAU in italiano) vogliono svolgere “un ruolo costruttivo per costruire ponti e trovare spazio per l’accordo e il consenso sui numerosi file importanti e critici all’ordine del giorno del Consiglio di sicurezza”, ha affermato Nusseibeh.
Mentre molti appuntamenti ricalcano quelli che ogni mese si svolgono al Consiglio di Sicurezza sulle crisi più gravi e urgenti in cui sono spesso già impegnate missioni dell’ONU (come in Libia, Yemen, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia ma anche Siria e Ucraina ) il paese che si alterna alla presidenza presenta anche degli eventi distintivi, incentrati su questioni percepite come priorità nazionali. E tra gli appuntamenti “speciali” voluti dall’UAE, ne è stato presentato uno che ha attirato molto l’ attenzione: intitolato “The values of human fraternity in promotion and sustainig peace”, si terrà il 14 giugno al Consiglio di Sicurezza e, come ha spiegato l’ambasciatrice Nusseibeh, si concentrerà sulla lotta all’intolleranza, all’incitamento all’odio e all’estremismo.
It was great catching up with the UN press corps and briefing them on what to expect during the #UAExUNSC presidency of the UN Security Council for the month.
As Ambassador Nusseibeh said today, we will ensure that the press is regularly updated on our presidency and Council… pic.twitter.com/xz0hccJTfL
— UAE Mission to the UN (@UAEMissionToUN) June 1, 2023
Gli altri due eventi speciali saranno uno sul Cambiamento climatico, pace e sicurezza (il 13 giugno), con l’ambasciatrice che ha detto che “il nostro obiettivo è sottolineare come il cambiamento climatico è stato, è e continuerà ad avere un impatto diretto sulla capacità del consiglio di svolgere il suo mandato”. L’altro sulla cooperazione della Lega Araba con l’ONU (8 giugno), che sarà guidato dal ministro Khalifa Al Marar, e che analizzerà i conflitti che continuano a ribollire nella regione.
Quando è venuto il turno delle domande, noi abbiamo chiesto proprio riguardo alla riunione del 14 giugno, sui “valori della fratellanza umana”.

All’Ambasciatrice Nusseibeh, abbiamo chiesto se il documento “The Values of Human Fraternity in Promoting and Sustaining Peace” sarà presentato includendo la protezione contro la criminalizzazione della comunità LGBTQIA. E anche, a titolo nazionale, cosa ne pensasse della nuova legislazione appena approvata in Uganda, che prevede la pena di morte solo per essere gay.
Nella risposta, l’esperta diplomatica di un paese arabo che, sui diritti gay, ha una legislazione considerata ancora “punitiva”, è stata prudente ma allo stesso tempo “promettente”. “Non voglio parlare di una risoluzione che i membri del consiglio stanno attualmente discutendo” ha esordito l’ambasciatrice degli UAE annunciando che la riunione sulla “fraternità umana” dovrebbe portare ad un voto di una risoluzione. Poi ha continuato: “La risoluzione mette in risalto la necessità di promuovere e proteggere i diritti umani internazionali. La risoluzione riafferma la condanna di tutte le forme di intolleranza. Questo è tutto quello che posso dire finora della risoluzione che sarà in discussione, ma c’è molto linguaggio sui diritti umani nella draft resolution e le nostre discussioni su questa base continuano. Gli UAE sono impegnati sul rispetto dei diritti umani che hanno delle conseguenze sulla sicurezza e la pace. La questione della tolleranza e del comprendersi è veramente quello che sta al centro di ogni conflitto, come la sostenibilità della pace, così come della prevenzione dei conflitti”.
Nusseibeh ha proseguito: “Abbiamo visto in passato come le ‘hate speech’ (l’incitamento all’odio) ha provocato atroci crimini, come in Rwanda o nella ex Jugoslavia, con le missioni UN che non riuscivano a proteggere. Si tratta di una questione di pace e sicurezza, la protezione dei gruppi minoritari è essenziale e dobbiamo essere attenti nello scrivere la risoluzione di tenerla dentro al mandato del Consiglio di Sicurezza per portarla all’adozione. Siamo molto contenti di portare questo tema all’attenzione delle Nazioni Unite che stanno rilasciano il loro action plan sugli ‘hate speech’, con lo special Adviser per la prevenzione del genocidio con la quale stiamo avendo degli incontri”.
Sulla questione dell’Uganda? “UAE non commenta le legislazioni interne di un paese”.
La brava ambasciatrice degli Emirati più di così non poteva fare. Ci sarà quindi una risoluzione in difesa dei diritti umani attraverso i valori della “fraternità” e contro l’incitamento all’odio, ma che nel documento presentato dall’UAE e che i Quindici dovranno approvare spunti pure la sigla LBGTQI, lo prevediamo – almeno nel 2023 – impossibile.
Proprio oggi inizia il mese del “Pride” e la collega di Nusseibeh, l’ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield, ha rilasciato una dichiarazione in cui afferma che il mese di giugno “è un momento per celebrare i progressi che abbiamo fatto finora nel garantire la protezione dei diritti umani della comunità LGBTQI+. È anche il momento di riconoscere le numerose sfide che dobbiamo ancora affrontare nel percorso verso il raggiungimento della piena uguaglianza”.

E quindi, l’ambasciatrice degli USA ha riaffermato che “mentre celebriamo il Pride oggi, gli Stati Uniti ribadiscono il loro impegno inflessibile a difendere i diritti umani della comunità LGBTQI+ in tutto il mondo”.
“Chi siamo e chi amiamo non dovrebbe mai portare a discriminazione e violenza”, ha detto Thomas-Greenfield, aggiungendo: “Eppure le persone LGBTQI+ in tutto il mondo continuano a subire abusi basati su orientamento sessuale, identità ed espressione di genere e caratteristiche sessuali, e devono affrontare leggi che impongono la pena capitale, la reclusione e la discriminazione”.
Sembra che le parole che l’ambasciatrice Nusseibeh non poteva utilizzare per rispondere alla nostra domanda, siano arrivate poco dopo dal messaggio della collega Thomas-Green, diramato dalla missione degli Stati Uniti all’ONU, con parole che si concludevano così:
“Difendere le persone LGBTQI+ è una priorità assoluta per l’amministrazione Biden-Harris a livello nazionale e all’estero. All’ONU, gli Stati Uniti continuano a guidare gli sforzi per difendere le questioni LGBTQI+. A marzo, abbiamo collaborato con il gruppo centrale LGBTI delle Nazioni Unite per ospitare la seconda riunione Arria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulle questioni LGBTQI+ dove ci siamo impegnati a integrare meglio le preoccupazioni LGBTQI+ nel normale lavoro del Consiglio di sicurezza per mantenere la pace e la sicurezza internazionali. Attendiamo anche un’ulteriore collaborazione con il Core Group LGBTI delle Nazioni Unite, che celebrerà il suo 15° anniversario il 22 giugno.
Questo mese, e ogni mese, gli Stati Uniti continueranno a lavorare per costruire una società più inclusiva per tutti gli individui LGBTQI+. Chiediamo a tutti di unirsi a noi nel farlo. Le persone LGBTQI+ meritano di godere degli stessi diritti e delle stesse tutele di tutte le altre persone, senza distinzioni di alcun genere”.